Omicidi e cambiamento nella Franciacorta del 1200: “Albertano e il caso del suonatore nella notte”

Recensione a cura di Roberto Bonzi per Brescia si legge

Estate del 1248, una casa isolata di Rodengo nella campagna bresciana. Rambaldo, mercante di spezie, viene accoltellato tra le mura domestiche da una figura misteriosa. Dall’abitazione di fronte, complice la luna piena, l’anziano Giona assiste impotente alla scena, come qualche secolo più tardi sarebbe capitato a James Stewart dalla sua finestra sul cortile.

“Il caso del suonatore nella notte” (LiberEdizioni 2020, acquista qui) di Enrico Giustacchini, il settimo romanzo della saga del giudice Albertano, non si apre con un delitto qualsiasi.

Un innesco sorprendente

“Non ricordo chi mi avesse raccontato di questa macchina, che Adamo stava apparecchiando nella sua officina. Un fantoccio di rame che, vestito d’una lunga tunica di colore del cielo tutta cosparsa di stelle dorate, suonava il corno ed era capace di compiere chissà quali e quante diavolerie. E la cosa che avevo creduto uomo, e che uomo non era, indossava per l’appunto una tunica eguale.”

Enrico Giustacchini, Il giudice Albertano e il caso del suonatore nella notte, pag. 41

Se la struttura è quella classica del giallo deduttivo, in ogni episodio della saga l’autore sperimenta, con garbo e misura, qualche variazione sul tema. E così, in questa nuova indagine, a mettere in moto l’intreccio è un “automata”, una delle “prodigiose macchine semoventi di forma umana” progettate nel XII secolo dall’ingegnere arabo Al-Jazari, autore di una delle opere più visionarie dell’epoca, il “Libro della conoscenza degli ingegnosi dispositivi meccanici”.

La natura del presunto assassino è solo una delle sorprese che attendono il lettore. Il giudice Albertano da Brescia, supportato come sempre dal fido Berengario, medico e amico, non si lascia convincere dalle apparenze. Per scoprire le radici del misfatto, come spesso capita, bisognerà scavare nel passato.

Il medioevo stupefacente del giudice Albertano

Albertanus causidicus Brixiensis è un personaggio storico realmente esistito. Fu magistrato, filosofo e intellettuale di spicco a cavallo tra XII e XIII secolo. Il suo trattato del 1246 dal titolo “Liber consolationis et consilii” ispirò uno dei “Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer. Enrico Giustacchini recupera quindi una figura poco nota in patria ma ammirata e studiata all’estero. Nella finzione dei romanzi, ne dà una lettura sfaccettata che parte sempre da riscontri storicamente molto accurati. Emerge appieno l’attitudine aperta di Albertano, nutrita di francescanesimo, e il suo sguardo curioso per le cose del mondo.

Il Medioevo tratteggiato nel romanzo mette alla corda i luoghi comuni. Gli anni in cui Albertano si muove appaiono tutt’altro che “oscuri”. Scopriamo che i cosiddetti “secoli bui”, in realtà, furono pieni di fermento e la regola vigeva in ogni ambito in cui si esercitasse la conoscenza. Tecnologia e scienze applicate non facevano eccezione. Lo stupore suscitato dalle “macchine” era lo stesso che ognuno di noi sperimenta di fronte ad un’auto a guida autonoma o ad un dispositivo per la realtà aumentata. L’innovazione, però, non è mai una strada in discesa. Esisteva anche allora uno scetticismo più o meno diffuso verso la scienza. Rinfocolato a dovere, poteva accendere odii antichi e nuovi fanatismi.

La Brescia del tempo protagonista della narrazione

Ve ne è più di una traccia anche nella Brescia medioevale in cui è ambientato il romanzo. La città e i suoi borghi non sono un semplice sfondo ma diventano protagonisti della narrazione. Ne “Il caso del suonatore nella notte” ci sono gli echi delle lotte intestine che nel Bresciano contrapponevano all’epoca la Societas Sancti Faustini e la Societas Militum, mentre il monastero cluniacense di San Nicolò di Rodengo, colto nella sua parabola decadente, ha un ruolo centrale nell’intreccio. E non è un caso che il romanzo si apra con una dissertazione dedicata ai poveri e alla necessità che non vengano abbandonati all’arbitrio dei potenti, in cui Albertano, memore degli anni universitari di Bologna, dimostra di aver assorbito l’insegnamento di San Francesco e di averlo trasmesso al figlio Giovanni.

“Non è conveniente praticare la legge di Dio?” “Santo Cielo, non intendevo… Cerca di capire”. “Non c’è nulla da capire. – interloquì Giovanni, con foga che il padrino non gli conosceva – Quando il potente si trasforma in prepotente, quando opprime il popolo, lo riduce alla fame, lo vessa con ogni genere di angheria, è dalla parte del popolo, e non del potente, che Dio ci chiede di stare”.

Enrico Giustacchini, Il giudice Albertano e il caso del suonatore nella notte, pag. 23

L’Albertano di Giustacchini: un personaggio riuscito             

La serie di romanzi con protagonista Albertano da Brescia si è guadagnata nel corso degli anni un buon seguito di appassionati. Il merito è sicuramente della solidità delle trame ma anche della maniera dotta e mai pedante di rievocare un periodo storico ricco di sfumature. Albertano è un personaggio riuscito perché, pur rimanendo figlio del suo tempo, ne vive le contraddizioni senza pregiudizi. A differenza di noi lettori che spesso guardiamo al Medioevo pieni di preconcetti, il personaggio di Giustacchini non si limita mai alle apparenze. Ad ogni caso applica un metodo “laico”, basato su rigore, razionalità e senso di giustizia. Per questo, pur lontanissimo da ogni anacronismo, ci è comunque così vicino.

“Il caso del suonatore nella notte”, oltre che un giallo godibile, è una riflessione, sottile ed acuta, sul cambiamento (e se tornassimo a chiamarlo progresso?) che, nell’arte come nella scienza, può affascinare o lasciare sgomenti ma intanto plasma le nostre vite spingendole oltre i vecchi limiti. Riflessione da tenerci ancora più stretta, visti i tempi che ci attendono.

PS. se vuoi conoscere meglio il lavoro di Enrico Giustacchini e la saga del suo giudice Albertano, leggi anche la nostra intervista esclusiva a Enrico Giustacchini!


Titolo: Il giudice Albertano e il caso del suonatore nella notte
Autore: Enrico Giustacchini
EditoreLiberEdizioni, 2020

Genere: Romanzo Giallo
Pagine: 168
Isbn: 9788885524934

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Roberto Bonzi

Nasce nel 1978 a Nuvolento. Fin da piccolo, ama la scuola alla follia: trascorre metà della giornata a leggere e scrivere, l'altra a convincere i compagni di non essere un secchione. Dopo la laurea in "Discipline economiche e sociali" all'Università Bocconi, inizia ad occuparsi di comunicazione, di fiere e di congressi. Nel frattempo, dopo una parentesi come vicesindaco e assessore all’istruzione e cultura del suo paese natale, continua a leggere e scrivere (Come lontano da Irene, 2010; Remigio ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la matematica, 2015; Centro Fiera del Garda. Nascita e sviluppo di un polo fieristico per la Lombardia orientale, 2017) e a spiegare in giro cosa non è.

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