“Giotto coraggio”: l’amicizia tra un orfano e una partigiana nel romanzo di Paolo Casadio ambientato a villa Feltrinelli
Letto e recensito da Rachele Anna Manzaro per Brescia si legge
La sabbia non c’era. E neanche i gusci vuoti e colorati delle poverazze che gli piacevano tanto. Ciottoli chiari, smussati, inoffensivi, che bagnati diventavano lucenti. E l’acqua, d’una trasparenza come non aveva mai visto e ricca di pesci minuscoli. Si chinò, immerse la mano. Era fredda, assai più fredda di quella del mare.
Paolo Casadio – Giotto coraggio – pag. 58
“Giotto coraggio” (Manni Editori, 2024 – acquista qui), di Paolo Casadio, è un romanzo appassionante, che racconta una storia d’amicizia ambientata nella zona lacustre del Lago di Garda durante l‘ultima parte della seconda guerra mondiale. Un romanzo ambientato sullo sfondo di una pagina buia della storia del Novecento ma che è capace di far ben sperare e sognare regalando un’esperienza umana e letteraria autentica e affascinante.
La penna che lo firma è del ravennate Paolo Casadio, che ha instaurato da anni un legame stretto con le placide acque della sponda bresciana del Benaco, che con questo romanzo “Giotto coraggio” chiude l’apprezzata quadrilogia che Casadio ha dedicato a vicende svoltesi durante il secondo conflitto mondiale, iniziato con “La quarta estate” (Piemme, 2015) e proseguito poi con “Il bambino del treno” (Piemme, 2015) e “Fiordicotone” (Manni Editori, 2022). Il periodo storico interessato copre un decennio, quello che va dal giugno del 1935 al giugno del 1945.
Una storia di Resistenza nel cuore della Repubblica Sociale
Quest’ultimo romanzo vede dunque come protagonista Giotto, un bambino di soli dieci anni originario della Romagna orfano di entrambi i genitori che incontra sulla propria strada la dottoressa Andrea Zanardelli, originaria di Fasano, frazione di Gardone Riviera.
‘Giotto coraggio’ non è quindi altro che l’esortazione che un bambino buffo, un soldino di cacio, si ripete per farsi forza, per infondersi, per l’appunto, quel coraggio indispensabile per sopravvivere in un momento così tragico come quello vissuto negli anni della Repubblica di Salò e dell’occupazione nazifascista.
Dichiarata zona ospedaliera, la riviera gardesana è solo in apparenza una zona di calma e tranquillità; sotto la superficie cova la paura e la Resistenza è attiva in piena operatività. Ed è proprio grazie alla sua professione di medico che Andrea riuscirà a dare il suo contributo alla lotta partigiana, fino a quando verrà scoperta e poi arrestata. Perché nessuno aveva potuto immaginare quel che sarebbe accaduto in quei mesi del’43: il 25 luglio, l’arresto di Mussolini, l’armistizio e l’arrivo dei tedeschi (chiamati dagli abitanti del luogo i ‘crapù’), che dopo l’8 settembre soffocarono le speranze degli italiani che la guerra fosse davvero finita.
Quando i legami di sangue non contano
A legare Giotto e Andrea una scelta non convenzionale per una donna sola di quel periodo: malgrado il caos del momento, per nulla facile dal punto di vista legislativo e burocratico: la donna riesce infatti a portare con sé il bambino e di fatto ad adottarlo. I due si sono dunque scelti come “madre e figlio” a Marina di Ravenna, luogo d’incontro dove prestava servizio la pediatra Zanardelli durante il precedente romanzo. Riusciranno ad arrivare sul lago, presso Villa Zanardelli, una grande casa sulla riviera gardesana dove vivevano i genitori della donna: il padre Pascale, il farmacista del paese, e la moglie Regina.
“Che hai?” e il timbro della voce del marito lasciava trasparire preoccupazione.
“Eh, chèl pùtì” ripeté Pascale, sospirando. Per quanto voleva bene alla loro unica figlia, per quanto la<br />conosceva nella testardaggine caratteriale. “Chél pùtì” ripeté ancora contraendo le labbra e poi, a spiegazione: “Lo sai com’è éla, no?”
