La sorprendente storia del Vittoriale prima di D’Annunzio nella monografia di Pia Dusi su Henry Thode, proprietario della villa innamorato dell’Italia

Letto e recensito da Silvia Lorenzini per Brescia si legge
Il Vittoriale degli Italiani è uno dei luoghi più belli e più visitati dai turisti che ogni anno affollano le sponde del lago di Garda. Qui fra arte, cimeli storici e una natura incantevole, si può comprendere a pieno il “vivere inimitabile” di Gabriele D’Annunzio che vi abitò dal 1921 al 1938, anno della sua morte.
Diversamente da come si potrebbe credere, il complesso non fu realizzato ex novo dal poeta pescarese che acquisì Villa Cargnacco, come si chiamava, nel 1921 a seguito dell’esproprio operato dallo Stato italiano nei confronti del “suddito germanico Thode Enrico”.
La storia personale di Thode, il suo amore per l’Italia e per il Garda, la sua vita a Villa Cargnacco sono l’oggetto dell’interessante volume di Pia Dusi “Henry Thode. Proprietario della casa trasformata da D’Annunzio nel Vittoriale”, edito da Liberedizioni nel 2024.
Il libro racconta con una scrittura precisa, documentatissima e coinvolgente, l’appassionante vicenda di un uomo che dedicò buona parte della propria esistenza allo studio dell’arte e della cultura italiana e che decise di fare del Garda la sua casa e di Villa Cargnacco la realizzazione di un sogno, anzi, come egli stesso la definì facendo realizzare una fascia decorativa da apporre sul cancello d’ingresso, la sua Somnii explanatio.
Uno studioso dimenticato, al centro di complesse vicende di amore e di affari
Il nome di Henry Thode al giorno d’oggi non dice nulla se non, forse, a qualche esperto della storia di Gardone Riviera o a qualche studioso tedesco di arte italiana. Ed è pertanto un merito che va riconosciuto a Pia Dusi quello di aver concentrato la propria attenzione su questa figura poco conosciuta e di averne saputo scorgere e restituire l’importanza.
Di fatto la biografia e l’opera di Thode consentono di accedere a uno spaccato della vita e della cultura dell’alta borghesia tedesca, in un’avvincente storia dynasty in cui amore, arte, ambizione e affari di famiglia si fondono in una trama strettamente intessuta.
Henry Thode, membro di una rispettata e facoltosa famiglia di industriali e banchieri della Sassonia, aveva sposato Daniela von Bülow, figlia “di primo letto” della moglie di Richard Wagner, nonché nipote del compositore ungherese Franz Liszt.
Il matrimonio, che nasceva da una simpatia che i due giovani provavano effettivamente l’uno verso l’altra, si rivelò fin da subito complesso per l’importante coinvolgimento dei familiari nelle vicende degli sposi. Se i genitori di Henry, solidi imprenditori protestanti, devoti, austeri e dediti al lavoro, non approvavano certamente l’ingresso del figlio maschio in una famiglia di artisti (e qui chi legge non potrà non ricordare certe pagine splendidamente scritte da Thomas Mann nei Buddenbrook, in cui, parimenti, il severo commerciante Thomas Buddenbrook guarda con preoccupazione alla passione per la musica del figlioletto Hanno), il grande clan della famiglia Wagner si aspettava d’altra parte un fattivo contributo del genero nella gestione dell’affare di famiglia più importante: il festival wagneriano di Bayreuth, in Baviera, che tuttora richiami appassionati da tutto il mondo. Attraverso gli importanti appoggi dei Wagner- von Bülow-Listz, Henry Thode riuscì, è vero, a ottenere il prestigioso incarico della cattedra di Storia dell’Arte all’Università di Heidelberg. È però altrettanto vero che il matrimonio, forse troppo affollato di parenti e di interessi pressanti, si rivelò ben presto poco riuscito.
Thode, preso dai suoi studi per l’arte e la cultura italiana (fra gli altri, San Francesco, Michelangelo, Venezia), era spesso in viaggio per ricerche, con grande insofferenza della moglie Daniela che cominciò presto a soffrire di disturbi vari e di una malinconia che non la lasciava mai.
La passione per il lago di Garda
Henry Thode e signora vennero a conoscere il lago di Garda attraverso Hans Thoma, pittore e litografo che fu il fidato amico di Thode per tutta la vita.
