“Il test della gallina”: la prima indagine per Belafatti, ispettore anticonvenzionale, nell’esordio di Alessandro Domenighini

Sì, serve un gran coraggio, per avere paura; per sopportare il peso dell’umiliazione, della sconfitta del disprezzo. A volte, una mossa pratica è meglio di una mossa giusta. Antonio è uno scacchista scarso, ma non privo di talento. È bravissimo a scegliere la strategia, se osserva la partita da spettatore. Ma quando partecipa a un torneo, con addosso gli occhi della gente, pressato dal ticchettio inesorabile dell’orologio, allora gli cala un velo sugli occhi, il cervello si annebbia, smarrisce la lucidità. Una svista banale gli fa buttare alle ortiche l’ennesima partita e poi, mentre dorme, sognerà la mossa vincente. […] Ma gli scacchi sono anche l’unico sport in cui gli avversari possono accordarsi per il pareggio. […] Ecco, la sua specialità è pareggiare. Potrebbe diventare il campione del mondo dei pareggi.

Il test della gallina di Alessandro Domenighini, p. 179

Prendete il piglio rude e virile di Salvo Montalbano, oppure Rocco Schiavone con i suoi demoni interiori e il sarcasmo pungente, o ancora il fascino distaccato e sornione di Carlo Monterossi. Prendete anche il meglio delle capacità investigative di questi tre detective – nati dalla penna di alcuni fra i giallisti italiani di maggior successo e da cui sono state tratte serie televisive di tutto rispetto – e nell’approcciarvi alla lettura del libro di cui vi parlo…dimenticatevene.

Sì, perché Antonio Belafatti, il protagonista di “Il test della gallina” di Alessandro Domenighini (Robin edizioni, 2023) è quanto di più lontano dalla tipica figura del poliziotto (e dintorni) forte, coraggioso, amato dalle donne, spesso dal carattere bizzoso e insofferente alle regole, ma sempre e comunque dotato di spiccate doti di intuito e talento che gli consentono di risolvere i casi più intricati senza mai sfigurare e nell’ammirazione unanime. 

È proprio questa lontananza da un cliché molto abusato a permettere ad Antonio Belafatti di conquistare il lettore, che non tarda a entrare in sintonia con questo poliziotto mite, pacifico, impacciato, legato alla famiglia, senza scheletri nell’armadio o un passato ingombrante alle spalle, senza macchie ma con molte paure, indifferente alle strategie carrieristiche e poco considerato da colleghi e superiori, oggettivamente privo di un acume eccelso alla cui mancanza cerca però di ovviare con impegno e buona volontà. E tanto basta, in un mondo in cui a vincere è troppo spesso chi sgomita o alza la voce più degli altri, a fare di lui un vincente. Perché sarà proprio il lato umano del protagonista, fatto di domande più che di risposte, che avrà modo di emergere in tutta la sua imperfezione portando alla scoperta del colpevole.

Siamo a Pian d’Argento, un paese della Valle Camonica che non esiste ma che potrebbe essere indifferentemente ossia uno dei tanti posti apparentemente sonnacchiosi dove raramente accade qualcosa di rilevante. Ecco invece che un omicidio scuote la placida quotidianità del centro, accendendo i riflettori (nel vero senso della parola, data l’aggressiva intrusione delle telecamere di una rete televisiva locale assetata di notizie e pronta a gettare il mostro in prima pagina) su un caso a prima vista di facile risoluzione. A coordinare le indagini, per l’appunto, l’ispettore capo Belafatti Antonio, trasferito a Brescia dalla questura di Milano in seguito a un episodio in cui viene suo malgrado coinvolto e che fin da subito racconta molto dell’indole caratteriale del protagonista. 

