“Il nazista e il ribelle”: sulle tracce di una ferita mai rimarginata nella Val Camonica occupata

Recensione a cura di Roberto Bonzi per Brescia si legge

Grazie all'”umanità” e alla “normalità” di Maraun, la catastrofe della guerra ci appare allora ancora più terribile.

“Il nazista e il ribelle. Una storia all’ultimo respiro”, Andrea Cominini, p. 400

Un’indagine indigesta, che racconta il dramma dell’occupazione nazista in Val Camonica e le ferite mai rimarginate mostrando il male della guerra nella sua sconcertante banalità.

“Il nazista e il ribelle. Una storia all’ultimo respiro” (acquista qui), scritto da Andrea Cominini ed edito dal prestigioso editore Mimesis per la collana Passato prossimo (prefazione dello storico Mimmo Franzinelli), è un lavoro avvincente e documentato frutto di ben nove anni di ricerche d’archivio e sul campo svolte tra la Val Camonica e la Germania. Un saggio storico importante, che restituisce le esistenze dell’eroe partigiano Bortolo Bigatti e dell’ufficiale nazista Werner Maraun raccontando attraverso di loro ciò che accadde in Val Camonica nel 1945, ma anche ricostruendo le biografie dei due protagonisti nella loro reale complessità senza sciogliere tutti i dubbi, ma non eludendone alcuno.

Un ricordo d’infanzia e nove anni di ricerche

Parte da un ricordo d’infanzia, “Il nazista e il ribelle”. Nelle pagine iniziali, l’autore, ricercatore e docente di Lingue e Letteratura straniera nella scuola secondaria di secondo grado, rievoca le giornate trascorse nella casa dei nonni a Esine, paese bresciano della Valle Camonica. A renderle indimenticabili, i racconti del nonno Luigi Federici che, di tanto in tanto, accettava di tornare sulle vicende dolorose della seconda guerra mondiale, da lui vissuta nel 5° Reggimento Alpino – Battaglione Edolo.

Una in particolare si imprime nella memoria di Andrea Cominini, quella di un ufficiale tedesco, noto a tutti come Marào, ucciso brutalmente dalla folla in piazza Garibaldi, a Esine, il 28 aprile 1945. Luigi Federici è tra i passanti che assistono per caso alla scena e ricorda che l’uomo “teneva le mani vicine al cuore e tra di esse stringeva una fotografia di famiglia, la mostrava alla popolazione inferocita, chiedeva pietà”. “I didìa che l’ia chel che l’ia mahàt al poer Móha! Però i ghia mia de copàl a chela fòda lé!”, ripeteva sempre al nipote. (Si diceva che fosse colui che ammazzò il povero Móha! Ad ogni modo, non avrebbero dovuto ucciderlo in quella maniera!).

Móha è il soprannome di Bortolo Bigatti, giovane partigiano delle Fiamme Verdi, assassinato appena due mesi prima in quella stessa piazza Garibaldi, a seguito di una retata nazifascista guidata dal maresciallo Marào.

Mosso da questo ricordo d’infanzia, Andrea Cominini ha dedicato nove anni di ricerche ad uno degli episodi più noti dell’occupazione nazista e della Resistenza in Valle Camonica, attingendo ad una pluralità di fonti originali, alcune del tutto inedite. Il risultato è un’analisi profonda e meticolosa che accantona ogni manicheismo di comodo in favore di una visione più complessa, fatta di contraddizioni e chiaroscuri.

Werner Maraun e Bortolo Bigatti

Il libro inizia col tracciare un profilo accurato dei due protagonisti, quelli che la vulgata popolare aveva ribattezzato Marào e Móha. Il carnefice e la vittima. Il nazista e il ribelle. Il vero nome del primo è Werner Maraun, maresciallo della Wehrmacht, una figura che ebbe un ruolo chiave nell’occupazione nazista in terra bresciana; il secondo è Bortolo Bigatti, esinese, quinto di sei fratelli, giovane partigiano delle Fiamme Verdi.

Nel passaparola dei sopravvissuti ma anche nelle pubblicazioni di storia locale, il nome di Werner Maraun per anni è stato storpiato in diversi modi. Cominini procede in una ricostruzione accurata delle sue origini, identificando per prima cosa il luogo di sepoltura, il cimitero di guerra germanico di Costermano in provincia di Verona. Grazie ad una serie di ricerche presso archivi ed enti tedeschi, risale all’indirizzo dove Maraun abitava nel 1938 e riesce a contattare la figlia Hannah che ha continuato a vivere nella casa di famiglia. Ha inizio una fitta corrispondenza che presto diventa una sincera amicizia, interrotta solo nel 2019 su richiesta della stessa Hannah, ormai sopraffatta dal dolore che risvegliavano in lei i vecchi ricordi e le nuove scoperte sugli ultimi anni di vita del padre.

