“Santi Faustino e Giovita patroni di Brescia”: un nuovo volume edito da FCB per fare il punto sugli studi che riguardano origine e diffusione del culto

Era un secolo fa, il 1923, quando Paolo Guerrini pubblicava su Brixia Sacra […] il XIV volume della promettente rivista, intitolandolo, quasi fosse un numero monografico pur contenendo contributi diversi, I santi martiri Faustino e Giovita nella storia nella leggenda e nell’arte. Si era riproposto di colmare una lacuna della vivace produzione storiografica che aveva caratterizzato i decenni tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del nuovo secolo.

Angelo Baronio, Santi Faustino e Giovita patroni di Brescia. Origine e diffusione del culto, p. 13

Per la maggior parte dei bresciani, l’immagine dei Santi Faustino e Giovita è quella cristallizzata nello splendido affresco di Giandomenico Tiepolo, sulla parete sinistra del presbiterio della Chiesa di San Faustino: due giovani vestiti di lorica ed elmo che, brandendo la spada nella mano destra, irrompono nella selva di lance della battaglia che imperversa sotto le mura di Brescia. Fra i cadaveri di uomini e destrieri, con un gesto autorevole e spavaldo incitano i compagni sulle mura a muovere con loro contro un nemico attonito, mentre un vessillo si leva a celebrare la virtù di Brescia magnipotens, esempio di fedeltà e lealtà per le altre città.

Le circostanze che hanno portato alla nascita e diffusione del culto dei due santi e del loro legame con la città di Brescia sono dettagliatamente delineate dal corposo e documentatissimo volume di Fondazione Civiltà Bresciana, “Santi Faustino e Giovita patroni di Brescia. Origine e diffusione del culto(2023, acquista qui). Cento anni dopo l’intervento dell’allora giovane sacerdote Paolo Guerrini, il lavoro si pone l’obiettivo di fare il punto sugli studi che si sono succeduti nel corso del Novecento sulla figura dei due santi, a dimostrazione dell’interesse che sempre suscitano, nonché di aggiornare i dati delle conoscenze. Il tutto grazie a un fresco esame delle fonti e all’analisi di testimonianze archeologiche poco indagate relative alla basilica di San Faustino ad sanguinem. Il lavoro, a cura di Angelo Baronio con la collaborazione di Enrico Frosio, si avvale del contributo di diversi studiosi che qui ricordiamo: Gianni Bergamaschi, Francesca Brizzi, Diego Cancrini, Carlo Ebanista, Dario Gallina, Simona Gavinelli, Mario Iadanza, Monica Ibsen, Maurizio Marchini, Clara Polacchi, Marco Rizzi e Marco Sannazzaro.

La prima sezione dell’opera è opportunamente dedicata alla disamina delle fonti, in primis la Legenda Maior, con la riproduzione anastatica del Manoscritto 14 (Ms. Fè. 14) del fondo Fè d’Ostiani della Biblioteca Queriniana. La Legenda è contenuta in un voluminoso passionario da altare, a noi pervenuto protetto da una importante legatura settecentesca in pergamena rigida. Il passionario, che denota il taglio bresciano della sua genesi in quanto raccoglie al proprio interno anche le passiones di Santa Giulia e di Sant’Afra, racconta la vicenda dei due giovani santi e martiri, così come, con ogni probabilità, si andò affermando in età carolingia: Faustino e Giovita, nobili fratelli bresciani, percepiti dalle autorità locali come pericolosi propagatori del cristianesimo in città e discapito del culto imperiale, vengono incarcerati insieme ad Afra, moglie di Italico, il loro principale accusatore (ucciso però dalle stesse fiere che aveva aizzato contro i due fratelli). Come tradizionale nella struttura di questi racconti agiografici, la storia prosegue con il racconto delle avventure prodigiose dei due santi, in viaggio in diverse città italiane (Milano, Roma, Napoli): qui Faustino e Giovita incontrano altri personaggi che, attratti dal loro carisma, decideranno di abbracciare la vera fede scegliendo la strada del martirio. Tornati a Brescia, dopo mille peripezie, i due eroi di Cristo consegnano l’ultima testimonianza del loro coraggio e della loro fede, andando incontro alla decollazione sulla via Cremonensis.

