“Figli della Lupa”: la famiglia bresciana dei Fontana alle prese con il fascismo e con la guerra

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Febbraio 1943, soldati della Brigata Caragliano al fronte russo. L'uomo col colbacco in testa è il bisnonno dell'autrice della recensione

Recensione a cura di Katiu Rigogliosi per Brescia si legge

Brescia, 1931. Daniele Fontana è un bambino di nove anni che ama i boschi, i libri e la storia sopra ogni altra cosa. Eleonora, la sua gemella, possiede invece il dono del disegno e una profondità sorprendente. I due vivono tra la loro residenza cittadina e la casa di campagna delle zie, insieme al padre insegnante, alla madre sarta e ai fratelli. La vita della famiglia Fontana viene sconvolta però dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Divisi loro malgrado, ma uniti nella scelta di contrastare il nazifascismo, fratelli e sorelle affronteranno prove, lutti, fame e dolori ma intrecceranno anche legami che li trasformeranno per sempre.

“Figli della Lupa”, primo romanzo della giovane bresciana Francesca Scotti (Edikit, 2018 – acquista qui), è uno di quei romanzi dove l’insieme dei personaggi, le vicende storiche e le disfatte cittadine si amalgamano a tal punto da avere, come risultato, un unico grande coro disperato. Secondo romanzo in ordine cronologico della saga della famiglia Fontana (è ambientato infatti negli anni successivi a quelli raccontati da ‘Vento Porpora‘), “Figli della Lupa” narra le (dis)avventure dei membri della famiglia bresciana dei Fontana dal 1931 al secondo dopoguerra.

Un lavoro pregevole, che unisce una notevole capacità narrativa ed una lingua evocativa con un lavoro di raccolta dei dati e quindi di descrizione minuziosa degli eventi e dei luoghi capace di rendere il romanzo non solo appagante per il lettore amante di saghe famigliari, ma anche per l’appassionato di storia italiana e locale.

Da Brescia alla steppa russa

Prendete le nostre estenuanti marce da un villaggio all’altro, nella pioggia e nella neve e nel fango, quadruplicate i chilometri, il freddo, e la fame e avrete, in risultato, una blanda, insufficiente idea di quello di cui vi parlo. 

Francesca Scotti, ‘Figli della lupa’

Giovani spediti senza tante remore in mezzo a battaglioni squinternati, direzionati verso una terra gelida ai più sconosciuta: è così che si viene accolti in questo romanzo che dedica pagine particolarmente toccanti alla Seconda Guerra Mondiale, alla tragica campagna di Russia e alla Resistenza da cui anche la famiglia Fontana, come tante altre famiglie bresciane e italiane, sarà toccata.

La famiglia Fontana, formata da Carlo, Antonia e i loro figli, insieme alle zie Tatiana, Irma ed Elisabetta, si ritroverà così ben presto catapultata dalle piazze cittadine e dai boschi della Franciacorta alle fredde steppe russe, dove la guerra portò, loro malgrado, tanti dei nostri soldati. 

I nostri protagonisti saranno lì in mezzo, insieme ai nostri nonni, ai nostri parenti, ai genitori dei nostri vicini di casa, armati con qualche fucile e qualche pistola ma senza abiti adatti, senza cibo, con coperte troppo corte per coprirli durante la notte e maglioni troppo bucati per scaldarli durante il giorno.

Da un conflitto al successivo

Brescia si ergeva fiera e silenziosa come una leonessa. Guardava al passato con dolore e devozione, al futuro con paziente speranza.

Francesca Scotti, ‘Figli della lupa’

Ma mentre i nostri eroi cercano di combattere e di conquistare metri di territorio, per soddisfare l’ego di un dittatore, le nostre sorelle Fontana, in città, non stanno certo a guardare. Attorno a loro, celata agli occhi delle spie e fondata su messaggi in codice e bigliettini da nascondere in tasca, si apre una rete di rivoluzionari e di persone che vogliono in tutti i modi salvare il nostro paese da una cosa: la presenza del Duce, personaggio scomodo che aveva promesso mari e monti agli italiani ed invece ha donato loro solo pallottole e neve.

