“Forno Allione. La grafite e le ceneri”: la storia di una fabbrica che ha segnato le vite di molte famiglie camune

Recensione di Francesca Cocchi per Brescia si legge

Ma noi che abbiamo conosciuto la UCI, che abbiamo sentito la polvere nei polmoni, l’odore della pece, il calore che brucia la pelle e il velo nero impalpabile che avvolgeva tutto là dento, come una cipria infernale, sappiamo che le carte ufficiali non sono sufficienti. I documenti ufficiali sono cosa inadeguata a descrivere.

Siria Garattini, medico del lavoro, Forno Allione, La grafite e le ceneri

Tra gli anni cinquanta e novanta, chi attraversava la zona industriale di Forno Allione, piccola frazione del comune di Berzo Demo, era subito travolto da un odore acre e nauseabondo proveniente dall’Elettrografite-UCAR, una filiale italiana della multinazionale americana Union Carbide. Tra gli anni Cinquanta e gli anni Novanta, chi entrava in quella fabbrica che produceva elettrodi di grafite per gli altiforni delle fonderie, era subito ricoperto da una polvere scura e densa che si appiccicava sui macchinari e sui vestiti, che entrava nelle vie respiratorie e che causava malattie e morti.

In “Forno Allione. La grafite e le ceneri” (Circolo Culturale Ghislandi, 2004), Tullio Clementi e Luigi Mastaglia ripercorrono le vicende legate all’Elettrografite-UCAR dal secondo dopoguerra, quando la fabbrica ricopriva un ruolo di rilevo nella ricostruzione postbellica, agli anni Settanta e Ottanta con le lotte sindacali condotte dal Consiglio di fabbrica per migliorare le condizioni di lavoro, fino alla chiusura dello stabilimento nel 1994. E la ricostruzione si spinge fino ai primi anni del nuovo Millennio con il procedimento giudiziario contro la multinazionale per la mancata tutela della salute dei lavoratori e per le accuse di inefficiente bonifica della zona adibita a discarica.  

“Forno Allione. La grafite e le ceneri”, un volume arricchito da testimonianze dirette e da fonti documentali, diventa così una lettura ancora fondamentale per chi desidera conoscere la storia di una fabbrica che ha segnato la storia di molte famiglie della media e alta Valle Camonica e che fa ancora parlare di sé.  

La fabbrica dei “fortunati”

Scrivere la storia di una fabbrica è una sfida difficile […]. Se, nello specifico, l’azienda è l’Elettrografite-UCAR, lo studio diventa ancor più complesso e avvincente in quanto coinvolge le strategie economico-finanziarie di una multinazionale, riguarda una piccola isola industriale in una zona refrattaria ad attività imprenditoriali, evidenzia una figura professionale del tutto particolare (l’operaio-contadino) […] e illumina un’esperienza sindacale fortemente partecipata. 

Mimmo Franzinelli, autore della prefazione di “Forno Allione. La grafite e le ceneri”

La breve cronologia ricostruita dagli autori in apertura del volume permette di conoscere i primi anni di attività dell’Elettrografite di Forno Allione, frazione che deve il suo nome alla storica presenza di altoforni e quindi a un’antica vocazione industriale. La fabbrica, fondata nel 1928 dai fratelli Franchi e dal ragionier Primo Baggi, passò nel corso degli anni Trenta sotto il controllo dell’americana Ancheson Graphite Corporation; nel corso della Seconda guerra mondiale, i vertici americani furono costretti a lasciare l’Italia e la fabbrica subì un processo di riconversione per esigenze belliche. Nel 1947, la storia dell’Elettrografite si lega con quella della multinazionale americana Union Carbide, che acquisisce la maggioranza del pacchetto azionario e dà dello stabilimento di Forno Allione un’importanza centrale nella fase di ricostruzione industriale postbellica.

L’Elettrografite-UCAR diventa così la fabbrica dei camuni che, nonostante le pesanti condizioni di lavoro, possono ritenersi “fortunati”, perché hanno trovato lavoro vicino a casa e hanno così scampato le difficoltà e i pericoli dell’emigrazione. Inoltre, i lavoratori di Forno Allione hanno la fortuna di poter contare su un Consiglio di fabbrica che, collaborando con le organizzazioni sindacali, già a partire dagli anni Cinquanta riesce a ottenere importanti riconoscimenti per i lavoratori. Ne è un esempio il premio di produzione una tantum riconosciuto ai dipendenti nel 1952 e che nel 1959 sarà convertito in una vera e propria quattordicesima, un provvedimento decisamente all’avanguardia rispetto alla normativa nazionale.