Particolarmente interessante nel volume è la ricomposizione della tradizione manoscritta che ruota attorno alla Legenda, nonché la ricostruzione delle vicende delle prime edizioni a stampa della stessa;  in particolare, i volgarizzamenti si susseguirono a partire dall’editio princeps licenziata da Battista Farfengo nel 1490 con l’esplicito intento di offrire materia di meditazione “litteratis pariter et illitteratis”, sia alle persone colte sia a quelle che non conoscevano il latino, ma che desideravano, comunque, venire a conoscenza della storia edificante dei due martiri bresciani, sull’onda dell’entusiasmo suscitato dalla loro presunta apparizione in occasione dell’assedio del 1438.

La seconda sezione del volume si concentra sulle circostanze, fra archeologia e storia, delle origini e della diffusione del culto, nonché della nascita del patronato cittadino. Veniamo così a sapere che le prime notizie certe del culto dei due santi sono riconducibili alla decisione del bresciano Petronace di portare con sé la reliquia del braccio di Faustino e di collocarla nella chiesa del monastero di Montecassino, nella prima metà dell’ottavo secolo. L’inserzione dei martiri Faustino e Giovita nel contesto ecclesiale e urbanistico di Brescia può essere fatta risalire al vescovo Anfridio che nell’816 avviò la costruzione della basilica dove ne vennero traslati i corpi. Il suo successore Ramperto diede una svolta decisiva al culto, in sostituzione a quello precedente del protovescovo bresciano Filastrio, istituendo una specifica indulgenza per chi avesse visitato la basilica in occasione della loro festa.

Angelo Baronio ipotizza, comunque, che in città, il sentimento di immedesimazione dei bresciani dovette maturare assai precocemente, se non nella figura di entrambi, senz’altro verso quella di Faustino, “cui fu accordata dai fedeli, forse per la sua condizione di presbiter, una maggior importanza”. A questo proposito, un episodio narrato da Gregorio Magno attesta la presenza a Brescia, già nel VI secolo, di una classe dirigente che riconosceva nella basilica di San Faustino, riconosciuta dunque come prestigioso edificio di culto, un luogo che suggellasse il proprio ruolo di prestigio in città. A Brescia muore il patrizio bresciano Valeriano, uomo che nella sua vita era stato “leggero e licenzioso”. Nonostante il suo comportamento, il vescovo della città, probabilmente Cipriano, verosimilmente dietro congruo compenso, aveva accettato di seppellirne il corpo nella chiesa di San Faustino ad sanguinem. La notte successiva, il martire apparve al custode della basilica, invitando a comunicare al vescovo la necessità di rimuovere quella spoglie “puzzolenti” dal luogo sacro, avvisando che, se non l’avesse fatto, il presule sarebbe morto. L’avvertimento rimase inascoltato, nonostante il santo comparisse altre due volte al custode. Alla fine, una sera il vescovo, che godeva di ottima salute, si coricò e non si risvegliò più.

Fra queste e mille altre affascinanti notizie, il volume passa poi a esaminare le testimonianze epigrafiche provenienti dal sito della chiesa di San Faustino ad sanguinem e quindi a illustrare la geografia del culto nell’Alto Medioevo in diverse aree della penisola: in Italia Settentrionale, nella Tuscia, nel Mezzogiorno.

Va rilevato che, se il pregio principale del lavoro è costituito ovviamente dalla scientificità degli studi che propongono una visione quanto mai completa sulle vicende legate al culto dei due santi patroni, il volume esce in un’edizione particolarmente curata anche dal punto di vista editoriale, presentandosi in un formato ampio, che agevola la lettura, corredato e arricchito da un apparato iconografico nitido e vario. Tutte caratteristiche che rendono la pubblicazione di Civiltà Bresciana un’opera da biblioteca, destinata a diventare nei decenni a venire un punto di riferimento per gli studi di storia bresciana.


Titolo: Santi Faustino e Giovita patroni di Brescia. Origini e diffusione del culto.
Autore: AA.VV.

Curatori: Angelo Baronio, Enrico Frosio
Editore: Fondazione Civiltà Bresciana, 2023

Genere: Saggio storico
Pagine: 475
ISBN: 9788855901451

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Silvia Lorenzini

Bresciana, laureata in Lettere Classiche presso l'Università di Pavia. Ha trascorso anni a girovagare fra la Germania e l'Inghilterra per ragioni di studio, di lavoro e di amore. Dal 2005 insegna Italiano e Latino in uno dei licei cittadini. Appassionata di storia locale, adora la montagna, la musica, i libri e non saprebbe vivere se le mancasse anche solo una di queste tre cose.

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