Dopo un breve soggiorno a Salò con la consorte, lo storico dell’arte decise di affittare Villa Cargnacco nel 1893, proprio per offrire alla moglie, e a se stesso, un luogo di riposo e svago, lontano dalla solita vita. La villa, come ben racconta Pia Dusi, era stata acquistata nel 1877 e rinnovata da Luigi Wimmer, ingegnere italo-austriaco, che tanto contribuì alla trasformazione di Gardone da villaggio di pescatori a località di villeggiatura alla moda.
Thode, folgorato dalla bellezza del posto, così scrive a proposito delle sue giornate sul Garda:
“Qui me ne vado tutto il giorno in giro per i monti tra gli ulivi, la cui grigia abbondanza, come in Toscana, rotta dal fresco verde giovane dei vigneti e dei frutteti, ricopre i declivi e teneramente passa dal verde carico delle rive alle grigie masse rocciose. Mi accampo sotto i cipressi che in festose processioni si stendono dietro rilucenti bianche muraglie, guardo il sole avvampare giù sulle piante di limone spuntanti tra pilastri chiari”.
Da quell’anno Thode iniziò ad alternare lunghi periodi di soggiorno sul Garda a lunghe assenze per ragioni lavorative finché nel 1910 decise di acquistare la villa per farla finalmente sua.
È inutile qui ricordare tutti gli interventi di ristrutturazione di cui Thode investì la villa per personalizzarla: meglio lasciare il piacere di scoprire questi aspetti leggendo il libro di Pia Dusi.
Vale però la pena di precisare che Thode, di fatto, non riuscì a godere a lungo della dimora tanto amata a seguito dello scoppio, di lì a pochi anni, della Prima Guerra Mondiale. Nel 1915, infatti, con l’entrata in guerra dell’Italia, in quanto cittadino tedesco e quindi nemico, fu costretto a lasciare precipitosamente Villa Cargnacco che gli fu poi espropriata dallo Stato italiano nell’anno 1918.
Henry Thode morì nel 1920 a Copenaghen, assistito dalla sua seconda moglie Hertha Tegner che l’aveva accompagnato nei suoi ultimi anni di vita (e anche sulle vicende del divorzio Thode- von Bülow e dell’amore dello storico dell’arte verso la giovane musicista Hertha Tegner, Pia Dusi ha molto da raccontare per i lettori più curiosi!).
D’Annunzio a Villa Cargnacco
Gabriele D’Annunzio prese in affitto Villa Cargnacco dal Demanio nel 1921. Il Vate, dopo l’impresa di Fiume, era alla ricerca di una sistemazione di suo gradimento e la dimora sul Garda, con tutti i terreni e lo splendido giardino annesso, gli fu segnalata dal suo segretario (nonché agente, biografo, editore, ecc.) Tom Antognini. La circostanza che la villa fosse appartenuta al genero di Wagner impressionò alquanto D’Annunzio che nutriva una profonda ammirazione, se non venerazione, nei confronti del compositore (il funerale di Wagner costituisce, del resto, una delle scene centrali del suo romanzo interamente ambientato a Venezia, Il fuoco). Era meno attratto, invece, da tutte le “tracce della todescheria”, così come la aveva definite: il mobilio fatto venire dai coniugi Thode apposta dalla Germania e le suppellettili varie di cui si disfò in fretta, chiedendo con nonchalance il mobilio in prestito all’Hotel Savoy.
Quindi, dopo essere venuto più o meno incontro alle richieste delle due signore Thode che reclamavano i vari beni di famiglia presenti nella villa, D’Annunzio procedette alla ristrutturazione del palazzo e del parco fino a trasformarlo nel monumento a se stesso e alla propria opera che oggi conosciamo.
Ma di più non diremo. Il libro“Henry Thode. Proprietario della casa trasformata da D’Annunzio nel Vittoriale” costituisce, dunque, una lettura piacevole e istruttiva e non può che suffragare l’idea che la storia del Garda, sotto molti suoi aspetti, sia ancora in buona parte da ricomporre nei suoi particolari e nei suoi personaggi, anche per quanto riguarda la relazioni con il mondo tedesco su cui, come ben si sa, il Garda continua ad esercitare un fascino di cui non si vede per ora il tramonto.

Titolo: Henry Thode. Proprietario della casa trasformata da D’Annunzio nel Vittoriale
Autore: Pia Dusi
Editore: Liberedizioni, 2024
Genere: Saggio
Pagine: 160
EAN: 9791255520610
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