“Morte ignobile di Bruno D.”: un episodio dimenticato dell’estate bresciana del 1944 per raccontare l’atrocità della guerra

Dopo l’Armistizio dell’8 settembre del 1943 le valli bresciane diventarono teatro di lotte partigiane e di crimini perpetrati dalle truppe nazifasciste. Nell’estate del 1944, oltre all’incendio dell’abitato di Cevo e all’eccidio di Bovegno, le cronache locali della parrocchia di C. registrano una vicenda singolare, l’uccisione di un giovane milite della Guardia Nazionale Repubblicana, punito dai suoi stessi commilitoni perché aveva commesso un piccolo furto, «un crimine davvero veniale in tempi in cui l’Europa era teatro delle peggiori barbarie».

L’evento, annotato da un vecchio parroco nel Chronicon locale solo nel 1977, con un ritardo segno di imbarazzo e di un tentativo di rimozione, trova oggi una nuova narrazione drammatica grazie al libro “Morte ignobile di Bruno D. Oratorio a dieci voci (più una) sui disastri della guerra” (La Quadra Editrice, 2024) di Massimo Tedeschi. Tra ricerca storica e finzione, lo scrittore e giornalista bresciano dà voce ai protagonisti di questo episodio in un racconto corale che invita a riflettere su tutte le guerre

Negli ultimi mesi di guerra alcuni si presentavano nelle case della Valle, come partigiani e chiedevano a viva forza denaro e cibo. In realtà erano ladri che approfittavano della situazione per rubare (e di questi individui ve n’erano e fra i partigiani e fra i repubblicani).

Massimo Tedeschi, Morte ignobile di Bruno D., p. 158

Il 21 agosto del 1944, durante il rastrellamento del paese di M., il ventiduenne Bruno D., milite della GNR, rubò in una casa alcune lire, una catenina e un anello d’oro. Sorpreso da una donna, fu denunciato al Comando tedesco del paese di V. che con un rapido processo sommario ne ordinò l’impiccagione.

Il giorno seguente la condanna si svolse nella pubblica piazza, ma al primo tentativo la corda si spezzò. Dalla folla radunatasi per assistere all’esecuzione si levò una voce che additava quell’imprevisto come un segnale di grazia. Ma i tedeschi non furono dello stesso parere.

Il corpo di Bruno D. rimase esposto per due giorni prima di essere trasportato, senza alcun funerale, al cimitero dove, dopo la guerra, fu collocata una lapide in suo ricordo.

Bruno D.
tolto all’affetto dei suoi cari
a soli 22 anni
il 22-8-1944
La famiglia.

Massimo Tedeschi, Morte ignobile di Bruno D., p.160

In questa brutta storia nessuno è innocente. Neanche io.

Massimo Tedeschi, Morte ignobile di Bruno D., p.63

In un esercizio di stile che richiama alla mente la celebre opera di Queneau, Tedeschi compone un’opera polifonica, immaginando che i protagonisti dell’ignobile vicenda raccontino la morte di Bruno D. secondo il proprio punto di vista e con il proprio linguaggio.

“Morte ignobile di Bruno D.” è un oratorio a undici voci in cui al freddo resoconto dell’ufficiale tedesco, che cerca di placare la gelosia per la moglie lontana, rispondono il doloroso lamento della madre che supplica «dìmel én dré», piangendo la morte del figlio, e il grido di terrore di Bruno D. mentre la corda gli si stringe intorno alla gola. Nel mezzo, il coro di voci dell’interprete, della donna derubata, del farmacista, di un montanaro tra la folla in piazza, del comandante partigiano e dell’alto ufficiale della GNR, del curato e del prete, che ricordando la loro visione del fatto sembrano cercare di lavarsi dalla coscienza la morte del giovane.

Perché in questa brutta storia, come in tutte le guerre, nessuno è innocente. Neppure noi che ci limitiamo a osservare.


Massimo Tedeschi, Morte ignobile di Bruno D.

Titolo: Morte ignobile di Bruno D. Oratorio a dieci voci (più una) sui disastri della guerra
Autore: Massimo Tedeschi
Editore: La Quadra, 2024

Genere: Romanzo storico
Pagine: 146
EAN: 9788895251684

Francesca Cocchi

Nata nel 1996, è cresciuta in Valle Camonica e ha studiato tra Padova e il Belgio. Dopo la laurea magistrale in lettere classiche, si stabilisce a Brescia dove lavora come copywriter per il marketing. Filologa di formazione, predilige da sempre i grandi classici, ma non si lascia intimorire dagli autori contemporanei. Di carattere introverso, si trova a suo agio in viaggio, tra i libri e al tavolo di un buon ristorante.

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