Lo sfondo dell’Ultima Cena: frutto della fantasia di Leonardo da Vinci o reale scorcio della Val Camonica?
Letto e recensito da Candida Bertoli per Brescia si legge
Lo snello saggio di Sandro Albini “Un monastero e monti camuni nel Cenacolo di Leonardo” (GAM Editore, 2024) indaga un aspetto di cui gli studiosi si sono occupati in scarsissima misura, ossia il paesaggio che – ormai piuttosto compromesso – si intravede nello sfondo dell’“Ultima Cena” o Cenacolo, il dipinto che Leonardo da Vinci ha eseguito nel refettorio del Convento benedettino di Santa Maria delle Grazie a Milano.
L’opera, realizzata tra il 1494 ed il 1498, è stato studiata sotto i profili teologici, storici, iconografici e iconologici: si è indagato sui tempi e le tecniche utilizzate, sulla scelta delle persone da raffigurare, le loro espressioni e la composizione dei gruppi, sul tessuto e le pieghe della tovaglia e sulla pezzatura dei pani della mensa, sulla luce che illumina il desco ma pochi sono i cultori che hanno cercato di collocare geograficamente quei lacerti di paesaggio che si intravedono oltre le finestre, alle spalle dei partecipanti all’Ultima Cena.
La prima domanda da porsi a questo proposito è se si tratti di immagini frutto della fantasia del genio leonardesco o se, come ritiene l’autore del saggio, i paesaggi rappresentati siano identificabili e corrispondenti a luoghi realmente esistenti.
Reminiscenze di soggiorni tra le valli bresciane?
Nei suoi scritti si legge: “Se tu sprezzerai la pittura, la quale è solo imitatrice de tutte le opere evidenti di natura, per certo tu sprezzerai una sottile invenzione, la quale con filosofica e sottile speculazione considera tutte le qualità delle forme: aire, siti, piante, animali, erbe, fiori, le quali sono cinte d’ombra e lume. E veramente questa è scienzia e legittima figliola di natura; ma per dir più corretto, diremo nipota de natura perchè tutte le cose evidenti sono state partorite dalla natura. Adonque rettamente la chiameremo nipota d’essa natura e parente d’Iddio.” Tale concetto è ribadito più e più volte e applicato costantemente in tutti i suoi disegni di uomini, animali, monti, botanica, anatomia, ottica, idraulica, moti delle acque, “le quali non saprai fare se non le vedi”.
Sandro Albini – Un monastero e monti camuni nel Cenacolo di Leonardo – pag. 4
Partendo da questo presupposto, pare evidente che il paesaggio in esame non sia frutto della fervida immaginazione di Leonardo bensì derivi da luoghi che egli ha effettivamente visitato e che sono rimasti impressi nella sua straordinaria memoria.
A questo proposito, vale la pena segnalare un’ulteriore e più recente pubblicazione di Sandro Albini (grande conoscitore della materia e non a caso annoverato dallo storico inglese Martin Kemp, uno dei più indiscussi studiosi del genio da Vinci, fra i suoi “amici leonardiani”): “Leonardo – della vita e delle opere” (edizioni GAM, 2025), in cui espone il risultato dei suoi studi su aspetti poco conosciuti di alcune opere dell’artista individuando nello sfondo della “Gioconda”, della “Madonna dei Fusi” e di “Sant’Anna, la Vergine e il Bambino”, i gruppi montuosi ed i paesaggi delle valli bresciane e bergamasche visitate dal genio fiorentino durante la sua permanenza in Lombardia al termine del XV secolo.
La lunga e travagliata realizzazione del Cenacolo
L’autore ricostruisce la sofferta genesi dell’opera, portata a termine ben quattro anni dopo il suo avvio: dalla documentazione citata nel saggio, risulta infatti che il compenso pattuito di 2.000 ducati non fosse mai stato corrisposto se non in minima parte e, probabilmente anche per questo motivo, nel 1496 Leonardo lascia Milano per rientrarvi soltanto un anno dopo.
Gli atti d’archivio attestano la presenza di Leonardo a Brescia, Bergamo, Soncino e nelle valli bergamasche e bresciane dalla primavera del 1496 fino all’inizio del 1497. L’itinerario del suo viaggio in Valcamonica è documentato dallo schizzo della mappa del fiume Oglio e i monti che vede nel suo percorso sono i panorami che fanno da sfondo alle celebri opere citate poc’anzi. Gli studiosi hanno raffrontato i paesaggi raffigurati nei dipinti con i rilievi fotografici dei luoghi e hanno così potuto rilevarne la corrispondenza.
Leonardo torna a Milano dopo la morte di Beatrice d’Este, moglie di Ludovico il Moro, e ha ancora negli occhi i gruppi montuosi che ha recentemente visitato.
Beatrice è sepolta nella chiesa delle Grazie, scelta dal Moro come mausoleo sepolcrale per la sua famiglia e Ludovico preme affinché il dipinto del refettorio – in omaggio alla defunta moglie – venga finalmente concluso.
Il saggio riporta gli atti da cui risulta che nei primi due anni di lavoro ben poco fosse stato realizzato, se non lo studio dei personaggi e i primi abbozzi delle linee prospettiche. Dal 1497 Leonardo riprende pennelli e colori e nel 1498 l’opera è terminata. Purtroppo, com’è noto, la nitidezza del dipinto inizierà a venire meno fin da subito e, nonostante i restauri, la visione dei particolari è compromessa.
Cosa rappresenta lo sfondo dell’Ultima Cena? Un’ipotesi condivisibile
Come anticipato in precedenza, pochissimi sono gli studiosi che si sono impegnati nell’analisi dello sfondo del Cenacolo. Punto fondamentale è stato quello di ricostruire con minimo scarto quanto rappresentato nel paesaggio, considerata la sua scarsa visibilità.
L’autore del saggio offre una soluzione che appare condivisibile e che qui non si vuole svelare per non togliere al lettore il piacere della scoperta.
Il testo, che riporta a fronte anche la versione in lingua inglese (traduzione a cura di Stella Visconti), è molto ben documentato e corredato da immagini che illustrano e chiariscono quanto studiato.
Il saggio è breve ma davvero molto interessante e mira a colmare una lacuna negli studi leonardeschi, sempre molto affascinanti: inoltre è realmente emozionante immaginare il Genio – così celebrato – a passeggio nelle nostre valli ed avere ancora una volta la suggestione di posare lo sguardo là dove, cinquecento anni fa, anche i suoi occhi lo fecero.

Titolo: Un monastero e monti camuni nel Cenacolo di Leonardo
Autrice: Sandro Albini
Editore: GAM Editrice, 2024
Genere: Saggio
Pagine: 24
ISBN: 9791281717213
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