La splendida gioventù della Polizia Partigiana di Brescia (1945-1946) in un libro che ne raccoglie i volti e le storie

Recensione di Francesca Scotti per Brescia si legge

Questi rudi partigiani di tutte le età, in maggioranza della zona montana, che si presentavano ai cancelli della caserma per sottoporsi, dopo tanti mesi di lotta e di sacrificio fra i monti, ad una disciplina militare, pur sapendo che il trattamento economico, il vitto e il vestiario sarebbero stati più che modesti, sono stati la prova evidente della purezza dei sentimenti che avevano animata la compagnia partigiana e dei principi che dovevano formare la nuova politica.

“Il battaglione di Polizia Partigiana. La meglio gioventù bresciana (1945-1946)”, Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli e Flavio Dalla Libera, p. 272

Il 27 aprile 1945 esce il primo numero del quotidiano «Il Giornale di Brescia», organo di stampa del Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.). Finalmente, anche per Brescia, così come per le altre città del nord d’Italia, il regime fascista e l’occupazione nazista fanno ormai parte del passato. Tuttavia, l’immediato dopoguerra non è caratterizzato da sola luce, ma pure da gravi incognite e da pressanti problematiche a cui le istituzioni democratiche, ancora in fase di consolidamento, si ritrovano a dover far fronte.

In un contesto storico tanto cruciale e delicato, svolge un ruolo valido ed essenziale la Polizia Partigiana, così chiamata perché formata da ex combattenti della resistenza. A essa sono affidati alcuni fra i compiti più impellenti: l’ordine pubblico, la tutela della legalità e la salvaguardia della convivenza civile. Anche tra Brescia e provincia, dunque, è proprio la Polizia Partigiana a svolgere un servizio imprescindibile nei confronti delle nuove istituzioni democratiche, mettendosi al servizio dei cittadini in sinergia con le forze alleate angloamericane.

Questa pagina di storia, così poco frequentata se non del tutto trascurata dalla pubblicistica, è ampiamente documentata nel saggio “Il battaglione di Polizia Partigiana. La meglio gioventù bresciana (1945-1946)”, un prezioso volume dato alle stampe nel 2022 dall’Associazione Nazionale della Polizia di Stato e che vanta il contributo di ben tre autori – Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli e Flavio Dalla Libera. Parliamo di un libro che, nelle sue quasi quattrocento pagine, illustra il tema trattato in maniera approfondita, attenta e rigorosa, riunendo una sorprendente ricchezza di documenti inediti e di rare fotografie storiche.

Il trio di studiosi aggiunge con questo nuovo libro un ulteriore tassello a una serie di testi dedicati all’operato, ai sacrifici e ai valori della polizia bresciana. Nel 2021 è infatti uscito il primo volume, dedicato ai caduti della polizia di Brescia dall’Unità d’Italia ai giorni nostri. In un presente purtroppo in gran parte restio a confrontarsi con il passato, gli autori si fanno ricercatori e tedofori della memoria, donandoci un libro che parla dei valori fondativi della nostra Costituzione e di tutti quegli uomini che, assumendosi il peso e le responsabilità di una divisa, hanno cercato di concretizzarli, anche a costo della vita stessa.

Da partigiani di varie formazioni a poliziotti per le strade di Brescia

La situazione della zona richiedeva che forze di polizia, gradite alla popolazione, ristabilissero la legalità e l’ordine. Ancora non esistevano i Carabinieri Reali ed i pochi giunti con le truppe alleate non erano sufficienti allo scopo; gli agenti di Pubblica Sicurezza della ex questura repubblicana rimasti in servizio nella Reale Questura non riscuotevano la fiducia della cittadinanza. Furono raccolti elementi provenienti dalle varie brigate partigiane, furono amalgamati, inquadrati militarmente. L’affluenza dei volontari fu tale che si sarebbero potute costituire non delle compagnie ma dei reggimenti.

“Il battaglione di Polizia Partigiana. La meglio gioventù bresciana (1945-1946)”, Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli e Flavio Dalla Libera, pp. 271-272

Dopo un dettagliato capitolo introduttivo nel quale è presentata la nascita e la storia della Polizia Partigiana nelle principali città del nord d’Italia, gli autori ci fanno entrare nel vivo delle vicende legate alla formazione e all’operato del battaglione di Polizia Partigiana di Brescia.

