Produrre libri per perseguire qualità e bellezza: intervista ai fondatori di Lamantica Edizioni

ph. Fabiana Zanola

Intervista a cura di Federico Migliorati per Brescia si legge

“Penso che ognuno possa fare la propria parte per contribuire nel suo piccolo al novero di ciò che ha valore, che lascia un segno positivo, che innesca circoli virtuosi, e strenuamente contrasti la carica negativa, annichilente che percorre la storia dell’umanità”.

Federica Cremaschi, co-fondatrice (insieme a Giovanni Peli) di Lamantica Edizioni

Parlare di editoria a Brescia significa entrare in un campo da sempre vivace. Città storicamente attiva con case editrici di livello nazionale (molte delle quali fortemente innervate in quel cattolicesimo sociale che costituisce una delle eredità più genuine del popolarismo democratico), la nostra provincia può contare su un tessuto culturale ancora prospero e ricco di stimoli.

Un esempio lampante è la piccola ma prolifica “Lamantica Edizioni”, fondata nel 2015 da Giovanni Peli, autore e bibliotecario, e da Federica Cremaschi, organizzatrice teatrale e traduttrice dal francese: compagni sia nella vita che in questa avventura editoriale, ed ugualmente dotati di una passione sconfinata e di un entusiasmo spontaneo necessari per sfidare i marosi di un tempo non sempre clemente per il settore.

In questa conversazione rilasciata in esclusiva, una sorta di intervista doppia che consente di rendere al meglio due voci di un medesimo panorama, abbiamo approfondito questo loro “mondo piccolo” che rifugge la banalità con l’obiettivo di perseguire la bellezza e la qualità. Interfacciandosi, da Brescia dove tutto è nato, con scrittori e poeti di diverse parti d’Italia o addirittura con un retroterra che travalica i confini nazionali.

Come nasce la vostra realtà, che proprio quest’anno compie il primo lustro di vita?

Giovanni Peli – “Abbiamo vissuto sempre in mezzo ai libri. Federica lavorò per qualche tempo anche come editor per un noto editore indipendente milanese. Da tempo tentavo di convincerla, con la mia invadente intraprendenza, a creare un nostro marchio editoriale: nel 2015, dopo una delle impasse lavorative frequenti nel “settore culturale”, decidemmo fosse giunto il momento di iniziare. Era il quarantennale della morte di Pier Paolo Pasolini: io avevo organizzato una rete di artisti e scrittori, bibliotecari ed editori, racchiusi sotto il progetto “Pasolini 40”, e avevo riportato alla luce nella forma di reading musicale un mio testo, scritto in occasione del trentennale per il progetto musicale del compositore e nostro concittadino Antonio Giacometti (di cui, per altro, stiamo per pubblicare un saggio). Pensammo dunque di dare forma cartacea a quel lavoro e che questa forma fosse fortemente caratterizzata. Sono nati così i nostri inconfondibili libricini. ‘Lamantica’ è una parola di fantasia, che allude con il suo suono a molte cose: a lame, a lamantini, alla mantica, agli antichi, agli amanti, insomma un nome che racchiude più mondi, così come le nostre pagine azzurre dischiudono ogni volta un mondo diverso”.

Federica Cremaschi – “Non facciamo collane: pubblichiamo pochissimi libri che riteniamo necessari. Ogni libro è un progetto a sé, affratellato dai colori bianco della copertina e azzurro delle pagine e dalle 100/150 copie numerate. Potrebbe sembrare un accorgimento vezzoso per un’impresa low-budget, ma niente di tutto ciò perché è fondante di un modo di vivere e di fare una seria ‘proposta’ culturale alternativa. Parola abusata e già probabilmente fuori moda: di certo ci sentiamo diversi dalla maggior parte dei piccoli editori, e d’altra parte non vogliamo competere sul mercato con quelli grandi. Fondamentalmente siamo fuori dal mercato e ci rifiutiamo di prendere in considerazione alcune delle moderne strategie di marketing. Del resto una di queste, soprattutto per le realtà minori, sta nel chiedere contributi economici, di varia entità, agli autori, cosa che noi rifiutiamo fermamente”.

Dal 2015 ad oggi si sono susseguite uscite importanti che hanno ricevuto l’attenzione di quotidiani e periodici anche di ampia tiratura. Quanti titoli sinora sono in catalogo, di che genere e che obiettivi vi proponete per il prossimo futuro?

