I fecondi anni di attività tra Brescia e Gussago di Angelo Inganni, controverso e prolifico pittore bresciano di fama internazionale
Letto e recensito da Candida Bertoli per Brescia si legge
Il voluminoso libro dal titolo “Angelo Inganni. Tra Brescia e Gussago (1850 – 1880)” (Compagnia della Stampa, 2023) è stato realizzato al termine di un percorso che, durante il 2023 – anno in cui Brescia e Bergamo sono state Capitali italiane della cultura – ha portato alla realizzazione di una mostra monografica sul pittore bresciano.
L’artista nei suoi quadri aveva saputo rappresentare al meglio lo spirito della nostra comunità, l’amore per la propria terra, per la sua storia, per le sue tradizioni, celebrando con le sue opere il nostro paesaggio, momenti di vita e operosità quotidiana, usi e costumi del tempo, riti di festa nelle stagioni dell’anno, insieme a immagini di luoghi simbolo del nostro territorio e ai ritratti di personaggi eminenti della società gussaghese dell’Ottocento.
Giovanni Coccoli, Sindaco di Gussago, nella prefazione al volume “Angelo Inganni. Tra Brescia e Gussago (1850 – 1880)”, pag. 7
Gli autori restituiscono l’immagine sia pubblica che privata di un artista di indiscussa abilità, talché le sue opere sono esposte in moltissime gallerie e musei importanti, come il Louvre di Parigi. Piace forse meno la sua figura umana, che a volte appare un po’ opportunista… ma forse si tratta di una caratteristica attribuibile anche ad altri personaggi.
L’inquadramento storico e brevi cenni biografici
Angelo Inganni nasce a Brescia il 24 novembre 1807, nella parrocchia di San Nazaro. La sua è una famiglia di pittori da generazioni, giacché sia il nonno che il padre dipingevano, e la stessa strada sarà seguita anche dai quattro fratelli dell’artista.
L’unità d’Italia sarebbe avvenuta circa sessant’anni dopo e dal 1815 al 1866 il Regno Lombardo-Veneto era amministrato dall’Impero Austriaco. Angelo assolve il servizio militare dal 1830, nell’ottavo battaglione dei Cacciatori delle Alpi, ed in quel periodo entra in contatto inizialmente con il colonnello Esserman e successivamente con il maresciallo Radetzky. E’ quest’ultimo che, dopo aver visto le sue opere, prevalentemente scene di battaglia e ritratti, gli offre la possibilità di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Da quel momento inizia a realizzare ed esporre ritratti, studi di composizione, vedute contadine e della città lombarda: la “veduta della piazza del Duomo con il coperto del Figini” piace così tanto all’Imperatore Ferdinando I d’Austria che gliene ordina una copia destinata alla Galleria del Belvedere di Vienna.
Il legame con gli austriaci è già molto radicato e questa compromissione con il potere di allora non lo agevolerà nell’ottenere commissioni durante il periodo risorgimentale e le guerre di indipendenza.
Nel 1842 sposa Aurelia Bertera, rimasta recentemente vedova di un suo amico di vecchia data, Giovanbattista Gigola. La donna è benestante e Angelo, il giorno prima del matrimonio, si fa intestare la proprietà di un fondo presso la Santissima di Gussago. Aurelia morirà nel 1855 ma già l’anno dopo Inganni si sposa con Amanzia Guerillot, di cui era tutore già dal 1845. Con la morte della prima moglie perde il diritto di abitare presso la Santissima di Gussago, ma l’intervento del nobile Paolo Richiedei, che provvederà ad acquistarla e a concedergliela, gli permetterà di permanere a vivere lì.
La sua vita si divide tra Brescia e Milano e le sue opere sono esposte a Torino e a Brera. Se negli anni ’40 dell’Ottocento sono molte le rappresentazioni di Milano e Brescia, raffigurate spesso sotto la neve cadente, a partire dal 1850 i dipinti di genere iniziano a prevalere rispetto alle prospettive e alle vedute di città. Inganni realizza quei magnifici quadri in cui gli effetti della luce si riflette sui volti dei contadini, come quello esposto alle Gallerie d’Italia di Milano.