Il battaglione di Brescia, dal nome ufficiale di Battaglione Mobile di P.S., viene costituito il 5 maggio 1945 dal capitano Eros Compagnucci Compagnotti e dal tenente colonnello Domenico Landi, con conseguente convalida dell’ufficio alleato di polizia della provincia. Il suo nucleo era in realtà già attivo dalla fine di aprile col nome di Corpo degli Agenti dell’Ordine. A farne parte sono per la maggior parte ragazzi e giovani uomini che hanno preso parte alla resistenza locale, perlopiù nelle brigate di montagna.

La Brescia del biennio 1945-1946 offre uno spaccato storico-sociale complesso, in cui alla gioia derivata dall’avvenuta liberazione dal nazifascismo fa da contraltare un diffuso clima incerto e difficile, solcato dalle ferite inferte dalla dittatura, dall’occupazione nazista e da un conflitto terribile. Proprio per questo, urge innanzitutto individuare le figure più idonee a cui affidare la sicurezza dei cittadini e tutto ciò che può garantire le solide basi umane su cui ricostruire la società nel segno della democrazia, mettendo a frutto i principi costituzionali maturati nella resistenza. È a questa difficile chiamata che rispondono i ragazzi e gli uomini del battaglione di Polizia Partigiana. La loro è una storia di grandi sacrifici, sofferta e difficoltosa, ma anche piena di vittorie, di tenacia e di coraggio, di amore per la democrazia e per la libertà, di incredibile senso civico.

Il carico di lavoro a loro affidato è sin da subito considerevole, dato il preoccupante livello di criminalità dell’immeditato dopoguerra. Per contro, la paga è a malapena sufficiente. Ma questi ragazzi non si danno per vinti. Pur di servire il proprio paese e di concretizzare gli ideali di democrazia e di giustizia per cui hanno lottato e rischiato di morire, accettano di indossare una divisa spesso odiata. La loro scelta importante e coraggiosa comporta un arduo operato spesso ingiustamente dimenticato persino dagli storici e che, invece, brilla in tutti i suoi meriti e in tutta la sua dignità nella ricostruzione puntigliosa di Marinelli, Galli e Dalla Libera.

Un percorso museale su carta, tra parole, documenti e fotografie

Nel libro di Marinelli, Galli e Dalla Libera, l’abbonadaza di dettagli storici e anagrafici, di date, di nomi e di avvenimenti è incredibile, ben riordinata e ancor meglio presentata. Non parliamo poi delle fotografie d’epoca, riportate con un buon livello di risoluzione e che, seppure copie degli originali, ci fanno entrare nella storia come finestre spalancate sul passato, ci accompagnano nei luoghi bresciani della Polizia Partigiana, per le strade e negli uffici, in tutto un mondo che offre infiniti spunti di riflessione e di azione per il presente.

E ci sono anche le ottime riproduzioni a colori di documenti ufficiali, tesserini e distintivi, che compongono un vero e proprio percorso museale su carta, in cui il testo dialoga continuamente e in perfetto equilibrio con le immagini. Siamo quindi in tutto e per tutto di fronte a un prezioso patrimonio di pagine di storia singolari e semisconosciute, raccolte con passione, salvate dalla dimenticanza e messe a disposizione di tutti.

Non si può inoltre non parlare dell’immagine in copertina, particolarmente significativa. Anch’essa documento storico, è precisamente la rielaborazione grafica di un dipinto-manifesto olio su tela realizzato nel castello di Brescia, sede principale della locale Polizia Partigiana, dal famoso pittore Luigi “Gino” Boccasile, incarcerato al termine della guerra perché animatore della propaganda fascista. Questo dipinto-manifesto mostra in modo meraviglioso la trasformazione del ribelle, rappresentato in panni sdruciti e capelli arruffati, nel funzionario di polizia con elmetto e divisa. È l’emblematizzazione del volontario ingresso degli ex resistenti nella Polizia Partigiana, che marca per l’appunto il passaggio dai ribelli mal armati e mal vestiti che hanno combattuto il nazifascismo tra fame, freddo e clandestinità a figure appartenenti a un organo regolare, appoggiato dalle truppe angloamericane e istituito a tutela della sicurezza dei cittadini all’indomani della liberazione.