Paolo Casadio – Giotto coraggio, pag. 19
Nell’autunno del’43, nel cuore della Repubblica di Salò, nella terra natale di Andrea, madre e figlio sono finalmente insieme, uniti da un rapporto forte e indissolubile. Nonostante l’occupazione nazifascista si insinuerà in ogni aspetto della loro quotidianità, la giovane donna, indipendente e fiera, non soccomberà agli stereotipi sociali del periodo. E Giotto, questo bambino decisamente coraggioso, non si può non amare: buffo, dolce e curioso, maturato in fretta dopo la morte dei suoi genitori, troverà in Andrea un porto sicuro e combatterà le diffidenze, nonché le reticenze del paese e anche della stessa famiglia Zanardelli.
Un legame non di sangue, quindi, ma non per questo meno intenso e ricco d’amore.
Personaggi ricchi di sfumature e umanità
‘Giotto coraggio’ è romanzo indiscutibilmente emozionante che racconta un periodo storico preciso del nostro passato, ma con idee estremamente moderne e attuali. L’autore è riuscito infatti a raccontare in modo magistrale e con naturalezza problematiche sociali di grande rilevanza, che vanno dal femminismo alla violenza sulle donne, dalla guerra all’eutanasia. Grande l’empatia con cui l’autore presenta le figure chiave del romanzo, riuscendo a commuovere e a divertire il lettore.
Esilarante il modo in cui usa le parole per descrivere il piccolo Giotto, mentre Andrea Zanardelli viene descritta come una donna impavida e dalla grande coerenza morale, orgogliosa e curiosa, carica di grande umanità. Un esempio lampante di coraggio, testardaggine, di poche parole e molti fatti. Una donna, nonostante un periodo così infausto, emancipata; un’autentica Zanardelli, proprio come l’illustre Avo.
Andrea non si rendeva perfettamente conto di aver a che fare con una delle persone più potenti in Italia. Le accadeva di vedere il paziente a prescindere dalla propria collocazione gerarchica. E poi di Rahn sapeva davvero poco. Proseguì il colloquio su binari sempre più professionali.
Paolo Casadio – Giotto coraggio, pag. 19
Il romanzo è inoltre ricco di personaggi variopinti e di storie secondarie, che ruotano tutte attorno ai due protagonisti principali. Ultimo e non meno importante il piccolo Gagio, il gattino italico.
Un romanzo stilisticamente esemplare basato su una profonda ricerca d’archivio
Lo scrittore ravennate conferma la sua abilità stilistica, con una lingua ricca di particolari e dettagli, intrisa di dialetti e regionalismi. Una prosa morbida e ben scritta, come nell’andamento delle descrizioni e delle ambientazioni dei paesaggi del Lago di Garda, così come ricca di un’ironia sottile e mai scontata. Spicca in modo predominante il dialetto bresciano, ma non solo: anche quello piemontese, la lingua tedesca e quella francese, nonché l’allegro romagnolo di Giotto. La lingua tout court, in questo bel libro, senza ombra di dubbio fa la sua meravigliosa figura.
I capitoli sono brevi e intensi allo stesso tempo, dando un ritmo veloce alle quasi quattrocento pagine del romanzo e riuscendo a mantenere sempre viva l’attenzione del lettore. Tanti sono poi i riferimenti cinematografici, che rendono l’opera ricca di sorprese per gli intenditori e gli appassionati di cinema. Non a caso, Giotto stesso da adulto intraprenderà l’arte cinematografica.
Da evidenziare come nella postfazione l’autore racconti le fonti su cui ha lavorato per questa avvincente ricostruzione. La ricerca da parte dello scrittore è stata decisamente accurata, infatti è riuscito a far parlare gli archivi, i vecchi diari, gli articoli di giornale dell’epoca. Basti pensare che in questo romanzo saltano all’occhio diversi personaggi storici realmente esistiti, come Wolff e l’ambasciatore Rahn o Rachele Guidi, la moglie di Benito Mussolini. Realtà e finzione che s’intrecciano meravigliosamente. Casadio è preciso sia nelle date che nel contesto, in un modo decisamente sorprendente. Lo stile, come detto, è fluido e scorrevole, semplice nella lettura, ma senza mai abbandonare l’uso attento e minuzioso dei termini anche tecnici o di figure retoriche.
Titolo: Giotto coraggio
Autore: Paolo Casadio
Editore: Manni Editori, 2024
Genere: romanzo storico
Pagine: 397
EAN: 9788836172788
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