Giovanni Peli – “Il catalogo dispone ad oggi di una ventina di libri. Portiamo con noi una passione sconfinata, quindi, semplicemente, pubblichiamo quello che ci piace molto. Non siamo lontanissimi in realtà da scelte editoriali che possono fare anche editori più grandi, come ad esempio Adelphi. Basti pensare al nostro lavoro su Cendrars, di recente riscoperto proprio da questa casa editrice o su Bernhard e Bachmann, con la nostra riproposizione del fondamentale saggio del filosofo Gargani. Dal 2015 a oggi abbiamo stampato 3 titoli all’anno, ma è probabile che a partire dal 2021 aumenteremo un poco la “dose”.

Niente crisi, dunque, semmai la necessità, il desiderio di ampliare il panorama lanciandosi in una sfida coraggiosa con coscienza e giudizio. Giovanni, hai parlato di autori piuttosto vari e diversi fra loro. Su quali basi e con quali criteri vengono scelti?

Giovanni Peli – “Senza timore di contraddirmi vorrei chiarire che, nonostante la passione nobilmente dilettantesca di cui sopra, non siamo certo anarchici nelle nostre scelte. Premesso che, come speriamo, è evidente la qualità oggettiva delle proposte, ci siamo dedicati grosso modo a tre ambiti o macroaeree: la traduzione di opere mai tradotte in italiano di autori classici del Novecento, o contemporanei affermati in patria e qui misconosciuti o dimenticati; la riproposizione di opere fuori catalogo e i testi di autori italiani contemporanei. Quest’ultima area, più variegata, comprende testi che potremmo chiamare “di confine”, ovvero di genere misto tra il saggistico e il letterario, e opere di poesia contemporanea sui generis”.

Le indie di Genova (Lamantica 2020), di Massimo Morasso | Ph. Mario Martinazzi

Al di là degli stili e dei generi attraversati, una caratteristica che indubbiamente colpisce i lettori della vostra casa editrice è il formato e, in particolare, il colore azzurro della carta, un elemento di distinzione e di pregio in un contesto editoriale che tende a essere piuttosto omogeneo. Un’idea bizzarra o ponderata?

Federica Cremaschi – «L’azzurro, parola nuda, sola nel silenzio del cielo», scriveva Pasolini. È il colore più lieve della tavolozza, che all’occorrenza sa venir meno: come nel cielo che si fa bianco e vuoto così nelle pagine diventa colore di fondo quasi neutro per la parola, ma in quel “quasi” abbiamo creduto di trovare – alla vigilia del primo imprimatur – l’idea per caratterizzare i nostri libri ribaltando la prospettiva consueta che vede la copertina colorata e le pagine bianche. Nota da bibliofili: le pagine tinte d’azzurro furono utilizzate in passato e fino al Settecento per stampare le tirature limitate di alcuni libri preziosi”.

Da editore che è altresì poeta, ma anche musicista e librettista, dunque artista nella sua forma più completa che si muove con una certa agilità in diverse espressioni della mente, che valutazioni dai della situazione editoriale italiana in questo ‘tempo sospeso’ della pandemia che pure hai affrontato con acume nella tua ultima raccolta tra versi e prosa? A entrambi chiedo: credete che fare cultura sia ancora produttivo e utile al giorno d’oggi?

Giovanni Peli – “Non voglio pontificare su un tema che conosco, in verità, poco, poiché non sono un addetto ai lavori e il mondo dell’editoria, come molti altri ambiti, li spio, per così dire, dal buco della serratura. Diceva il grande critico Giacomo Debenedetti che la semi-incompetenza semplifica tutto. E io non voglio semplificare. Detto questo, credo che ci sia sempre bisogno di bellezza e di qualità: a volte ci attendiamo che debba provenire da ciò che è molto visibile, e che, passivamente, ci venga donata”.

Federica Cremaschi – “Penso che ognuno possa fare la propria parte per contribuire nel suo piccolo al novero di ciò che ha valore, che lascia un segno positivo, che innesca circoli virtuosi, e strenuamente contrasti la carica negativa, annichilente che percorre la storia dell’umanità”.

La vita immaginata (Lamantica 2020), di Giovanni Peli| Ph. Mario Martinazzi

Se l’intervista ha stimolato la vostra curiosità vi invitiamo a consultare il sito internet www.lamantica.it o le pagine Facebook e Instagram “Lamantica edizioni”.

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