‘L’età dell’attesa’: un romanzo per raccontare la Valtrompia operaia negli anni agrodolci del boom

Cartolina raffigurante Sant'Apollonio (Lumezzane) negli anni '60

Recensione a cura di Roberto Bonzi per Brescia si legge

In quella semioscurità, diedi solo un’occhiata fugace alle figure degli operai allineati lungo la parete, seduti sui loro piccoli sgabelli, curvi e immersi nel vortice di nebbie polverose, fu come se la fatica collettiva si svelasse di fronte a me, disorientandomi. Capii che in quel laboratorio dove apparentemente si lucidavano cucchiai e forchette, gli uomini qualificati nell’idioma lumezzanese con vago dispregio “gli hpahulì” erano dediti a una “missione” pericolosa e faticosa, anche se derubricata a “umile mestiere”. Quel lavoro, in realtà, non era affatto ordinario: per ultimare le superfici di quei metalli fusi e stampati, oltretutto, bisognava convivere con polveri aggressive, con la sporcizia dei detriti che lasciava il segno ovunque, fuori e dentro di noi. Certo, in un primo momento, quel lavoro sembrò perfino adatto a me, ex contadino privo di qualsiasi cultura industriale, e ne fui contento.  

“L’età dell’attesa”, Enzo Bonetti, pp. 5

Una storia di amicizie, passioni e lotte di fabbrica, ambientata in un luogo – Lumezzane – emblematico eppure poco o per nulla affrontato con piglio letterario, per raccontare dall’interno la “rivoluzione industriale” che investì Brescia nel secondo dopoguerra.

Nel romanzo L’età dell’attesa. Amicizie, passioni e lotte di fabbrica (LiberEdizioni 2021 – acquista qui) il bresciano Enzo Bonetti, già autore per la stessa casa editrice di ‘La storia di Piero‘ (2016), racconta gli anni in cui la fabbrica divenne per molti bresciani il luogo in cui conquistare un futuro migliore dando voce a sogni, entusiasmi e disillusioni che hanno animato la Lumezzane degli anni ’60 e ’70

Un racconto corale che rivela una società complessa, sospesa tra voglia di riscatto ad ogni costo e rivendicazioni sindacali, tra vicissitudini personali e prese di coscienza di classe, raccontando uno spaccato significativo della Brescia operaia del passato ma anche la tensione universale tra lavoro e sfruttamento.

Abbandonare i campi per cercare fortuna nella nascente industria

La voce narrante è affidata a Gino, un quarantenne in cerca di riscatto che, alla fine degli anni Sessanta, abbandona il lavoro nei campi per cercare fortuna in una delle numerose aziende che stanno nascendo in Valtrompia. Da Bione, piccolo borgo della Valgobbia, al nuovo modello industriale di Lumezzane, il passo non è così breve. 

Nella piccola officina di smerigliatura del signor Del Barba, Gino conosce Gregorio, un diciassettenne che ha già una discreta esperienza come hpahulì e, nei primi tempi, lo inizia al mestiere.

Tra i due nasce una sincera amicizia che supera la differenza d’età e li vedrà attraversare fianco a fianco due decenni di grandi trasformazioni

Tra le contraddizioni di uno sviluppo industriale che brucia le tappe

Diversamente da tutte le altre valli bresciane che si andavano progressivamente spopolando, Lumezzane era in tumultuosa crescita, amplificata dal crescente bisogno di mano d’opera della sua industria manifatturiera. Il mio pensiero indugiava insistentemente sulla possibilità di trovare un lavoro da operaio. 

“L’età dell’attesa”, Enzo Bonetti, pp. 14. 

Protagonista del romanzo è la provincia bresciana tra gli anni Sessanta e Settanta con le sue realtà produttive a dimensione familiare, il profondo attaccamento al lavoro ma anche le contraddizioni di uno sviluppo industriale che brucia le tappe

Gino si muove infatti in un terreno dove di fatto non esistono regole e l’ansia di riscatto sembra giustificare ogni compromesso. Gregorio, invece, vive il turbamento della generazione successiva che non ha vissuto la guerra e, affacciandosi all’età adulta, rivendica un mondo senza più ingiustizie e soprusi. È lui ad avvicinarsi per primo alle organizzazioni sindacali e a trascinare l’amico in un rapporto sempre più “dialettico” con la realtà. 

