Da simbolo del progresso a relitto del passato: sviluppo e decadenza delle linee tramviarie extraurbane bresciane nel libro dello studioso Mauro Oliva

fig. 18, Tram merci trainato da una locomotiva del gruppo 40 (41÷46) transita presso la piazza centrale di Orzinuovi (cartolina postale, primi anni del Novecento. Da: Archivio fotografico Claudio Pedrazzini, per gentile concessione)

Recensione di Federico Migliorati per Brescia si legge

Una celebre canzone di Enzo Jannacci recita che “l’avvenire è un buco nero in fondo al tram”. Anche oggi, a molti decenni di distanza dall’epoca in cui questo mezzo di trasporto sapeva di progresso e di futuro (anche se i progetti di “ripristino” in chiave moderna che riguardano Brescia potrebbero dare, in un futuro prossimo, una nuova vita a questo mezzo dalla lunga storia), pochi mezzi come il tram restano oggi così nostalgicamente e persistentemente ancorati nell’immaginario collettivo.

Ciò è vero anche per Brescia, provincia che, seppur da anni priva di tram su rotaia, ha una lunga tradizione a riguardo. Come racconta, nel bel volume “Tram extraurbani a Brescia. Dalla Compagnie Générale alla Tranvie Elettriche Bresciane” (2021), il fondatore del Gruppo di Ricerca Storica di San Zeno Naviglio nonché profondo cultore del tema Mauro Oliva.

Dato alle stampe per il Club Fermodellistico Bresciano, Musil e Trenidicarta.it, con la prefazione del prof. Claudio Pedrazzini e la postfazione di Giorgio Morocutti, l’opera prende le mosse da una precedente pubblicazione del 2018 dello stesso autore, dal titolo “Tram della Bassa Bresciana”, dedicata alla linea Brescia-Ostiano e alla sua diramazione Pavone del Mella-Gambara, ampliandolo.

Una pietra miliare per lo studio della storia del tram a Brescia

Già in passato, in realtà, altri storici avevano messo mano a un accurato lavoro di ricerca in materia: si pensi alla tesi di laurea di Claudio Mafrici a metà anni Ottanta, che rappresenta un po’ la base per ogni studio legato al mondo ferroviario e tramviario bresciano.

C’era tuttavia necessità di addivenire a un testo aggiornato, e soprattutto corredato da una nutrita serie di immagini, dedicato ai poco più di 70 anni di onorato servizio in su e in giù dalle valli ai laghi alla pianura dei tram extraurbani bresciani. Un’epopea finalmente condensata, con dovizia di particolari e una rigorosa ricerca documentale su fonti dell’epoca (segnatamente l’Archivio Storico della Provincia di Brescia e i precipui giornali stampati nel primo Novecento), in questo nuovo volume che si fa apprezzare per la mole di dati, le notizie inedite svelate tramite un racconto affascinante e un ricco apparato iconografico arricchito da preziose cartoline d’epoca, molte delle quali provenienti proprio dalla collezione privata di Oliva.

La tradotta [dimostrativa della nuova tranvia elettrica Vestone-Idro] ha appena lasciato Lavenone e sta varcando il ponte sull’Abbioccolo, uno dei pochi tratti in sede promiscua della nuova tranvia (Da: Archivio S.I.A., ex Archivio fotografico Mario Bicchierai).

Gli anni d’oro del servizio tramviario bresciano

Se è nel 1840 che si dà vita alla prima tratta ferroviaria in Lombardia (la Milano-Monza), si dovette attendere il 1878 per assistere al viaggio inaugurale di un tram in regione (con la Milano-Gorgonzola-Vaprio). Nel bresciano nell’anno precedente viene presentata alla deputazione provinciale la prima domanda di concessione e di esercizio di una linea tranviaria, ambito che da lì in poi  non avrebbe conosciuto quasi soste nella sua evoluzione e nella sua crescita sia in fatto di viaggiatori sia per quanto riguarda la realizzazione di nuovi tratti.

Ad inaugurare il primo percorso dei tram (mezzo che avrebbero sostituito di lì a poco gran parte dei corrieri postali a cavalli, più noti come diligenze) fu la Brescia-Orzinuovi, aperta al pubblico il 1° giugno 1881 su una lunghezza di 29,2 km, distanza coperta in 2 ore e un quarto: “La folla che si recò in stazione per prendere la prima corsa – si legge nelle cronache del tempo – fu così numerosa che la società belga dovette prontamente predisporre una corsa bis”.

Nello stesso anno entrarono in servizio anche la Brescia-Rezzato, la Rezzato-Gavardo, la Gavardo-Vobarno e la Orzinuovi-Soncino. Nel 1882 è la volta dell’avvio della prima linea urbana del capoluogo che collegava la Stazione a Piazza Duomo: in poco meno di due anni furono ben 110 i chilometri di binari posati per l’espletamento del servizio tranviario.

