“Sala delle Dame”: la storia e le fotografie di una delle opere attribuite al Moretto più nascoste e inaccessibili di Brescia

La Sala delle Dame, uno dei gioielli più nascosti e inaccessibili di Brescia, è un’opera attribuita al Moretto e alla sua scuola, che decora le pareti di uno dei saloni del palazzo di Via Dante 17, in città, attuale sede dell’esclusivo “Circolo al Teatro”.

La storia di questa sala, dalla sua realizzazione come dono di nozze di Gerolamo I Martinengo alla moglie Eleonora Gonzaga fino al restauro seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è raccontata nel libro “Sala delle Dame, in palazzo Salvadego già Martinengo di Padernello detto della Fabbrica a Brescia” (Bams Photo, 2023 – acquista qui) scritto da Floriana Maffeis, con la prefazione di Sandro Guerrini e i contributi di Basilio Rodella e Ferdinando Zanzottera.

Il volume è corredato da accurate e dettagliatissime fotografie che, mostrando i particolari più minuti e delicati dell’opera, permettono di apprezzarne ancora di più la minuziosa decorazione.

Il palazzo in cui si trova la Sala delle Dame risale al XVI secolo, ma probabilmente fu edificato su una struttura risalente ad almeno uno o due secoli prima.

Gerolamo I Martinengo, condottiero e letterato, nacque nella nobile famiglia dei Martinengo tra il 1511 e il 1512. È ricordato come persona colta, generosa, amico di artisti, letterati e poeti. Nel 1533, per vendicare la morte del padre, uccise Scipione Martinengo del ramo della Mottella. Fu così punito con l’esilio a Zara, pena da cui si riscattò offrendosi di armare a sue spese 40 cavalieri da impegnare contro Solimano. Lo ritroviamo a Brescia nel 1539 e negli anni successivi è impegnato in campagne militari fino a quando, nel 1553, è nominato capitano generale degli eserciti della Chiesa.

Nel 1542 il Conte Gerolamo è promesso sposo a Eleonora Gonzaga e per celebrare degnamente l’arrivo della futura moglie il palazzo viene completamente ristrutturato. Gli invitati al matrimonio ammirano la Sala delle Dame, in cui – probabilmente – sono ritratte le signore della famiglia Martinengo. L’opera, come detto, è attribuita al Moretto e alla sua scuola e per la sua realizzazione sono state utilizzate molteplici tecniche: i ritratti delle dame sono eseguiti con tempera a olio, mentre i paesaggi sono realizzati con pigmenti ad acqua, con effetti luminosi sorprendenti.

Le otto dame vestono abiti sontuosi: raso, sete, camicie delicate e raffinati merletti ne sottolineano la grazia ed il rango sociale; i capelli sono raccolti in acconciature elaborate, i gioielli indossati sono ricercati e preziosi. Come sempre, il linguaggio è simbolico ed evocativo: le perle richiamano la fedeltà e l’amore coniugale, i cagnolini accarezzati dalle signore ugualmente sono sinonimi di devozione mentre i frutti di melograno richiamano la fecondità e la ricchezza.

Le dame sono appoggiate a parapetti decorati da tappeti preziosi, con dettagli ricercati e particolareggiati. Intorno a loro si apre un paesaggio agreste ma curatissimo, pieno di fiori e di essenze, dove lo sguardo si perde e si riposa.

Quattrocento anni dopo tutto questo rischia di scomparire: il 2 marzo 1945, durante la seconda guerra mondiale, Brescia viene bombardata e gli ordigni colpiscono anche Palazzo Salvadego.

Fra i danni all’edificato storico di pregio in città, provocati dai bombardamenti alleati, è da segnalare quello di palazzo Salvadego che il 2 marzo 1945 accusò la distruzione della facciata a monte, sulla via Palazzo Vecchio (ora via Dante) e con essa il sontuoso atrio d’ingresso, l’imponente scalone – il più solenne di Brescia – due lati del cortile cinquecentesco ed altre parti significative. Uno degli ordigni cadde nel giardino pensile, proprio di fronte alla saletta del primo piano, lo scrigno più prezioso, danneggiando la decorazione della parete nord nella zona concernente la testa di una delle Dame collocata a destra.

Floriana Maffeis, Sala delle Dame, in palazzo Salvadego già Martinengo di Padernello detto della Fabbrica a Brescia, pag. 73

Per riparare ai danni si decise di procedere allo “strappo” dei preziosi affreschi, utilizzando una tecnica che difficilmente si applicherebbe ora. I lavori sono affidati a persone che hanno alle spalle incarichi prestigiosi e tanta esperienza, come Ottemi Della Rotta, Paolo e Giuseppe Bertelli, Guido Marangoni.

In particolare, di Della Rotta veniamo a sapere che:

Come gli venne più volte riconosciuto, quest’ultimo “maestro” era un uomo schivo ad ogni futile pubblicità ed era particolarmente sensibile all’arte nelle sue molteplici definizioni. Egli fu un protagonista assoluto degli sforzi profusi nella salvaguardia e conservazione dell’arte anche nel periodo della seconda guerra mondiale, quando si dimostrò disponibile ad operare con generosità e dedizione anche in condizioni “estreme”. Egli fu infatti particolarmente attivo durante il conflitto nel capoluogo lombardo, dove operò anche lo strappo degli affreschi che il Tiepolo realizzò, a partire dal 1731, nel salone principale di palazzo Casati Dugnani. Fu questa un’operazione particolarmente delicata che Della Rotta eseguì “sotto i bombardamenti in un modo veramente mirabile”, come viene ricordato in una lettera inviata il 14 maggio 1951 da Fernanda Wittgens a Giulio Lorenzetti.

Ferdinando Zanzottera, Sala delle Dame, in palazzo Salvadego già Martinengo di Padernello detto della Fabbrica a Brescia pag. 228-229

A seguito di ulteriori lavori, le dame furono restituite al loro palazzo nel 1972 e con l’autorizzazione della famiglia Salvadego, proprietaria dello stabile, oggi possono essere nuovamente ammirate.

Chi visiterà il palazzo resterà senza parole dinnanzi al giardino pensile che si affaccia sulla Chiesa di San Francesco e non potrà non tornare, con il pensiero, al banchetto nuziale che venne qui allestito cinquecento anni fa, per celebrare la felicità di due giovani sposi. 


Sala delle dame

Titolo: Sala delle Dame in palazzo Salvadego già Martinengo di Padernello detto della Fabbrica a Brescia
Autori: Floriana Maffeis, Sandro Guerrini, Basilio Rodella, Ferdinando Zanzottera
Editore: Bams Photo, 2023

Genere:
Pagine: 237
ISBN: 978-88-97941-62-0

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