Con “Prima dell’alba” Silvana Vescia rievoca gli anni d’insegnamento della madre Luisa in un orfanotrofio della provincia bresciana

L’entrata nell’orfanotrofio era sempre un evento traumatico, ma se avveniva in corso d’anno scolastico era un vero e proprio campanello d’allarme, perché significava che era dovuta a una situazione di emergenza. In quei giorni fecero il loro ingresso nell’istituto due fratelli che provenivano dalla Val Camonica. Del padre si erano perse le tracce da molto tempo, mentre della madre si sapeva solo che, dopo un lungo vagabondare, era tornata a vivere con la famiglia d’origine. Poi, un giorno, per via di alcune controversie con i genitori e il rifiuto categorico di una vita regolare, se n’era andata. I nonni dapprima si erano occupati dei nipoti nella speranza che la madre tornasse a riprenderli, ma quando avevano capito che questo non sarebbe accaduto, avevano cominciato a riversare su quei poveri ragazzi la rabbia che avrebbero voluto sfogare sulla figlia. Alla fine li avevano abbandonati al loro destino, proprio come aveva fatto la madre. Si chiamavano Riccardo e Savino e avevano rispettivamente 11 e 8 anni.

Prima dell’alba – Silvana Vescia – pag. 72

Nemmeno 150 pagine fitte di ricordi, storie semplici di quotidiana fatica e devozione, tra fede in Dio e fiducia negli esseri umani. Un compendio di delicati e teneri episodi realmente accaduti alla madre dell’autrice nel periodo del dopoguerra quando lavorò come insegnante presso l’Orfanotrofio Maschile Giuseppe Antonio Galignani di Palazzolo sull’Oglio.

E’ “Prima dell’alba”, il libro (edito da GAM editrice nel 2022) che Silvana Vescia dedica idealmente alla mamma Luisa, alle colleghe che si spesero con impegno e amore incondizionato nell’educazione di bambini e ragazzi sfortunati, ma anche ai religiosi e alle religiose a cui era affidata la gestione del brefotrofio.

Bambini completamente orfani o che per svariati motivi non potevano vivere in seno alle famiglie (per ragioni economiche, di salute o semplicemente di opportunità o, ancora, perché figli illegittimi). Adolescenti problematici privati dei loro affetti più cari, bisognosi di cure pratiche tanto quanto di attenzioni umane. Sono questi i veri protagonisti del libro, a cui la sensibilità e l’umanità delle maestre Luisa, Rina e Marta, così come quelle di Padre Giacomo o del preside Padre Marcello o di Suor Antonia, furono rivolte.

La vita è una scuola e voi non dovete mai stancarvi di fare domande. Mai. Non fatevi ingannare da chi vi dice che avete stancato: fa parte dei vostri diritti chiedere, capire, imparare, assorbire…

Prima dell’alba – Silvana Vescia – pag. 64

La storia, ambientata nel 1954, si apre con l’inizio di un nuovo anno scolastico presso l’“Istituto Galignani”, che ospitava tre classi (dalla III alla V) e studenti di età, livello didattico e situazioni personali differenti. Ogni bambino aveva infatti il suo bagaglio di esperienze sulle spalle, più o meno drammatico e doloroso, ma per tutti indistintamente la missione delle maestre e dei sacerdoti era quello di lenire le ferite e dare loro gli strumenti migliori per affrontare il mondo al di fuori delle rassicuranti mura dell’istituto.

Grande attenzione veniva naturalmente dedicata all’aspetto più propriamente educativo, spronando i giovani a dare il meglio e a cercare di appassionarsi alle materie insegnate. Allo stesso tempo, non venivano trascurati i rapporti interpersonali fra gli orfani, spesso portati a dare sfogo con scatti d’ira e atteggiamenti violenti al senso di abbandono e frustrazione che li accompagnava. Non manca in tal senso la rievocazione di situazioni critiche, nonostante dal libro emergano altresì momenti di grande serenità e leggerezza. Viene ad esempio raccontata una battaglia di palle di neve a cui parteciparono, fra l’ilarità generale, anche i preti; oppure la consegna il giorno di Santa Lucia di un dono speciale, commissionato a un’azienda di filatura di Palazzolo, che consisteva in una scatolina contenente un fazzoletto che avvolgeva due arance, due mele e alcuni dolcetti.

Anche i dettagli legati alla raccolta dei fondi necessari all’istituto sono un’interessante testimonianza, con Rachele Galignani (vedova del fondatore e a sua volta ex maestra) sempre pronta a dare un contributo extra (per esempio quando ai bambini serviva un nuovo paio di pantaloni) e, dato il prestigio di cui godeva in paese, a spingere chiunque avesse un ruolo di qualche peso o un’immagine pubblica da difendere, a fare altrettanto e aprire generosamente il portafogli.

La maestra Luisa, dopo essersi sposata e aver avuto tre figlie, continuò a insegnare all’Istituto Galignani fino a quando l’orfanotrofio non chiuse i battenti negli anni ’70. Attualmente la Fondazione continua a operare in svariati modi nell’ambito della tutela dei minori e a sostegno alle famiglie.

“Prima dell’alba” è stato scritto anche grazie al contributo delle sorelle dell’autrice, Emanuela e Mirella, così come di ex studenti che, ormai adulti, si sono prestati a recuperare dalla polvere del tempo i loro ricordi legati alla vita in orfanotrofio e soprattutto alle maestre che tanto si prodigarono per regalare loro orizzonti più felici. La testimonianza di Silvana Vescia – e di coloro che hanno contribuito addirittura con appunti scritti che hanno aiutato l’autrice a ricostruire con precisione la vita quotidiana all’interno dell’istituto – non solo getta luce su un momento particolare della nostra storia locale, ma contribuisce a ricordarsi cosa significasse un tempo dedicarsi con amore e abnegazione all’insegnamento. Professione quanto mai vituperata e troppo spesso svuotata dei suoi valori fondanti.


Titolo: Prima dell’alba
Autore: Silvana Vescia
Editore: GAM editrice, 2022

Genere: Memoir
Pagine: 139
ISBN: 9788831484749

Federica Zaccaria

Classe 1973, nata a Milano con radici miste piemontesi-venete-pugliesi, una laurea in filosofia come alternativa alle sedute di psicoanalisi, vengo dal mondo dell’editoria e della comunicazione. Sono una lettrice onnivora e per me, da che ho ricordo, i libri sono inseparabili compagni di viaggio, amici gentili, mai invadenti ma sempre presenti. Leggo rigorosamente su carta, in confortevole solitudine e il più possibile lontana dal molesto sottofondo del mondo.

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