“Salò. I seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana”, tra testimonianze e visione d’insieme, nell’esaustivo saggio di Pino Casamassima

Villa Feltrinelli, a Gargnano, durante l'RSI fu eletta residenza della famiglia Mussolini

Letto e recensito da Francesca Scotti per Brescia si legge

Liberarsi del passato quando quel passato costituisce l’anima dell’oggi è assai difficile. Quasi un’acrobazia.

Pino Casamassima, “Salò. I seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana”, p. 24

Con il suo golfo azzurro e l’elegante lungolago dai bei palazzi, Salò è sicuramente uno dei posti più affascinanti della sponda bresciana del Garda. Tuttavia, nella storia nazionale, il suo nome resta indissolubilmente legato a quello della Repubblica sociale italiana (Rsi), fondata fra questa ridente cittadina e Gargnano nell’autunno del 1943.

Soprannominata “Repubblica di Salò”, l’Rsi, in sostanza un governo fantoccio subordinato alla Germania nazista, ha rappresentato un nuovo capitolo del fascismo dopo la destituzione di Mussolini e ha esercitato il suo dominio per circa seicento giorni, fino all’aprile del 1945. Suo compito primario è stato quello di mantenere il controllo sull’Italia del centro-nord, lacerata fra gli strenui difensori di un regime morente e il fronte di chi invece ha scelto di unirsi alla resistenza per liberare il paese dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista.

Nel saggio “Salò. I seicento giorni della Repubblica sociale italiana” (Diarkos, 2023 – acquista qui), il noto giornalista e autore bresciano Pino Casamassima ricostruisce accuratamente la storia dell’Rsi dalla fondazione sino alla caduta, ripercorrendone tappe, eventi e figure fondamentali.

Il volume è arricchito da un’interessante appendice e da un gran numero di preziose testimonianze, provenienti in particolare da uomini e donne della resistenza bresciana. Degna di nota è anche l’introduzione dello stesso autore, che lega efficacemente il tema storico affrontato all’odierna struttura socio-politica del nostro paese, offrendo numerosi spunti di riflessione. Spunti doverosamente atti a ricordarci che, sebbene il fascismo storico sia stato sconfitto, è altrettanto vero che dobbiamo tuttora fare i conti con gli elementi che l’hanno contraddistinto, fra cui nazionalismo, populismo, razzismo e antisemitismo, che sopravvivono e continuano ad attraversare la nostra storia.

Nascita, operato e sconfitta di una repubblica fascista con epicentro nel bresciano

Vivendo nella Repubblica sociale italiana (Salò e limitrofi), i 600 giorni della Rsi me li porto appresso da sempre, con quel nome – Salò – la cui sola pronuncia riconduceva velocemente ai cosiddetti “repubblichini”. […] È questo – insomma – un libro quasi “naturale” per chi, come me, ha vissuto questo territorio repubblichino.

Pino Casamassima, “Salò. I seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana”, pp. 11-12

Con la costituzione dell’Rsi i vari dicasteri del neonato governo fascista sono spalmati fra la Lombardia e il Veneto. Buona parte di essi sono allocati sulle sponde bresciane del lago di Garda, con Salò a primeggiare. Oggi, il MuSa, il Museo di Salò inaugurato nel 2015, custodisce, fra le molte altre cose, le tracce dell’esistenza e dell’operato dell’Rsi dalla nascita fino alla caduta nel 1945, con speciale attenzione al territorio bresciano. A Salò, epicentro dell’Rsi, avevano sede in particolar modo il Ministero della cultura popolare (Miniculpop), incaricato della propaganda di regime, la sede della Guardia nazionale repubblicana (Gnr) e della Polizia repubblicana, nonché l’Agenzia Stefani, rinominata Ansa nel dopoguerra. Proprio dalla Stefani, che si trovava a pochi metri dal luogo in cui ora sorge il MuSa, provenivano i comunicati siglati “Salò, lì…”, che hanno consolidato il legame Rsi-Salò e contribuito così a forgiare l’indelebile soprannome di Repubblica di Salò.