La seconda parte del romanzo comincia difatti proprio nel 1944, al termine degli scontri mondiali ma all’inizio di quelli interni. Perché gli angloamericani avranno anche aiutato gli italiani a liberarsi dei nazisti, a liberare le proprie terre dagli invasori, a scacciare il nemico che ci aveva costretto alla morte, ma non hanno pensato che molti di noi, troppi di noi, avevano ancora nella testa, e nel cuore, quelle idee di nazismo che difficilmente vengono sradicate.

Una città lacerata

Torri di fumo si innalzavano dalle ferite della Leonessa. L’aria era zuppa di morte. Fiamme alte e ritorte si dibattevano come avvoltoi fra le carcasse degli edifici colpiti, banchettando con il pranzo preparato dalle bombe. Fiocchi di neve strinata si depositavano sullo scempio: cenere. 

Francesca Scotti, “Figli della lupa”

La città si ritrova così, ancora per qualche anno, stretta tra le braccia di battaglie infinite.

Da una lato i fascisti imperterriti, quelli che malgrado la disfatta finale credevano fermamente nelle idee del loro leader e quindi proseguivano a mietere terrore, a imprigionare chi non la pensasse come loro, a fucilare chi solo osasse ribattere alle loro affermazioni. Dall’altro le forze di liberazione, coloro che, pensando che nascondersi nei boschi delle nostre vallate li proteggesse dagli artigli delle camicie nere, cercavano di far rialzare la testa ai propri connazionali uccidendo l’invasore e saccheggiando le sue armerie.

Due fazioni armate, l’una contro l’altra, ed in mezzo solo morte e distruzione: famiglie divise, giovani partiti per una guerra che non sentivano loro e mai tornati, uomini con ideali di libertà ma con pochi mezzi per realizzarla, donne relegate alla gestione della casa ma rivoluzionarie nel cuore.

E’ solo con la terza parte, l’Alba di Piombo, che il romanzo ci porterà alla conclusione  di questa estenuante battaglia, di questa corsa contro il tempo per ritrovare la serenità, l’amore dei propri cari. La pace. La democrazia.

Un romanzo che parla (anche) della nostra città

La città di Brescia e parte della sua provincia sono co-protagonisti di questo romanzo storico imponente (632 pagine) quasi al pari dei membri della famiglia protagonista dei Fontana e dei loro conoscenti.

L’anima bresciana si ritrova perfettamente in mezzo alle descrizioni dei vicoli cittadini, delle piazze, dei negozi che provano a resistere a tutto ciò che accade loro attorno, degli abitanti che con pochi mezzi cercano di sopravvivere ad una vita fatta di rinunce e di stenti.

Ma si trova anche nel cuore di chi ha comunque amato una terra e ha fatto di tutto, di tutto, per renderla nuovamente libera, così come nel cuore di chi ha creduto in un’ideologia errata e funesta.


Titolo: Figli della lupa
AutoreFrancesca Scotti
EditoreEdikit, 2018

Genere: Saga familiare
Pagine: 632
Isbn: 9788898423590

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Katiu Rigogliosi

Diplomata alla scuola d'Arte al corso di operatrice d'arredamento, nella vita si occupa di progettazione di interni, realizzando meravigliose SPA in giro per il mondo. Nata a Milano, cresciuta tra Piacenza e Bergamo, maturata sotto la mole di Torino, risiede oggi nella provincia al di là del fiume Oglio. Legge da quando ha memoria e non disdegna nessun genere, anche se le si illuminano gli occhi quando si tratta di sparatorie, uccisioni ed indagini. Gestisce un gruppo di Staffette Letterarie su Facebook, perché crede che la lettura condivisa in ogni parte d'Italia sia la cosa migliore che possa esistere.

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