“Amore siberiano”: una storia d’amore lunga una vita, tra Bessarabia, Valtrompia e arcipelago Gulag, nell’intenso romanzo storico di Lilia Bicec

Letto e recensito da Francesca Scotti per Brescia si legge

In uno degli innumerevoli tragici giorni della seconda guerra mondiale, i militari sovietici massacrano migliaia di prigionieri di guerra detenuti nel lager 33, situato nei pressi di Bălți, nel nord della Bessarabia. Vittorio Montini, giovane bresciano originario della Valtrompia, è uno dei pochi sopravvissuti. Creduto morto, riesce a evadere dalla fossa comune in cui è stato gettato e si dà alla fuga. Debilitato e febbricitante, viene soccorso da Maria Salcie, donna tenace e coraggiosa, e da sua figlia Stefania.

Grazie alle cure ricevute, Vittorio si rimette in fretta, ma la via di casa gli è ferocemente interdetta. Gli agenti dell’NKVD, la polizia segreta sovietica, si presentano infatti presto alla porta, arrestando sia lui che le due donne e deportandoli nei gulag siberiani. Sarà l’inizio di un lungo calvario, ma anche di una sorprendente storia di resistenza e di affetti che un domani Vittorio, da reduce e da testimone, lascerà in eredità alla nipote insieme ai crudi ricordi del lager 33, perché le verità del passato non vadano perdute.

Ecco l’intensa e toccante vicenda umana contenuta nel libro “Amore siberiano”, coinvolgente romanzo storico dell’autrice moldava e italiana d’adozione Lilia Bicec Zanardelli (acquista qui). Basato su fatti realmente accaduti, il libro, duro e poetico al contempo, è arricchito da innumerevoli dati e dettagli autentici, fra cui le memorie dei genitori dell’autrice, ex deportati in Siberia. Pubblicato per la prima volta nel 2019 con il titolo “Lager 33”, ritorna nelle librerie nel 2022 grazie alla casa editrice milanese Another Coffee Stories, proponendosi nuovamente come un sentito e importante tributo a tutti coloro che hanno perso la vita a causa delle persecuzioni staliniste, oltre che alle vittime di ogni guerra e di ogni forma di violenza.

Amore, prigionia e affetti al centro di un emozionante romanzo storico

«Giovanotti» disse improvvisamente Maria […]. «Ci hanno portati qui per educarci a modo loro. È una miserabile strategia. È un amore siberiano: atroce e terribile come la guerra, fredda che ti gela il sangue, ma sopporteremo perché dove c’è l’amore c’è la vita. Se ci pensiamo, a chi mai avremmo potuto essere di intralcio? Le nostre terre erano l’eredità di mio marito. Io ero semplicemente la levatrice del villaggio. Per pochi ettari soltanto e per il fatto che Stefania ha studiato a Iasi, Arhip è stato costretto ad andare in prima linea. Che senso ha? Che fastidio davamo? Nessuno! Ecco perché dobbiamo sopravvivere! Voi, poi, siete giovani… non dovete inginocchiarvi né tantomeno arrendervi!»

Lilia Bicec Zanardelli, “Amore siberiano”, pp. 100-101

Maria Salcie, levatrice in una cittadina della Bessarabia, passa i giorni nella speranza del ritorno del marito e del figlio, impegnati a combattere al fronte nel corso della seconda guerra mondiale. Nel frattempo, si arrabatta a vivere come può, insieme alla giovane figlia Stefania. Nel suo paese, occupato dall’Unione Sovietica nel 1940, le strade ingombre di macerie sono percorse da carri armati e frotte di agenti della polizia segreta dell’URSS vanno costantemente a caccia di tutti quelli che chiamano “nemici del popolo”, potenzialmente in conflitto, realmente o solo in apparenza, con l’ideologia stalinista.

Nonostante la drammatica situazione, Maria non esita a prendere in casa propria Vittorio, giovane soldato straniero scampato all’eccidio del lager 33. Quando poi gli agenti dell’NKVD irrompono in casa sua e prelevano sia lei, colpevole di essere la moglie di un kulak (contadino possidente di terre), che Stefania, arriva a coprire Vittorio facendolo passare per il proprio figlio. Così, il giovane bresciano e le donne che gli hanno salvato la vita sono tutti e tre deportati in Siberia, insieme a tanti altri non allineati al modello politico-sociale imposto dall’Unione Sovietica. Per loro si spalanca il cupo orizzonte di una durissima vita di prigionia, fatta di stenti, di gelo e di fatica, di umiliazioni e di terrore. Nell’incubo che li stringe in una morsa, però, il loro rapporto avrà modo di fortificarsi e presto fra Vittorio e Stefania nascerà un sentimento d’amore capace di far fronte a qualsiasi tempesta.

Ma la strada che permetterà ai due di riacquisire la libertà e di costruire un futuro insieme in Moldavia è ancora lunga, accidentata e impervia. Accusato di spionaggio, Vittorio viene separato dalle due donne e rinchiuso in un carcere per prigionieri politici. Troverà la forza di resistere solo grazie all’amore per Stefania e al ricordo dei propri cari che ancora lo aspettano nella sua Valtrompia. 

