Natale Bonardi e i ricordi di una vita: le memorie di un padre raccolte dal figlio Massimo per non dimenticare

Questo volume […] nasce dalla tenace volontà di Massimo Bonardi di raccogliere le memorie del padre Natale perché non naufraghino nell’infinito mare della dimenticanza.

Albertini e Quaresmini – ‘Ricordi di una vita’ – seconda di copertina

Una biografia famigliare, dal gusto intimo, arricchita da molte testimonianze fotografiche, è il libro curato da Alberto Albertini e Giovanni Quaresmini dal titolo “Ricordi di una vita. Ero quello che non diceva mai no”, memoir di Natale Bonardi edito da Compagnia della Stampa. Si tratta di un libro che potremmo definire una sorta di diario orale, prettamente in forma di intervista, raccolto prima in lingua dialettale e poi tradotto (mantenendo però molte espressioni intraducibili), che si snoda senza un filo tematico principale, in un susseguirsi di ricordi che inseguono la logica naturale dell’ordine cronologico.

Nato a Peschiera di Montisola nel 1934, Natale Bonardi, detto “Castelà” (forse custode del castello?), ha passato la sua intera vita, quasi un secolo, sulle sponde del lago d’Iseo. Le sue memorie diventano, in realtà, il pretesto per raccontare un’epoca andata, con le sue persone, i suoi luoghi, i suoi mestieri… tutto un mondo che è stato fissato con l’inchiostro, prima che il suo ricordo svapori nell’oblio del tempo. Il mondo di un uomo comune, di vita umile, ancora appartenente all’epoca della millenaria civiltà contadina.

Tenero il riferimento alla sua pagella di scuola elementare, datata 1945, in cui spicca il dieci in condotta e il dieci in aritmetica, tra tanti sette e otto.

Io ho fatto la quinta a Sulzano, perché a Peschiera c’era fino alla quarta. O partire da Peschiera… e andare a Siviano a piedi oppure traghettare a Sulzano. Mi sono detto: ‘meglio andare a Sulzano che è un po’ più corta.’ Bisognava guadagnarsi anche la scuola. Per andare a fare la quinta, a quei tempi era quella valida. Non c’era nulla di gratuito, bisognava lavorare. Che triste, però la maestra Morisi di Iseo mi voleva bene, perché a fare i calcoli ero capace. Mi dava i compiti ma io li facevo ancora a scuola, prima di uscire. La maggior parte erano compiti di aritmetica, li svolgevo velocemente. A casa non avevo molto tempo di fare i compiti, dovevo andare in campagna!

Albertini e Quaresmini – ‘Ricordi di una vita’ – pag. 29

I capitoli, una trentina, sono punteggiati di paragrafi brevi o brevissimi, ciascuno aperto da un significativo titolo che ne anticipa i contenuti: “Lo zio Tommaso era stato in Russia”, “Le capre scavalcavano il muro ed entravano nell’orto”, “Le avventure con la cavalla Irma dissetata col vino”, sono solo alcuni esempi che rendono bene l’idea dell’atmosfera che pervade il libro. Il testo è scorrevole, fatto di corti periodi che in molte inflessioni tradiscono l’origine dialettale.

Dopo la quinta elementare, Natale Bonardi va a fare il contadino per suo padre, poi alle dipendenze di un “padrone” come bracciante (el famèi), accudendo due vacche e un mulo, fin dalle cinque e mezza del mattino. Natale ricorda che “il mulo scalciava moltissimo”. E così via discorrendo, tra un ricordo e l’altro, si percorre una vita (soprattutto l’infanzia e la giovinezza) fatta di aneddoti molto piacevoli da leggere, anche se a volte tratteggianti una realtà amara, difficile, ma allo stesso tempo felice e, soprattutto, pregna di una disarmante genuinità.

Il libro si chiude con le interviste alla madre e alla sorella di sua moglie, dalle quali emerge ad esempio la storia del suo presunto avo garibaldino Carlo Bonardi, oltre che cenni storici sulla famiglia e l’albero genealogico.

Alla fine… abbiamo lavorato tanto. Adesso siamo qui in bilico… Cosa vuoi fare, l’importante è essere vivi. Però ogni volta perdo le forze, e qualche volta mi arrabbio perché a guardare i ricordi che ho mi sento un prigioniero qui

Albertini e Quaresmini – ‘Ricordi di una vita’ – pag. 148

Arricchiscono il volume tante note esplicative a piè di pagina, molte illustrazioni fotografiche, cartoline e documenti ben inseriti, lintroduzione di Paola Pasini e la postfazione di Rosarita Colosio.

Il figlio di Natale, Massimo Bonardi, coadiuvato dai curatori Alberto Albertini e Giovanni Quaresmini, e da Omar Mazzucchelli, ha ovviamente dedicato la pubblicazione alla memoria del padre con le parole: “I tuoi insegnamenti e la tua visione continueranno a guidarci. Grazie papà!”

Nel filone dei saggi storici di carattere biografico, o dei diari personali, “Natale Bonardi” è certamente un libro originale, nella forma come nei contenuti. 160 pagine di agile lettura, consigliabile a tutti.


Titolo: Ricordi di una vita. Ero quello che non diceva mai no
Autore: Natale Bonardi
Curatori: Alberto Albertini e Giovanni Quaresmini (a cura di)
Editore: Compagnia della Stampa Massetti Rodella, 2024

Genere: Memoir
Pagine: 160
ISBN: 9788884869807

Piero Galli

Raffaele Galli, detto Piero, è nativo di Brescia, classe 1976. Laureato in architettura al Politecnico di Milano, ha proseguito gli studi conseguendo una seconda laurea presso l’Accademia di Brera. Appassionato d’arte e artista poliedrico, ha al suo attivo undici libri e numerose pubblicazioni di minore entità, saggi ed articoli, oltre ad una settantina di partecipazioni a conferenze e convegni. Insegnante di Discipline geometriche e Design presso l’Istituto Tartaglia-Olivieri di Brescia, collabora quotidianamente, come ricercatore, con l’Associazione Nazionale della Polizia di Stato. Regista e autore, teatrale e cinematografico, ama comporre in autonomia le colonne sonore delle sue opere. Ogni quindici giorni, il martedì sera, conduce una trasmissione radiofonica di cinema e musica sull’emittente “antagonista” Radio Onda d’Urto. Tra i fondatori, è direttore artistico del Festival Intercomunale di Cinema Amatoriale di Brescia, che nel 2024 è giunto alla 25^ edizione.

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