“Tutti i fiori della mia estate”: una storia di perdono e crescita personale nella cornice dei monti bresciani nel romance edito da Piemme

“Non sono più tarassaco, ancorato alla terra in cui cresce: sono diventata un soffione, libera nel vento, che ancora non sa dove fioriranno i suoi semi.”
G. Anna, “Tutti i fiori della mia estate”, p. 218
Matilde sa bene cosa vuole dalla sua vita, ha un buon fidanzato e una migliore amica che ama alla follia. Ma, in una calda giornata di Agosto, la sua vita viene sconvolta dalla notizia della morte della madre: Petra, esperta botanica, che ha preferito amare le piante piuttosto che la figlia, abbandonandola e sparendo nel nulla per anni.
Matilde si trova costretta quindi a raggiungere Nardovino, un paese di montagna (il nome è di fantasia) abbarbicato fra i monti bresciani per i funerali. È proprio qui che i suoi piani vengono stravolti: la natura risveglia in lei emozioni soffocate e ricordi offuscati dalla rabbia. Matilde si ritrova così costretta ad affrontare il dolore per un lutto che la colpisce più duramente di quanto pensasse, affrontando un vero e proprio viaggio interiore, nel quale comprensione, accettazione ma, soprattutto, amore rappresentano le uniche bussole per orientarsi fra gli imprevedibili sentieri della vita. E, come se non bastasse, a destabilizzare l’equilibrio precario delle sue convinzioni, si intromette lo scorbutico e affascinante Eric, con il quale instaura inizialmente un rapporto di odio influenzato da pregiudizi che il tempo e la sincerità tramuteranno in qualcosa di più profondo e travolgente.
G. Anna è lo pseudonimo di Giada Guerreschi e Anna Pace: amiche e lettrici appassionate di viaggi e fiori, karaoke e gatti, credono nelle storie d’amore autentiche, senza però disdegnare i fantasy. “Tutti fiori della mia estate” (Piemme, 2024), il loro romanzo d’esordio, è una lettura ideale per giovani adulti alla ricerca di sé stessi e della propria identità.
Quando la natura risveglia la vera essenza
“… ho abbandonato la natura perché parlarne mi faceva male. È solo da quando sono a Nardovino che ho rincominciato a osservarla e sento che, in qualche modo, sta estirpando l’erba cattiva dal mio cuore.”
G. Anna, “Tutti i fiori della mia estate”, p. 182
Matilde è cresciuta a Milano e forse a quella città deve in parte la sua personalità spocchiosa e mondana. Allo stesso tempo, Matilde ha le idee molto chiare sul suo futuro e degli obiettivi già decisi: superare l’esame di ammissione alla facoltosa università di Harvard per studiare economia e seguire le orme del padre. Quando riceve la notizia della morte della madre, Petra, ne rimane tuttavia stranamente sconvolta: quella donna l’ha abbandonata da parecchio tempo per inseguire la sua carriera e non si meriterebbe forse le lacrime della figlia.
Con la morte della madre, Matilde si trova quindi costretta a raggiungere Nardovino, un piccolo borgo (di fantasia) fra i monti bresciani, nel quale la donna ha vissuto all’oscuro della figlia e dell’ex marito negli ultimi anni, concentrandosi nelle sue ricerche da botanica. Arrabbiata e impaziente, la ragazza ha inizialmente l’unico scopo di tornare a casa il prima possibile, scocciata che la morte di quella donna, ormai sconosciuta, possa aver sconvolto il suo animo più profondamente di quanto voglia ammettere.
Arrivata a Nardovino, Matilde si trova tuttavia a affrontare una situazione ancora più perturbante: in quel paese disperso nel nulla, gli abitanti sono all’oscuro del fatto che la madre avesse una famiglia, e nutrono nei confronti della madre, descritta come una donna perfetta e ricca di fascino, una sorta di venerazione.
Matilde si trova così costretta a fronteggiare il turbinio di emozioni che un evento così traumatico implica. Seppur lei sia convinta di non provare più nulla per Petra, si ritrova invece sconvolta nel dover affrontare un lutto tanto inatteso quanto spietato. Crudele non nel suo essere, quanto nel carico emotivo che si porta appresso: ogni certezza sfuma e il sapore amaro dei ricordi s’insinua nel suo presente, risvegliando dentro di sé emozioni che per tanto tempo ha cercato di rifiutare e dimenticare.
Quel piccolo borgo incastonato fra i monti, in cui dialetto bresciano e sagre estive ne armonizzano il contesto, si rivela essere inevitabilmente la chiave per aprire la porta della sua vera essenza.
All’ombra dei fiori, l’amore
“ In quel bosco è come se il tempo si fosse fermato, la natura era in attesa che noi sbocciassimo.”
G. Anna, “Tutti i fiori della mia estate”, p. 139
La natura, nello specifico, i fiori rappresentano anche il collante dell’attrazione fra Eric e Matilde.
Un rapporto agrodolce che sboccia lentamente ma che non appena si schiude, profuma e risplende.
Il pregiudizio è nemico della verità e lo sa bene Eric che, profondamente legato a Petra, incolpa Matilde della negligenza nei confronti della madre nel non essere mai andata a trovarla. Inizialmente schivo e rude, con l’accento bresciano profondamente marcato, non appena scopre dell’abbandono della donna nei confronti della figlia, la sua visione sulla ragazza cambia radicalmente e riesce a vedere la realtà senza paraocchi limitanti.
Eric trova in Matilde una dolce compagnia ma soprattutto una persona con cui aprirsi liberamente e parlare della sua vera passione, ritrovando la speranza che da tempo aveva perduto.
Matilde, grazie ad Eric, riesce invece a scovare la verità in sé stessa e dietro all’abbandono della madre, ritrovando la strada e tracciando un nuovo sentiero verso la vetta che mostra il suo futuro.
Un romance che parla dell’importanza del perdono e degli affetti
La storia raccontata in “Tutti i fiori della mia estate” è raccontata da due punti di vista differenti, alternati tra loro: quello di Matilde, e quello di Eric. Così come due sono, come detto, le autrici del libro.
Con uno stile di scrittura semplice, riflessivo e a tratti poetico, la storia di Giada e Anna ci insegna che è proprio il perdono il navigatore essenziale per ritrovare la strada perduta. Disorientarsi è una tappa necessaria da affrontare per crescere e ognuno la vive a modo suo: per Matilde, il lutto è il seme del suo fiore, mentre per Eric, la ragazza, la sua lucciola nella notte. Allo stesso tempo, il romanzo insegna come sia essenziale circondarsi di amicizie e di relazioni che innaffino l’essenza e che aiutino a sbocciare: trovare un proprio villaggio, fosse anche un paesino disperso fra i monti bresciani, può essere sicuramente d’aiuto.

Titolo: Tutti i fiori della mia estate
Autore: G. Anna (Giada Guerreschi e Anna Pace)
Editore: Piemme, 2024
Genere: Romance Young Adult
Pagine: 304
ISBN: 978-8856695069