Tra la Moldavia e Brescia, l’odissea di un valtrumplino sopravvissuto alla guerra e ai gulag

La stazione di Brescia non era cambiata di una sola virgola. Anzi! Gli sembrava più familiare che mai, il che fugò completamente il timore di essersi smarrito. Eccola lì, la sua tanto amata città! Ma non era più, questo lo vide subito, come la Brescia che aveva lasciato tanti anni addietro. Sui campi di una volta ora gli edifici parevano gareggiare in altezza con le loro vetrine lussuose, mai viste neanche nella capitale dell’ex Unione Sovietica. Al posto delle vecchie stradine di campagna, dove quando era piccolo correva insieme ai suoi amici, ora serpeggiavano grandi vie percorse da automobili della cui marca non aveva mai sentito parlare. […] Quando il conducente gettò un’occhiata attraverso lo specchietto retrovisore a quel vecchio apparentemente confuso, gli chiese:

«Turista?»

Vittorio, sorridendo tristemente, rispose:

«Sì…»

Era un turista nella sua città natale. Sospirò profondamente comprendendo quanto profondo fosse l’abisso, l’abisso scavato dalla grande attesa, dalla sofferenza, dalla nostalgia e dall’insicurezza. L’Italia era un altro Paese, una nazione completamente diversa da quella che Vittorio si era lasciato alle spalle nel 1943.

Lilia Bicec Zanardelli, “Amore siberiano”, pp. 279-280

In un ampio arco temporale che dalla seconda guerra mondiale arriva ai giorni nostri, “Amore siberiano” racconta, tramite un convincente intreccio romanzesco, un sanguinoso pezzo di storia irto di verità a lungo taciute. Lo fa riunendo la Moldavia, paese natale dell’autrice, a Brescia, la città italiana in cui Bicec si è trasferita anni fa e dove vive tutt’oggi. Il legame tra Brescia e Vittorio, ma soprattutto quello tra Vittorio e la Valtrompia, è un filo inossidabile che lega tutti i capitoli del romanzo. In particolare, nella parte del libro incentrata sulla detenzione di Vittorio nel carcere per prigionieri politici, sono proprio gli insegnamenti del nonno, esperto fabbricante di lucchetti, a rivelarsi vitali nell’aiutare il protagonista a sopravvivere procurandosi cibo e amicizie.

Una volta superata la detenzione, Vittorio, che nel frattempo si è creato una famiglia, riesce a far ritorno nella sua terra natale soltanto dopo la caduta del muro di Berlino. In quest’occasione, la Valtrompia e Brescia si profilano come lo specchio di un ritorno impossibile per uno che, come il protagonista del romanzo, è stato strappato al suo paese e ai suoi affetti in giovane età, prima dalla guerra e poi dalle persecuzioni staliniste.

A Brescia, per soccorrere la nipote, Vittorio si scontra inoltre con il dramma del traffico sessuale in cui sono coinvolte, con l’inganno, la violenza e le minacce, tante donne dell’est europeo costrette a prostituirsi.  Ma Brescia e la sua provincia sono anche teatro dell’insperato e sorprendente incontro fra Vittorio e l’amico alpino Natale Boletti di Molinetto di Mazzano. Quest’ultimo non è un personaggio d’invenzione come Vittorio Montini (personaggio verosimile ma non realmente esistito), bensì una figura storica: un reduce bresciano che ha combattuto sul fronte greco-albanese e nella campagna di Russia, scontando, prima di poter far ritorno a casa, la detenzione nei campi di prigionia sovietici.

L’apparizione di Boletti e la sua testimonianza sono una delle più scintillanti gemme che disseminano il romanzo di Bicec, ricchissimo di fatti storici riportati con puntualità, di sentimenti e di descrizioni, di personaggi ben caratterizzati e di spunti di riflessione, a coronamento di un epico racconto palpitante di vicende umane ripetutamente travolte, ma mai sconfitte, dalla grande storia.


Titolo: Amore siberiano
Autrice: Lilia Bicec Zanardelli
Editore: Another Coffee Stories

Genere: Romanzo storico
Pagine: 291
ISBN: 9791280451644

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Francesca Scotti

Classe 1991. Cresciuta in Franciacorta, vive a Brescia, sua città natale. Ha studiato letteratura inglese e tedesca, laureandosi con una tesi sui rapporti fra la cultura tedesca e il nazionalsocialismo. Legge e scrive per vivere. È autrice della silloge di racconti “La memoria della cenere” (Morellini, 2016) e dei romanzi “Figli della Lupa” (Edikit, 2018), “Vento porpora” (Edikit, 2020) e "La fedeltà dell'edera" (Edikit, 2022). Anima rock alla perenne ricerca di storie della resistenza bresciana, si trova maggiormente a suo agio tra le parole dei libri e sui sentieri di montagna.

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