Cinquant’anni di industria e ambientalismo nel saggio dei bresciani Ruzzenenti e Poggi

Recensione di Chiara Padula per Brescia si legge

Sconfiggere il “negazionismo” ambientale del “Supersistema” è un’impresa improba e di lunga lena, ma indispensabile perché la giustizia ambientale si possa affermare pienamente, perché la crisi ecologica non sia più rimossa e venga ripreso quel percorso virtuoso che mezzo secolo fa la “primavera ecologica” aveva indicato

“Primavera ecologica mon amour. Industria e ambiente cinquant’anni dopo”, di Pier Paolo Poggio e Marino Ruzzenenti

Ricorderete come l’umanità, poco prima di essere rapita dalla pandemia, si sia resa improvvisamente conto di correre a velocità vertiginosa in direzione di un baratro, il disastro ecologico e, addirittura, la possibile estinzione. Abbiamo provato costernazione di fronte alla verità scientifiche finalmente emergenti con forza grazie ai movimenti giovanili, riacquistando consapevolezza: in fondo era evidente, qualcosa non quadrava. Si continuava a consumare, consumare e ancora consumare, ma dove finivano le montagne di spazzatura prodotte? Abbiamo spostato sotto al tappeto i nostri rifiuti per decenni, abbiamo sversato sostanze chimiche velenose nell’ambiente per decenni. Ora la natura chiede il conto. 

A chi non si rassegna né al negazionismo, né al fatalismo apocalittico, può certamente interessare il nuovo saggio di Marino Ruzzenenti e Pier Paolo Poggio, “Primavera ecologica mon amour. Industria e ambiente cinquant’anni dopo” (Jaca Book, 2020 – acquista qui). Una lettura che riesce a conciliare rigore, accuratezza e scorrevolezza, e che affronta cinquanta anni di ambiente e di industria partendo dal risveglio che già negli anni settanta mostrò nitidamente all’umanità (senza però sortire effetto) che il modello economico basato sui fossili, sulla crescita illimitata, sul continuo degrado delle risorse naturali e sullo sfruttamento dei «dannati della terra» non avrebbe avuto futuro.

Pubblicato da Jaca Book, storico editore milanese specializzato nella saggistica engagé, il saggio è frutto del lavoro di due studiosi militanti attivi e conosciuti a Brescia: Marino Ruzzenenti, storico e militante ecologista particolarmente noto a Brescia per i suoi libri sulla storia della Caffaro e sulla gestione dei rifiuti, e Pier Paolo Poggio che – tra le altre cose – è direttore della Fondazione Michieletti.

L’atteggiamento dello struzzo

L’auto-colonizzazione è il processo di sfruttamento e monetizzazione dell’ambiente e delle risorse naturali che ha contraddistinto il miracolo economico, fedele a un modello che sollevava le imprese dai costi ambientali scaricandoli sui lavoratori e sulla collettività, sulla natura e sul patrimonio ambientale.

Per decenni, politici e industriali hanno pertinacemente negato l’evidente insostenibilità di tale modello ed hanno soffocato il  grido di allarme degli scienziati e dagli intellettuali che hanno reso possibile la “primavera ecologica” in Italia e nel mondo, riuscendo così a far scendere la questione ambientale nella classifica delle priorità governative e dei temi caldi del dibattito pubblico.

E’ infatti solo a causa dell’atteggiamento dello struzzo a cui molte generazioni sono state educata che accogliamo oggi con stupore quanto era già perfettamente noto negli anni sessanta e settanta.

La primavera ecologica degli anni sessanta e settanta

Ed è forse proprio questo il principale merito del libro di Ruzzenenti e Poggio: mostrare come – quando parliamo di catastrofe ambientale – non parliamo di una scoperta recente, ma di qualcosa che era stato già descritto e portato all’attenzione pubblica mezzo secolo orsono.

“Primavera ecologica mon amour” riassume le tappe più significative dell’ambientalismo, a partire da opere come Silent Spring, con cui Rachel Carson denunciò la scomparsa dei pettirossi avvelenati dai lombrichi al DDT, passando per Il Cerchio da chiudere, con cui Barry Commoner anticipava i principi dell’economia circolare già nel 1971, e per il “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, lo studio pubblicato dal 1972 dal Club di Roma che dimostrò come la crescita economica non avrebbe potuto continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta.

Per arrivare alla crisi petrolifera del 1973, al periodo dell’austerità ed alla figura di Enrico Berlinguer, apparentemente unico politico italiano consapevole della crisi strutturale del sistema produttivo improntato allo spreco dissennato e individualista

La Leonessa dei disastri ambientali

Il saggio di Ruzzenenti e Poggio riguarda il pianeta intero e l’Italia in particolare, ma mostra – non tanto per il legame con Brescia che i due studiosi hanno ma per motivi oggettivi – un occhio di riguardo per la nostra città. Nel disastro italiano, infatti, Brescia spicca purtroppo come campionessa e vittima particolarmente rappresentativa a causa del sito di interesse nazionale Caffaro.

Anche in questo saggio, gli autori non possono quindi esimersi dal raccontare le principale tappe di questo dramma bresciano: dalla nascita dell’impianto, fino alle recenti  vicende processuali. Solo grazie alle pressioni dell’UE e  in seguito alle proteste di comitati di cittadini consapevoli dei propri diritti violati,  le autorità e istituzioni italiane  hanno fatto i primi importanti passi verso il cambiamento. Anche a livello giudiziario sembrano vedersi le prime luci all’orizzonte. 

Una priorità ancora aperta

Occorre chiarire al più presto cosa è stato fatto, chi sono i responsabili e dove vogliamo andare.

Le lodevoli iniziative di volenterosi cittadini che quotidianamente si sforzano di modificare le proprie abitudini e alleggerire la propria impronta ecologica sono insufficienti di fronte a un modello industriale  che preferisce affidarsi al green washing per continuare a scaricare sulla salute dei cittadini e dell’ambiente i costi dei propri profitti.

Sono urgenti azioni di protesta collettiva organizzate che facciano rete, come il Coordinamento nazionale dei siti contaminati, supportata dall’associazione di informazione civica Cittadini Reattivi, animata da Rosy Battaglia, regista del documentario sulle lotte ambientali a Brescia “Io non faccio finta di niente”, disponibile in rete. 

Istanze a cui questo bel saggio di Ruzzenenti e Poggio, avvincente e completa panoramica della marcia che ha portato l’Italia a rincorrere un modello di sviluppo in contraddizione non solo con la propria vocazione di Bel Paese ma anche con gli invalicabili limiti della natura, può sicuramente fornire argomenti e ispirazione.


Titolo: Primavera ecologica mon amour. Industria e ambiente cinquant’anni dopo
Autore: Pier Paolo Poggio e Marino Ruzzenenti
Editore: Jaca Book

Genere: Saggio
Pagine: 192
Isbn: 9788816416345

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