Come ricordato nel testo, Inganni cercherà di recidere il legame con gli austriaci, ma con esiti incerti. Nel 1848 vorrebbe partecipare alle Cinque Giornate di Milano, ma viene rifiutato dalla Guardia Civica. Nel 1853, sempre con in medesimo obiettivo, omaggia Napoleone III di un grande quadro allo scopo di indurlo a cacciare gli austriaci dalla Lombardia: l’opera piace e verrà esposta al Louvre.
Dalla frequentazione dei Richiedei e dai soggiorni a Gussago scaturiranno molte opere, presenti sia nelle ville nobiliari locali sia nella Chiesa Parrocchiale, esaustivamente illustrate nel volume.
Inganni muore il 2 dicembre 1880, nella casa di Corso Magenta a Brescia. Prima di quella data, forse allo scopo di ottenere una pensione dal nuovo Governo in carica, scrive una autobiografia; il testo, che viene riportato a pagina 278 e seguenti del volume e a cui si rimanda, assume in alcuni passaggi toni lamentosi e complessivamente è teso a riconoscersi un’inesistente condivisione di ideali patriottici.
L’officina degli Inganni
Angelo Inganni ha realizzato una vastità sconfinata di opere, al punto che ancora oggi non se ne ha un elenco completo nonostante le molte mostre che l’hanno visto protagonista.
In realtà molti soggetti sono del tutto sovrapponibili e frequenti sono le copie del medesimo quadro: come, ad esempio, “Piano! Che non si svegli la nonna”, in cui è rappresentata la medesima situazione:
Una quantità così elevata di opere non sarebbe stata realizzabile senza aiuti.
Come accennato, nella famiglia Inganni constatiamo un fenomeno un po’ eccezionale: un po’ tutti erano pittori, parenti in ascendenza e parentela trasversale. Il nonno Lodovico (nato nel 1743) era pittore ed architetto; il padre Giovanni (1769 – post 1850) era pittore e decoratore e così pure suo fratello Pietro (1779 – 1843) ed il di lui figlio Carlo (ancora vivente nel 1840). Giovanni ebbe sei figli, dei quali ben cinque fecero della pittura in qualche modo la loro professione, naturalmente compresi Angelo e Francesco, della cui attività in più di un’occasione c’è stata qualche confusione col primo.
Luciano Anelli, Angelo Loda – op. Cit. – pag. 86
Le opere e l’evoluzione artistica
Il libro è corredato da moltissime immagini di ottima qualità, in cui sono rappresentati i generi artistici privilegiati dall’Inganni: ritratti, vedute urbane, opere di devozione, scene di battaglie e figure di genere, in cui sono riprodotte scene domestiche, spazzacamini, interni di cucina, feste popolari ed altro ancora.
Inganni resta sempre un romantico. E del romanticismo conserverà sempre la sua propensione ad un naturalismo attento alla natura, alle persone ed alle cose, senza mai scivolare nel realismo che è proprio di molti lombardi degli ultimi trent’anni del secolo; e se vogliamo restare ancora nel campo degli interessi letterari, diciamo che è un pittore che continua a leggere Manzoni e Rovani e Ippolito Nievo, ma non entra mai nelle atmosfere di Zola.
Luciano Anelli – op. Cit. – pag. 189
Un filone particolarmente suggestivo è senz’altro quello degli effetti “alla fiamminga” e dei “quadri di lumi e di fuochi”, in cui la maestria di Inganni si manifesta appieno. Sono opere con effetti strepitosi, in cui le scene sono illuminate solo dalla luce di fuochi, braci o tizzoni ed in cui i colori prevalenti sono quelli dell’oscurità e del rosso delle fiamme. Nel libro ne sono riprodotte molte, corredate da schede esplicative e dalla relativa bibliografia.
L’opera e la figura di Angelo Inganni emergono a tutto tondo dalla lettura del libro; se nell’Ottocento la sua pittura è stata giudicata piacevole ma priva di profondità di sentimento, a lungo andare ritenuta ripetitiva nei soggetti e stilisticamente manieristica di se stessa, attualmente è stata invece rivalutata considerando Angelo Inganni un importante artista del suo tempo.
Titolo: Angelo Inganni. Tra Brescia e Gussago (1850 – 1880)
Autore: AA.VV. – a cura di Luciano Anelli
Editore: Compagnia della Stampa – Massetti Rodella editori, 2023
Genere: Saggio/catalogo
Pagine: 311
ISBN: 9788884849432
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