La formazione di Emiliano Rinaldini, “ribelle per amore” e eroe della resistenza cattolica bresciana, tra ricostruzione storica e preziose testimonianze

Recensione di Francesca Scotti per Brescia si legge

Posso dire di non aver più conosciuto un uomo così; eravamo tutti uguali di fronte a lui: partigiani, tedeschi e fascisti. Voleva per tutti un regolare processo […]. Mi ricordo ancora del suo sorriso, che non lo abbandonava, nemmeno nei momenti in cui era preoccupato.

“Un ribelle per amore”, Evelina Scaglia, p. 199, appendice. Da una testimonianza del 1989 di Paolo Benetelli, il quale, entrato nella resistenza a 19 anni con il nome di battaglia di Bobi, ha vissuto con Emiliano Rinaldini in Val Sabbia dal giugno al novembre 1944.

Emiliano Rinaldini, detto Emi, è stato un’anima rara. Nell’arco della sua breve esistenza, tra la nascita a Brescia il 19 gennaio 1922 e l’uccisione per mano di militi fascisti il 10 febbraio 1945 a Pertica Alta in Val Sabbia, ha saputo incarnare un’umanità spettacolare e al contempo discreta, mai in cerca di visibilità. Sostenuto da una profonda e coerente fede cristiana, ha dedicato i suoi giorni alla salvaguardia della dignità di ogni persona, incanalando appieno i suoi principi di giustizia e di libertà nell’assistenza agli altri, nel lavoro di maestro e redattore e nella resistenza al nazifascismo. Ripercorrere il vissuto di Emi significa quindi respirare una generosità mai blanda o interessata, e lasciarsene ispirare, avvolgere, plasmare.

“Un ribelle per amore” della docente Evelina Scaglia, edito dalla casa editrice romana Studium nel 2022, anno del centenario della nascita di Emi, ricostruisce in chiave pedagogica la storia di questo ragazzo d’eccezione. In particolare, l’autrice mette in evidenza come l’educazione da lui ricevuta in famiglia, all’oratorio della Pace di Brescia e alla redazione di Scuola italiana moderna diretta da Vittorino Chizzolini, abbia contribuito a forgiare il suo animo e le sue scelte rendendolo un vero magister, ossia un valido educatore e modello pedagogico.

Impreziosisce il volume un’appendice ricca di testimonianze di familiari, amici, conoscenti ed ex compagni di battaglia di Emi, in un interessante caleidoscopio di prospettive che porta alla luce sfumature inedite sulla formazione, sulla personalità e sui legami affettivi di un giovane maestro ed eroe della resistenza bresciana. Completano il tutto la prefazione di Michele Bonetti e due postfazioni, una a cura di padre Tiziano Sterli e l’altra a firma di don Raffaele Maiolini. Per un approfondimento integrale della figura di Emi, il libro andrebbe letto insieme a “Il sigillo del sangue”, un’importante selezione di brani dei suoi diari, riedita da Morcelliana-Scholé sempre nel 2022.

Il vivido ritratto di un giovane maestro e redattore bresciano

A chi ha conosciuto superficialmente EMI, e quindi lo ricorda come giovane timido e mansueto, potrà sembrare strano che egli abbia accettato, e con entusiasmo, una tale soluzione [quella della resistenza]. Effettivamente la sua indole era assai lontana da idee rivoluzionarie, violente, sanguinarie. Il fatto che abbia riconosciuto questa dura necessità, dice invece quanto profondo fosse in lui l’amore alla Patria e alla libertà.

“Un ribelle per amore”, Evelina Scaglia, p. 190, appendice, da “Note su Emiliano Rinaldini” (1955) di Aldo Lucchese.

Il libro di Evelina Scaglia ci fa innanzitutto entrare nell’infanzia e nella prima giovinezza di Emi, ricostruendo non solo la figura del protagonista ma anche i tratti essenziali dei suoi familiari. Particolare risalto è conferito alla madre Linda Lonati, perno di un’educazione domestica fondata su valori civici e spirituali che riesce a radicare appieno in ognuno dei quattro figli. Ricevono il giusto spazio tra le pagine anche la sorella minore di Emi, Giacomina (che durante la guerra sarà deportata in un lager e farà poi ritorno dalla Germania a piedi), così come i fratelli Luigi (che nella resistenza sarà cappellano delle Fiamme Verdi) e Federico (che verrà deportato al pari della sorella e morirà a Mauthausen).

Emi frequenta l’oratorio dei padri filippini di santa Maria della Pace a Brescia, luogo d’aggregazione dei cattolici dell’epoca, nonché vera e propria fucina di antifascismo in grado di strappare molti giovani all’indottrinamento del regime. Si diploma e diventa un appassionato e attento giovane maestro, per poi entrare nella redazione di Scuola italiana moderna sotto la guida di Vittorino Chizzolini. Intorno alla redazione fiorisce un vero e proprio gruppo pedagogico secondo il modello spontaneistico ed empiristico di Chizzolini, una figura di magister i cui principi Emi si impegna con successo a reinterpretare in maniera viva e personale nella propria esperienza di vita.