I primi capitoli del volume “Forno Allione. La grafite e le ceneri” offrono il ritratto di una fabbrica attiva dal punto di vista della lotta sindacale e capace di ottenere risultati importanti attraverso trattative diplomatiche con la dirigenza o  azioni concrete come presidi e occupazioni dello stabilimento. Negli anni, i lavoratori dell’ Elettrografite-UCAR riusciranno in questo modo non solo a ottenere un fondo di assistenza integrativa per gli operai e l’introduzione della figura del medico di fabbrica, ma anche a evitare licenziamenti di massa nei periodi di crisi economica.

Le ceneri e la discarica

I lavoratori dell’Elettrografite-UCAR sono però decisamente meno “fortunati” quando si inizia a parlare di tutela della salute. Già nel primo dopoguerra, sottolineano Clementi e Mastaglia, era stata denunciata l’eccessiva durezza delle condizioni di lavoro alla quale si era aggiunto ben presto il problema della nocività dell’ambiente. Le testimonianze raccolte nella seconda parte del volume ricordano infatti l’odore acre che caratterizzava l’area limitrofa alla fabbrica e la strana polvere che ricopriva ogni cosa all’interno dello stabilimento, rendendo quasi irriconoscibili gli scuri volti dei lavoratori.

Nel 1994 si chiudono le porte dello stabilimento di Forno Allione, ma si apre il fronte giudiziario che, una perizia medica alla volta, fa emergere un quadro inquietante. Nel 2002 i vertici dell’azienda e il medico di fabbrica sono rinviati a giudizio “per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose causate delle norme relative alla prevenzione delle malattie professionali sui luoghi di lavoro”. Comportamenti che, secondo la procura di Brescia, avrebbero “provocato la morte per malattia professionale di 21 operai camuni” e causato una vita di sofferenze per molti altri. Nel 2003, dopo che il sindacato comprensoriale e le famiglie delle vittime si sono costituiti parte civile, si giunge infine a un accordo extragiudiziale che prevede un risarcimento per i parenti degli operai morti o rimasti invalidi.

Le vicende legate all’Elettrografite-UCAR non sono però ancora concluse e nel capitolo finale, aggiornato al 22 marzo 2004, Luigi Mastaglia traccia un quadro sintetico e allo stesso tempo allarmante sulla zona adibita a discarica dell’UCAR Carbon Italia. La discarica dell’ex-fabbrica è infatti stata esclusa dal piano di bonifica programmato dalla multinazionale ed è quini alto il rischio che nell’area siano ancora presenti prodotti nocivi che inquinano e inquineranno il terreno.

Un volume ancora attuale

Il saggio si sviluppa su diversi livelli narrativi: alla ricostruzione della storia della fabbrica, arricchita da numerose citazioni e da un ampio apparato critico di note, si aggiungono infatti le testimonianze dirette dei protagonisti, le fonti documentali e un ricco inserto fotografico. Il volume è completato dalla prefazione curata dallo storico Mimmo Franzinelli, che “ha l’arduo compito di tenere insieme il tutto”, e dalla postfazione di Domenico Ghirardi e Roberto Ravelli Damioli, che ricorda come la storia dell’Elettrografite sia tutt’altro che conclusa.

“Forno Allione. La grafite e le ceneri”, come esplicitano i suoi autori nell’introduzione, è un testo scritto su “commissione” nel 2004 quando il nome dell’Elettrografite-UCAR era ancora sulla bocca di tutti, sia per le accuse di omicidio colposo plurimo, sia per l’ampia zona di discarica non ancora bonificata. Oggi, a più di diciotto anni dalla sua pubblicazione, questo testo risulta ancora attuale e rappresenta una lettura indispensabile per chi desidera conoscere e comprendere un’importante pagina di storia della Valle Camonica.


Titolo: Forno Allione : la grafite e le ceneri
Autori: Tullio Clementi – Luigi Mastaglia
Editore: Circolo Culturale Guglielmo Ghislandi, 2004

Genere: Saggio
Pagine: 141

Il volume è facilmente reperibile attraverso la Rete Bibliotecaria Bresciana e Cremonese.

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Francesca Cocchi

Nata nel 1996, è cresciuta in Valle Camonica e ha studiato tra Padova e il Belgio. Dopo la laurea magistrale in lettere classiche, si stabilisce a Brescia dove lavora come copywriter per il marketing. Filologa di formazione, predilige da sempre i grandi classici, ma non si lascia intimorire dagli autori contemporanei. Di carattere introverso, si trova a suo agio in viaggio, tra i libri e al tavolo di un buon ristorante.

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