Grazie al suo supporto, Cominini ha avuto accesso a testimonianze e documenti inediti che gli hanno consentito di ricomporre con precisione la carriera militare di Werner Maraun e i suoi spostamenti sul fronte orientale nell’Europa attraversata dalla guerra fino all’assegnazione in Italia. Vengono così smentiti in maniera pressoché certa alcuni falsi miti, su tutti la sua appartenenza alle SS. Inquadrato nella Wehrmacht, Maraun si distinse nell’attività che oggi definiremmo di intelligence, grazie anche ad una notevole predisposizione per le lingue. Durante la permanenza in Valle Camonica, ebbe un ruolo di primo piano nel controllo del territorio e nella lotta alla resistenza partigiana, prendendo parte a numerose iniziative di repressione brutale come quella in cui perse la vita, a vent’anni ancora da compiere, Bortolo Bigatti.

Nel ricostruire la figura di quest’ultimo, il libro prende in esame, ancora una volta, una pluralità di fonti. La morte tragica di Bortolo Bigatti ha avuto una certa eco nella memoria collettiva locale ed è richiamata in numerosi documenti. Cominini li integra con testimonianze inedite dei sopravvissuti, di amici e parenti, cercando di delineare l’indole e il carattere di un ragazzo all’epoca molto conosciuto in paese. Da esinese, ha dalla sua la consuetudine con l’ambiente in cui è nato e cresciuto ma soprattutto l’abilità nel trattare le fonti con il massimo rigore, senza lasciarsi mai fagocitare dal mito.

In questo modo la figura di Bortolo Bigatti, partigiano coraggioso, quasi irruente e spesso poco incline alla disciplina, è restituita a tutto tondo, senza semplificazioni o compromessi. Forse, proprio per questo, emerge più viva che mai.

La parte centrale dell’opera si concentra sui due episodi chiave. L’assassinio di Bortolo Bigatti e l’uccisione di Werner Maraun vengono ricostruiti nel dettaglio, chiarendo molti degli aspetti rimasti per anni nell’ombra, grazie a nuove testimonianze documentali e ad una visione d’insieme che è sempre mancata.

Il libro è corredato da numerose fotografie d’epoca che ritraggono i protagonisti della Resistenza e i luoghi chiave degli avvenimenti. Oltre a documentare la presenza militare tedesca in Valle Camonica, Cominini ha raccolto immagini inedite dalla Germania degli anni ’30 dove il maresciallo Werner Maraun aveva radici e famiglia.

La storia non ha nascondigli: un’indagine indigesta

Attraverso il racconto in parallelo delle vite di Bortolo Bigatti e Werner Maraun, Andrea Cominini indaga la natura della presenza nazista in Valle Camonica, il peso della Repubblica Sociale Italiana e quella zona grigia in cui i rapporti di connivenza e delazione erano all’ordine del giorno. Ciò aiuta a comprendere quanto l’occupazione nazifascista abbia lacerato a fondo intere comunità, lasciando ferite che in molti casi nemmeno il tempo ha saputo rimarginare.

A fare da contraltare, ci sono le dinamiche della Resistenza e della lotta partigiana che vengono analizzate con scrupolo, senza mai indulgere nell’agiografia. “Il nazista e il ribelle” dimostra quanto le ricerche di storia locale siano in grado di fornire chiavi di lettura preziose.

La storia, anche nei suoi risvolti più tragici, ha per protagonisti degli esseri umani. Ciò non ha nulla di confortante: coloro che in determinate condizioni arrivano a compiere crimini atroci possono essere, al contempo, buoni mariti, padri premurosi, talvolta amanti dell’arte e della filosofia. Il male non è mai commesso da mostri, ma da persone normali, in tutto e per tutto “vicine a noi”. È questo l’”arido vero” a cui Il nazista e il ribelle non si sottrae.

Andrea Cominini restituisce le esistenze di Bortolo Bigatti e Werner Maraun alla loro reale complessità, anche a costo di apparire “indigesto”. Non scioglie tutti i dubbi, ma non ne elude nessuno. E ciò che il mosaico finale rivela è il male della guerra nella sua sconcertante banalità.


Titolo: Il nazista e il ribelle. Una storia all’ultimo respiro
Autore: Andrea Cominini
Editore: Mimesis (2020)

Genere: Saggio storico
Pagine: 446
Isbn: 978-8857571089

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Roberto Bonzi

Nasce nel 1978 a Nuvolento. Fin da piccolo, ama la scuola alla follia: trascorre metà della giornata a leggere e scrivere, l'altra a convincere i compagni di non essere un secchione. Dopo la laurea in "Discipline economiche e sociali" all'Università Bocconi, inizia ad occuparsi di comunicazione, di fiere e di congressi. Nel frattempo, dopo una parentesi come vicesindaco e assessore all’istruzione e cultura del suo paese natale, continua a leggere e scrivere (Come lontano da Irene, 2010; Remigio ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la matematica, 2015; Centro Fiera del Garda. Nascita e sviluppo di un polo fieristico per la Lombardia orientale, 2017) e a spiegare in giro cosa non è.

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