Nel tempo in cui non lavora, oltre a coltivare la propria spiritualità, Emi porta avanti una forma attiva e luminosa di cattolicesimo sociale al servizio degli sfrattati di ponte Crotte e impegnandosi nella FUCI. Attivo alla Caritas di don Angelo Pietrobelli con l’amico Cesare Trebeschi, collabora coi padri della Pace, è catechista nella parrocchia di san Lorenzo e dedica energie anche all’apostolato fra gli operai. In lui spiritualità, professionalità, cultura, amicizie, chiesa bresciana e universale coincidono. La storia di Emi è anche quella di tutti coloro che l’hanno formato, con i quali è cresciuto e si è confrontato, in un interessante quadro socio-antropologico di Brescia durante il ventennio fascista e la seconda guerra mondiale.

Un “ribelle per amore” sui monti della resistenza in Val Sabbia

Quando ho saputo della sua fucilazione […] ho detto agli amici partigiani: “Si sono condannati con le loro stesse mani, perché era l’unico che li difendeva!”.

“Un ribelle per amore”, Evelina Scaglia, p. 200, appendice. Da una testimonianza del 1989 di Paolo Benetelli, il quale, entrato nella resistenza a 19 anni con il nome di battaglia di Bobi, ha vissuto con Emiliano Rinaldini in Val Sabbia dal giugno al novembre 1944.

A febbraio del 1944, Emi fugge dalla caserma Achille Papa di via Oberdan e raggiunge a piedi la Val Trompia. entrando nella resistenza bresciana tra le file delle Fiamme Verdi. La sua è una scelta sofferta poiché la ribellione armata non si accorda al suo spirito, ma ormai non ha più dubbi sul fatto che la via della giustizia sia la disobbedienza civile nei confronti del fascismo e del nazismo. Nell’agosto dello stesso anno, dopo la nascita della brigata Giacomo Perlasca, si stabilisce nel comune valsabbino d Pertica Alta insieme al suo gruppo, di cui è il vicecomandante. Per i compagni, è un fermo esempio di pazienza, ascolto e perseveranza, in tutto e per tutto il “ribelle per amore” della preghiera scritta dal resistente Teresio Olivelli.

La giovinezza di Emi è brutalmente troncata il 10 febbraio 1945 a Belprato di Pertica Alta, quando, dopo esser stato catturato e quindi sottoposto a sevizie e torture affinché rivelasse i nomi dei compagni, muore ucciso da una raffica di mitra sparata da militi fascisti.

Il senso dell’umanità di Emi e della sua anima grande, del suo continuo e profondo lavoro su sé stesso, si svela totalmente proprio nel modo in cui ha affrontato i suoi ultimi, drammatici giorni. Nel modo in cui, prima di cercare di mettersi in salvo all’alba in cui i repubblichini hanno accerchiato Odeno di Pertica Alta, ha fatto di tutto per eliminare ogni traccia sua e dei suoi compagni per scagionare da ogni colpa la Rina, la donna che li ospitava nella sua abitazione. Si svela nel modo in cui ha sopportato le indicibili torture a lui inflitte, senza aprir bocca né tradire nessuno, e in quello in cui si è posto, senza alcun spirito vendicativo, di fronte ai suoi carnefici.

Come emerge dall’appendice, i suoi compagni di battaglia, i valsabbini che gli hanno offerto cibo e riparo e tutti i montanari che l’hanno frequentato seppur per breve tempo, riconoscono in lui all’unanimità una forma di giustizia e di libertà fattasi persona e destinata a rimanere scritta nella memoria dei posteri.

Fra ricostruzione storico-biografica e testimonianze, il libro di Evelina Scaglia ci restituisce il volto e l’anima di un ragazzo speciale che ha saputo rendere migliore il proprio mondo devastato dagli odi incrociati della guerra. Il volto, l’anima e anche l’incancellabile ricordo di un giovane bresciano confermatosi maestro di umanità e di antifascismo sia nel lavoro che tra le sue amicizie e poi, fino all’ultimo e nel modo più estremo e tangibile, nel sacrificio della sua stessa vita sui sentieri della resistenza.


Titolo: Un “ribelle per amore”. Emiliano Rinaldini e il suo “maestro” Vittorino Chizzolini
Autrice: Evelina Scaglia
Editore: Studium, 2022

Genere: Saggio
Pagine: 256
ISBN: 9788838251832

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Francesca Scotti

Classe 1991. Cresciuta in Franciacorta, vive a Brescia, sua città natale. Ha studiato letteratura inglese e tedesca, laureandosi con una tesi sui rapporti fra la cultura tedesca e il nazionalsocialismo. Legge e scrive per vivere. È autrice della silloge di racconti “La memoria della cenere” (Morellini, 2016) e dei romanzi “Figli della Lupa” (Edikit, 2018), “Vento porpora” (Edikit, 2020) e "La fedeltà dell'edera" (Edikit, 2022). Anima rock alla perenne ricerca di storie della resistenza bresciana, si trova maggiormente a suo agio tra le parole dei libri e sui sentieri di montagna.

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