Passo dopo passo, Casamassima ricostruisce la storia dell’Rsi illustrando nel dettaglio tutti i momenti cruciali che la compongono. Racconta innanzitutto i mesi che ne precedono la fondazione, passando per la destituzione e l’arresto di Mussolini, soffermandosi sulle conseguenze del fatidico 8 settembre 1943 ed entrando nel vivo dell’istituzione, dei fondamenti e delle azioni della forma di governo promossa dal nuovo partito fascista repubblicano. Il dovuto risalto è conferito all’operato della Guardia nazionale repubblicana, organo incaricato di garantire la pubblica sicurezza e, quindi, di reprimere qualsiasi dissenso e moto di ribellione. La ricostruzione, chiara e approfondita, è infarcita di trascrizioni di documenti, di telefonate e di testimonianze orali che le conferiscono il fascino e la scorrevolezza di una prosa narrativa.

Di forte interesse è il capitolo dedicato al contributo delle donne che hanno scelto di schierarsi attivamente dalla parte dell’Rsi, perlopiù entrando nel corpo volontario del Saf (Servizio ausiliario femminile). Formate in una rigida impostazione militare, le cosiddette ausiliarie, di ogni ceto scoiale e regione italiana, servivano l’Rsi con molteplici modalità, entrando talvolta nelle Volpi argentate, costituite da giovanissime spie, o arrivando a prender parte ad azioni armate nella X Mas e nelle Brigate nere. Un argomento storico, questo, spesso trascurato e qui, invece, davvero ben delineato e arricchito da testimonianze e aneddoti provenienti dal bresciano e da altre zone d’Italia.

Naturalmente, non si può parlare dell’Rsi senza soffermarsi in maniera particolareggiata sulla storia della resistenza italiana. Ad aprire il saggio è infatti il racconto, denso e vivido, del tragico ed emblematico caso dei sette fratelli Cervi, fucilati dai repubblichini a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943 per la loro attività partigiana. È così che, sin da subito, Casamassima evidenzia quanto il fascismo repubblicano sia il capitolo più crudele del fascismo stesso, intrinsecamente legato a una guerra civile che vede da un lato i “ragazzi di Salò” affiancati ai nazisti e dall’altra gli uomini e le donne impegnati nella guerra di liberazione dal nazifascismo.

Dall’altra parte: voci di uomini e donne della resistenza tra Brescia e provincia

Non avrei mai più rivisto il suo ciuffo ribelle mentre scalava le montagne, il suo sorriso allegro mentre fischiettava all’ombra. Perché la guerra strappa la vita dal cuore dei migliori? Verso la fine di gennaio cominciarono a ritornare al Comando anche altri partigiani della brigata, stanchi di nascondersi da un nemico invisibile come fossero braccati.

Pino Casamassima, “Salò. I seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana”, p. 247, testimonianza sul resistente bresciano Tita Secchi

Casamassima attinge a piene mani dalle testimonianze del territorio bresciano provenienti dalle fonti di entrambi gli schieramenti coinvolti nella storia dell’Rsi, i repubblichini e i resistenti, e se ne serve per dipingere un quadro storico vivo e palpitante, basato sulle memorie delle persone. Molte sono le testimonianze relative alla resistenza bresciana e che, in quanto ricche di punti di vista, di aneddoti e di dettagli fortemente significativi, ci restituiscono un affresco vivido, crudo e reale non solo della lotta resistenziale, ma anche della vita quotidiana dei cittadini di Brescia e della sua provincia durante l’Rsi, la guerra e l’occupazione nazista.

Apre la serie di memorie la toccante testimonianza di una collaboratrice dei resistenti, in cui si racconta parte dell’operato dei gruppi della brigata Giacomo Perlasca delle Fiamme Verdi in Valsabbia e in Valtrompia. In particolare, la testimonianza rende omaggio alle figure esemplari di Emiliano Rinaldini, Tita Secchi e Ippolito Boschi (nome di battaglia “Ferro”).

Un cospicuo, dovuto spazio è dedicato alle donne. Cosa per nulla scontata, visto che a lungo si è immeritatamente parlato di “resistenza taciuta” in relazione al ruolo tutt’alto che marginale delle donne nella lotta partigiana in qualità di combattenti, staffette, collaboratrici e temerarie portatrici di soccorso.