Tratta importante fu la Brescia-Mantova-Ostiglia che percorreva il grosso centro di Montichiari: qui, tra l’altro, il 15 settembre 1944, si verificò il grave fatto di sangue con il mitragliamento del mezzo da parte di aerei anglo-americani nella località Trivellini, evento che cagionò la morte di 17 persone e il ferimento di molte altre, senza dimenticare episodi similari che ebbero luogo a Orzinuovi, Sant’Eufemia e presso l’istituto agrario Pastori a Brescia.

Dal boom all’inizio della fine

Ma come nasce e quali motivazioni sono sottese allo sviluppo di questo sistema di trasporto, di cui curiosamente si è tornati a parlare con insistenza ai giorni nostri?

Furono i belgi, già attivi in altri Paesi dove avevano maturato esperienza, a realizzare le prime linee di un mezzo moderno per i tempi e capace di spostare un buon numero di passeggeri: va detto che sul nostro territorio si sarebbero alternate nel corso degli anni svariate società nella gestione (tra le tante ricordiamo la “locale” Seb, società elettrica bresciana).

La trazione elettrica fece la sua comparsa il 20 gennaio 1907 sui poco meno di 10 km che separavano i capolinea di Brescia e Gussago, l’unica tratta peraltro con tensione a 600 V mentre tutte le altre furono realizzate a 1200 V. Oliva approfondisce la genesi di un trasporto che ha segnato l’economia, il commercio, la cultura, la cronaca, la quotidianità di milioni di bresciani e anche il tempo libero (grazie alle cosiddette corse speciali in vigore per un certo periodo), fino al 1954, quando, con la chiusura della Brescia-Travagliato, calò per sempre il sipario sui tram provinciali.

Negli anni Trenta si assiste alla prima “inversione” di rotta nello sviluppo tranviario: ben 12 infatti risultano le linee chiuse tra il Garda, la Valsabbia, la Valtrompia e la pianura, quasi la metà di tutte quelle sino ad allora attive: il tram si avviava a un mesto declino e il primo dopoguerra ne certificò la fine.

Foto del Palazzo Dabbeni, sede della S.E.B. e poi degli uffici dell’E.N.E.L. a Brescia. La motrice raffigurata è la nr. 1 del Gruppo 1÷4. L’originale della foto è stata pubblicata su «L’Illustrazione Bresciana» del novembre 1908 (Da: Archivio S.I.A., ex Archivio fotografico Mario Bicchierai).

L’uscita di scena di un simbolo del progresso ormai obsoleto

Le crisi economiche degli anni Venti, il netto calo dei volumi di merci e passeggeri, la cessazione di molte fabbriche che erano “alimento” e linfa del mezzo su rotaia, connessi a un’accelerazione dello sviluppo automobilistico e di fatto la concorrenza del trasporto su gomma, divenuto più rapido, resero il tram non più conveniente, fino a costringere a un cambio nella politica dei trasporti. Il tempo era ormai scaduto e a nulla valsero le pressioni, invero asfittiche e velleitarie, di alcune amministrazioni comunali che qua e là, a macchia di leopardo, insistettero per garantire in qualche modo una prosecuzione. Nel corso degli anni vennero così smantellati oltre 200 chilometri costruiti tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento.

Nelle pagine conclusive del volume sono inserite alcune testimonianze che narrano delle ultime corse dei tram, pagine che profumano di nostalgia e di un mondo presente ormai solo nella memoria dei più anziani o in fotogrammi ingialliti, patrimonio gelosamente custodito da appassionati.

“Dalle cronache dell’epoca – leggiamo in un passo – risulta che si svolsero (ndr, sulla linea Brescia-Gardone Valtrompia) molte ‘corse del congedo’, dove i viaggiatori salutavano il tram nella sua ultima giornata di servizio (…). Sulle elettromotrici furono posti dei mazzi di fiori (…). Quando il tram lasciò Brescia Porta Stazione per dirigersi alla rimessa di via Cassala, un ragazzo mise due candele su entrambe le rotaie”.

Si chiudeva così un capitolo importante nell’economia e nello sviluppo della nostra provincia. Ecco perché il volume di Oliva non può mancare nella biblioteca dei cultori di ferrovie e tranvie così come in quella dei semplici curiosi di questo mondo ai fini di una conoscenza di un pezzo di storia locale che ha viaggiato su rotaia portando con sé desideri, speranze, progresso e futuro.


Titolo: Tram extraurbani a Brescia. Dalla “Compagnie Générale” alla “Tranvie Elettriche Bresciane”
Autore: Mauro Oliva
Editore: Club Fermodellistico bresciano, Musil, Treni di carta, 2021

Genere: Storia dei trasporti

ISBN: 9788831949996

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