“Delitto in La bemolle”: un delitto e un’indagine a tempo di musica nel romanzo di Enrico Gandolfini

Recensione di Katiu Rigogliosi per Brescia si legge

I libri gialli, i polizieschi o i thriller a cui siamo abituati seguono tutti, più o meno, lo stesso schema: introduzione al fatto, presentazione del personaggio che indagherà, omicidio, indagine e risoluzione del caso finale. Sono ben pochi gli autori che propongono novità in questo genere di letture, al massimo è il punto di vista narrativo che cambia.

Invece, Enrico Gandolfini autore bresciano già noto al grande pubblico per vari romanzi, con “Delitto in La Bemolle” (edito da LiberEdizioni, 2018 – acquista qui) stravolge la concezione classica dei libri gialli.

Un killer professionista a Brescia

Il protagonista è Anonimo, non ne conosceremo il nome in nessuna delle 277 pagine, ma è lui che racconta la propria storia. Killer professionista, da anni ha una doppia vita: di giorno, rappresentante farmaceutico che gira l’Italia, di notte assassino silenzioso e inafferrabile.

L’Organizzazione, una misteriosa associazione a delinquere ad alti livelli, gli commissiona omicidi tramite appuntamenti in cui, però, nessuno vedrà la faccia di nessuno, nessuno sentirà la voce di nessuno: tramite artefatti, parrucche, occhialoni scuri e luoghi appartati, il “braccio armato” non conoscerà mai la “mente”. 

Ma l’ultimo lavoro richiesto è strano, particolare. Anonimo sente che qualcosa non rientra nei canoni giusti. Perché fino a quel momento non era mai, e sottolinea più volte il mai, capitato che il luogo di lavoro fosse la stessa città in cui lui abita: Brescia.

La musica classica come colonna sonora

Spinse la pesante porta a vetri sulla sinistra, entrò nell’atrio neopalladiano e si fermò davanti all’improvvisato banchetto, allestito per la distribuzione del volume del Festival, proprio sotto il busto di Verdi. Consegnò l’abbonamento alla maschera, che bucò con un saluto e si sedette nel foyer.

Enrico Gandolfini, Delitto in La bemolle

Il Teatro Grande, in corso Zanardelli, è il teatro per eccellenza di Brescia. Quello del salotto buono, quello delle opere classiche, quello che tante altre città ci invidiano.

Nei mesi primaverili, da aprile a inizio giugno, il teatro presenta uno dei Festival di musica classica più rinomati: il Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli”, che dal 1964 ospita i più grandi pianisti e le più apprezzate orchestre mondiali.

L’Organizzazione recapita ad Anonimo un abbonamento per il Festival in questione: un palco isolato, tutto per lui. L’obiettivo è una donna seduta in un palchetto nei piani superiori.

Lavoro semplice, pulito, veloce: col silenziatore, durante un assolo energico e coinvolgente, nessuno si accorgerà di nulla.

Ma qualcosa di inaspettato, il giorno seguente, sconvolgerà la sua routine.

Il cadavere di una bella signora, con un abito elegante di lustrini e una giacca di velluto, viene ritrovato in un luogo ben diverso dallo sfarzo del Teatro Grande: alla Stazione di Brescia, in un vecchio vagone usato spesso da senzatetto o tossicodipendenti.

Come è arrivato lì? Perché è stato spostato? E, soprattutto, chi lo ha spostato?

Aiutato da Giovanna, intraprendente giornalista di una rete locale, Anonimo cercherà di indagare a ritroso su questo strano compito affidatogli dall’Organizzazione

Perché qualcosa non quadra, qualcosa sfugge alla logica del lavoro perfetto e silenzioso, qualcosa sfugge alla mente del nostro protagonista.

Cercando contemporaneamente di portare avanti la sua vita di facciata e di risolvere il caso, Anonimo dovrà anche scontrarsi con qualcosa a cui non era più abituato, ormai da tempo: l’amore.

Notte, via Trieste era deserta. Scendendo da piazza Vescovado prese a sinistra per via Agostino Gallo; dopo pochi metri, sulla destra si apre un volto di qualche metro, una sorta di piccola galleria che immette in una stradina stretta acciottolata.
Vi si infilò.
Era la parte medioevale della città. Una zona che egli conosceva bene, perché in tutte le città nelle quali aveva vissuto egli aveva amato visitare e passeggiare nel centro storico. Le vie strette, poco illuminate, con la debole luce dei lampioni fissati nei muri delle case di pietra e mattoni, gli trasmettevano calore; si sentiva protetto come avvolto in un grembo materno.

Enrico Gandolfini, Delitto in La bemolle

Un autore bresciano DOC

Enrico Gandolfini, classe 1948, è nato e cresciuto in città, dove tutt’ora vive con la propria famiglia. Bancario e giornalista in pensione, ora è uno scrittore per passione e vocazione, oltre a dedicarsi al sociale tramite l’Associazione “Associazione Solidarietà Viva”.

Tra le sue opere famose ricordiamo “Il viaggio” (2005), “Nitrato d’Argento” (2006), “LA caverna dell’orso” (2007) e “Quando gli ulivi scendevano a mare” (2009) editi da Tarantola Editore. Con BookSprit Edizioni ha invece pubblicato “Donna Carmela Pezzullo vedova Fiorito” (2013), “Quando verrà il momento” (2015) e “Sottobraccio” (2016).

“Delitto in La Bemolle”, edito dalla gavardese LiberEdizioni, è una rivisitazione della sua stessa opera “Polacca in La bemolle maggiore” (2011).


Titolo: Delitto in La bemolle
Autore: Enrico Gandolfini
Editore: LiberEdizioni, 2018

Genere: Giallo
Pagine: 280
ISBN: 9788885524194

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Katiu Rigogliosi

Diplomata alla scuola d'Arte al corso di operatrice d'arredamento, nella vita si occupa di progettazione di interni, realizzando meravigliose SPA in giro per il mondo. Nata a Milano, cresciuta tra Piacenza e Bergamo, maturata sotto la mole di Torino, risiede oggi nella provincia al di là del fiume Oglio. Legge da quando ha memoria e non disdegna nessun genere, anche se le si illuminano gli occhi quando si tratta di sparatorie, uccisioni ed indagini. Gestisce un gruppo di Staffette Letterarie su Facebook, perché crede che la lettura condivisa in ogni parte d'Italia sia la cosa migliore che possa esistere.

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