Per molte donne l’attività antifascista nasce da un’ingiustizia subita oppure scatta in seguito a situazioni particolarmente dolorose, come la perdita di un familiare, poi però si sviluppa su percorsi inediti, soprattutto per donne appartenenti a una cultura contadina altamente autoreferenziale anche nell’agire. Il termine staffetta è molto riduttivo perché di fatto ha categorizzato donne – per meglio dire ragazze quasi mai d’età superiore ai vent’anni – che non solo hanno portato messaggi nascosti ovunque, ma trasportato anche armi, quando non le hanno imbracciate.

Pino Casamassima, “Salò. I seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana”, p. 257

E tante sono le donne bresciane che hanno dato aiuto, sangue e spesso persino la vita stessa alla resistenza. Donne come Camilla Cantoni, una delle Massimille di don Giacomo Vender, che insieme alle compagne consegnava pacchi di viveri e indumenti ai detenuti nelle carceri di Brescia. O come Delfina, l’anziana di Casino Boario incarcerata al pari del marito per aver prestato soccorso a un giovane soldato inglese, e Aldina, staffetta in Valsabbia, che ha contribuito a diffondere clandestinamente «Il Ribelle». Donne come Agape Nulli, che ha pagato la sua attività di staffetta con il carcere, ed Elsa, che portava messaggi in montagna e manometteva la segnaletica stradale a danno dei repubblichini. Intensa e poco conosciuta la testimonianza sulla partigiana Rita, di famiglia ebraica, che dopo aver subito le persecuzioni razziali si è unita alla lotta armata in montagna, venendo uccisa in combattimento dai repubblichini.

L’appendice: documenti preziosi e una lista geografica dei dicasteri dell’Rsi

Nella nutrita e curata appendice, troviamo innanzitutto il testo integrale della costituzione della Repubblica sociale, strutturata in 142 articoli. Segue quindi copia della carta di Verona, contenente il decreto legge di Mussolini del 1944 sulla socializzazione delle imprese.

Sono inoltre offerte ai lettori le lettere inviate da Mussolini ad Adolf Hitler, a Rodolfo Graziani e ad Alessandro Pavolini, così come ad altri esponenti di spicco del partito fascista repubblicano. Non mancano i messaggi spediti dal duce all’amante Claretta Petacci, che curiosamente quest’ultima fotocopiava e consegnava ai tedeschi, forse pensando di salvaguardare l’incolumità del suo uomo. Trascrizioni di telefonate e di udienze, poi, e i testi riguardanti l’importante carteggio tra Mussolini e Churchill. La fonte originale di tutti questi documenti, di cui esistono copie nel Centro Studi Rsi di Salò, è custodita nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, nel fondo della Segreteria Particolare del Duce dell’Rsi.

Chiudono un interessante elenco dei luoghi dell’Rsi, con indicazione della dislocazione dei relativi dicasteri tra la Lombardia e il Veneto, e un’esaustiva bibliografia, a completamento di un saggio ricco e ben documentato in grado di ripercorrere con maestria e adeguatezza un importante capitolo di storia locale e nazionale.


Titolo: Salò. I seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana
Autore: Pino Casamassima
Editore: Diarkos, 2023

Genere: Saggio
Pagine: 480
ISBN: 9788836161874

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Francesca Scotti

Classe 1991. Cresciuta in Franciacorta, vive a Brescia, sua città natale. Ha studiato letteratura inglese e tedesca, laureandosi con una tesi sui rapporti fra la cultura tedesca e il nazionalsocialismo. Legge e scrive per vivere. È autrice della silloge di racconti “La memoria della cenere” (Morellini, 2016) e dei romanzi “Figli della Lupa” (Edikit, 2018), “Vento porpora” (Edikit, 2020) e "La fedeltà dell'edera" (Edikit, 2022). Anima rock alla perenne ricerca di storie della resistenza bresciana, si trova maggiormente a suo agio tra le parole dei libri e sui sentieri di montagna.

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