Nella Brescia di allora, il lavoro si trovava attraverso il passaparola o suonando ai campanelli delle prime fabbriche ricavate in scantinati e capannoni di fortuna. Aziende in cui i sindacati quasi sempre non arrivavano e dove spesso vigeva il sistema del “cottimo”: tanto produci, tanto guadagni. Per persone come Gino e Gregorio l’alternativa era la rinuncia al futuro.

Attraverso i loro occhi, l’autore tratteggia con delicatezza una nuova presa di coscienza: più graduale in Gino; più impetuosa in Gregorio. Sono gli anni delle lotte sindacali che culmineranno con l’approvazione dello Statuto dei lavoratori del 1970. Il decennio successivo sarà quello del “riflusso” che arriverà a mettere in discussione buona parte di quelle conquiste ottenute. 

Le conseguenze dell’amore

Il sabato e la domenica, però, erano i giorni di libertà e Gregorio immaginò nuove mete, iniziò a esplorare luoghi sconosciuti. “La città non è il solito cortile di casa, è pieno di sorprese!”, mi disse più volte, convinto. In principio vagava senza meta, comunque ricordo che prediligeva il centro di Brescia, il bar Impero di piazza Vittoria, c’era anche il Florian in piazza della Loggia. A volte saliva al bar del Castello senza avere la minima idea di cosa cercasse… Eppure, per una fortuita circostanza… Un giorno di primavera dall’azzurro cielo soleggiato… – come diceva ogni volta che ne parlava – conobbe Ambra. 

“L’età dell’attesa”, Enzo Bonetti, pp. 44. 

L’età dell’attesa è un romanzo di formazione in cui la scoperta dell’amore, come sempre, è destinata a scompaginare le carte. Anche in questo, tra passioni, delusioni e nuove consapevolezze, Gino e Gregorio si specchiano l’uno nell’altro. Con il dipanarsi dell’intreccio, emergono le figure di Ambra, universitaria che studia a Milano dove partecipa al movimento studentesco, ed Emma, operaia che, contro ogni pregiudizio, si candida alle elezioni del consiglio di fabbrica

Il racconto diviene corale e rivela una società complessa in cui la medesima voglia di cambiamento poteva esprimersi in forme diverse, in apparenza anche molto distanti tra loro. Forse, come sembra suggerirci la voce di Gino, solo il tempo può mettere tutto nella giusta prospettiva. 

Lavoro e diritti tra passato e presente

Il viaggio a ritroso procede sul filo della memoria. Dopo anni di lotte, i sogni hanno lasciato il posto al disincanto. A chi ha attraversato quella stagione, resta il legame con i compagni di allora e il piacere di ritrovarli. 

L’età dell’attesa, però, non è un’elegia del tempo che fu. I toni pacati e riflessivi del protagonista non nascondono mai la durezza della sua vita da operaio, prima “a cottimo” e poi “in catena”, e le storture di un sistema nato senza contrappesi.  

Se il contesto politico di quegli anni può sembrare lontano, le vicende umane di Ambra, Emma, Gino e Gregorio raccontano in maniera universale quale sia la differenza tra lavoro e sfruttamento. Letto oggi, mentre braccianti, raccoglitori, riders e tanti altri invisibili lavorano in condizioni disumane nell’indifferenza di tutti noi, L’età dell’attesa di Enzo Bonetti è un romanzo di contraddizioni irrisolte.  


Titolo: L’età dell’attesa. Amicizie, passioni e lotte di fabbrica
Autore: Enzo Bonetti
Editore: LiberEdizioni 2021

Genere: Narrativa
Pagine: 240
Isbn: 9791280148131

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Roberto Bonzi

Nasce nel 1978 a Nuvolento. Fin da piccolo, ama la scuola alla follia: trascorre metà della giornata a leggere e scrivere, l'altra a convincere i compagni di non essere un secchione. Dopo la laurea in "Discipline economiche e sociali" all'Università Bocconi, inizia ad occuparsi di comunicazione, di fiere e di congressi. Nel frattempo, dopo una parentesi come vicesindaco e assessore all’istruzione e cultura del suo paese natale, continua a leggere e scrivere (Come lontano da Irene, 2010; Remigio ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la matematica, 2015; Centro Fiera del Garda. Nascita e sviluppo di un polo fieristico per la Lombardia orientale, 2017) e a spiegare in giro cosa non è.

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