Belafatti non è un eroe e non ha alcuna intenzione di esserlo. E, sempre in opposizione ai colleghi letterari più cool, non ha nemmeno la fortuna di avere dalla sua un comprimario, il classico sottoposto da tiranneggiare o un vice quale fidato alleato su cui contare, ma solo un maresciallo dei carabinieri con cui condividerà l’inchiesta e che a suo modo imparerà ad apprezzarlo.

E la gallina del titolo? Cosa mai può avere a che fare una gallina con il delitto di Pian d’Argento?

L’ispettore guarda perplesso la gallina, che chioccia con un rumore soffocato e gli occhi sbarrati dal terrore.
“Ho paura di non riuscirci. Non l’ho mai fatto prima…”
“E allora la rimetta nel pollaio. Insieme ai funghi ci cucineremo una frittata.”
L’ispettore Belafatti libera la gallina, che fugge strepitando. Se ne torna dal maresciallo, ammutolito e con lo sguardo imbarazzato dello sconfitto.
“Non si crucci, ispettore, è in buona compagnia. Al giorno d’oggi abbiamo perso l’abitudine a certe pratiche che erano così naturali per le massaie di una volta. Il mese scorso ho invitato a pranzo don Felice ed Ezechiele e ho sottoposto pure loro al test della gallina. Secondo lei chi dei due ha superato la prova?”

Il test della gallina di Alessandro Domenighini, p. 73

La gallina, per sua stessa ammissione, è l’animale totem dell’autore: presente nella vita dell’uomo praticamente in ogni angolo della Terra, sembra essere – a dispetto della famosa canzone di Cochi e Renato – estremamente intelligente. Naturalmente non svelerò in queste righe il motivo del bizzarro titolo, basti sapere che sarà proprio il simpatico pennuto, per vie traverse, a svolgere un ruolo decisivo nella scoperta del colpevole.

La trama intessuta da Domenighini è ricca di richiami alla contemporaneità, tipica dei piccoli centri urbani così come del Paese più in generale: dalle stoccate alla politica di ogni colore e bandiera alla manipolazione di certa (troppa) stampa a fini sensazionalistici, passando da una criminalità impunita e sempre pronta a rialzarsi e un tessuto sociale fatto di meschinità e pregiudizio.

Il libro, nota particolare e interessante, è inserito all’interno di una collana chiamata “I luoghi del delitto”, che Robin Edizioni dedica a città e territori che fanno da sfondo alle storie e ai personaggi e di cui i lettori possono scoprire aspetti e caratteristiche proprio attraverso le indagini condotte dall’investigatore di turno. Un esperimento molto singolare, che spazia da Nord a Sud della penisola e che al momento conta più di cinquanta titoli (sul sito della casa editrice l’elenco di tutti i romanzi fino ad ora pubblicati).

Con “Il test della gallina” (in concorso per l’edizione 2024 del premio letterario “La Provincia in Giallo”) siamo di fronte alla nascita di un’inedita tipologia di uomo di legge, disegnata con originalità e tratti semplici da una penna arguta e vivace. Personalmente, mi auguro che Domenighini abbia in serbo altre storie per l’ispettore Belafatti. Con o senza galline. 


RIVEDI LA BREVE PUNTATA DI BRESCIA TRA LE RIGHE IN CUI ABBIAMO INTERVISTATO ALESSANDRO DOMENIGHINI

Il test della gallina

Titolo: Il test della gallina
Autore: Alessandro Domenighini
Editore: Robin Edizioni
Anno: 2023

Genere: Giallo
Pagine: 255
ISBN: 9791254674895

Federica Zaccaria

Classe 1973, nata a Milano con radici miste piemontesi-venete-pugliesi, una laurea in filosofia come alternativa alle sedute di psicoanalisi, vengo dal mondo dell’editoria e della comunicazione. Sono una lettrice onnivora e per me, da che ho ricordo, i libri sono inseparabili compagni di viaggio, amici gentili, mai invadenti ma sempre presenti. Leggo rigorosamente su carta, in confortevole solitudine e il più possibile lontana dal molesto sottofondo del mondo.

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