La copertina de “Il battaglione di Polizia Partigiana. La meglio gioventù bresciana (1945-1946)” di Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli e Flavio Dalla Libera – l’immagine è ricavata da un dipinto di Luigi “Gino” Boccasile conservato al museo del Nastro Azzurro di Salò

Volti che parlano

Il Battaglione è stato un’espressione genuina e spontanea dello spirito del movimento e rappresentò le forze più sane e più vive, è stata una manifestazione della coscienza e del senso del dovere di questi combattenti che hanno sentito che il loro compito non era terminato con la fine delle ostilità e che si sono assunti l’incarico più duro, meno agevole, meno riconosciuto: quello di rappresentare la legge, di difendere gli interessi e la sicurezza dei cittadini. Questi uomini che avevano mantenuto integro e puro il loro amore e la loro dignità di soldati, che si erano opposti ad un regime inviso, che soli avevano rappresentato nell’Italia invasa il volere del popolo, erano i più adatti ad esercitare funzioni di polizia ed il battaglione li ha raccolti, ne ha moderato l’impulsività e l’ardore, ne ha fatto degli strumenti di giustizia e legalità.

Il battaglione di Polizia Partigiana. La meglio gioventù bresciana (1945-1946)”, Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli e Flavio Dalla Libera, pp. 271-272

La cosa di questo libro che forse fra tutte resta più nel cuore sono le fotografie che ritraggono i protagonisti, i membri del battaglione di Polizia Partigiana di Brescia, di quella ardita e splendente gioventù. Occupano intere pagine sulle quali è impossibile non soffermarsi e compongono un album di memorie da sfogliare e risfogliare. Gli uomini che vi compaiono sono quasi tutti giovani, se non giovanissimi. Alcuni accennano un sorriso spontaneo, altri si mostrano pensierosi o abbozzano una posa seriosa. Nei loro occhi in bianco e nero si riflettono speranza, fatica, volontà, fiducia nei valori da porre alle fondamenta di quella che sarà la Repubblica italiana.

Sono sguardi dalla forza e dall’attrazione incalcolabili, che si trovano solo nelle foto del passato, nelle persone che hanno affrontato quel drammatico tempo, che la guerra l’hanno vissuta sulla propria pelle. Sono volti che parlano e che chiamano a un dialogo. Sembrano dire: “Noi abbiamo fatto la nostra parte fra la nostra gente, nel nostro paese. Cercate di fare la vostra. Non esistono momenti storici facili; si può solo resistere e dare il proprio contributo per il meglio”.

La storia va incontrata in tutte le sue storie individuali, rispettata, custodita e tramandata: ecco il grande teste del libro di Marinelli, Galli e Dalla Libera, il filo invincibile che cuce un capitolo a quello successivo, una figura all’altra. In un mondo che si gira troppo spesso dall’altra parte, credendo che si possa crescere e prosperare senza memoria, la gioventù del battaglione di Polizia Partigiana ci chiama attraverso i suoi volti e le sue imprese. Ci ricorda che il passato è sempre in corso, sempre attuale, e che è proprio esplorandolo e tramandandolo che possiamo riuscire ad appropriarci del nostro tempo e della nostra storia.

Alcune delle fotografie dei ragazzi e dei giovani uomini della Polizia Partigiana di Brescia inserite ne “Il battaglione di Polizia Partigiana. La meglio gioventù bresciana (1945-1946)” di Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli e Flavio Dalla Libera

Titolo: Il battaglione di Polizia Partigiana. La meglio gioventù bresciana (1945-1946)
Autori: Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli, Flavio Dalla Libera
Editore: A.N.P.S., 2022

Genere: Saggio
Pagine: 392

Il libro può essere richiesto alla questura di Brescia.

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Francesca Scotti

Classe 1991. Cresciuta in Franciacorta, vive a Brescia, sua città natale. Ha studiato letteratura inglese e tedesca, laureandosi con una tesi sui rapporti fra la cultura tedesca e il nazionalsocialismo. Legge e scrive per vivere. È autrice della silloge di racconti “La memoria della cenere” (Morellini, 2016) e dei romanzi “Figli della Lupa” (Edikit, 2018), “Vento porpora” (Edikit, 2020) e "La fedeltà dell'edera" (Edikit, 2022). Anima rock alla perenne ricerca di storie della resistenza bresciana, si trova maggiormente a suo agio tra le parole dei libri e sui sentieri di montagna.

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