“Chiari di luna”: le atmosfere della Porta Milano degli anni 50 nel romanzo di Renzo Bresciani pubblicato da Mondadori nel 1990

I nostri classici” sono una selezione arbitraria di libri bresciani usciti qualche tempo fa, che – per qualche motivo – hanno lasciato il segno.

Recensione di Katiu Rigogliosi per Brescia si legge

Porta Milano. Case basse piene di officinette. Uomini che non spengono mai la luce giallastra mentre le cinghie delle pulegge vanno avanti a martellare le giunte sulle ruote come le battole del Venerdì Santo. 

“Chiari di luna”, di Renzo Bresciani

Il quartiere di Fiumicello, al confine con Porta Milano, è il cuore del boom industriale. Si riempie di vita, le nuove abitazioni (nell’area di Campo Fiera) spuntano come funghi, gli operai e gli impiegati tutte le mattine riempiono i tram che percorrono via Milano per giungere al luogo di lavoro, mentre i bambini scorrazzano ridendo nei prati incolti che circondano l’abitato.

È questo il panorama e il vissuto che permea le pagine di “Chiari di luna”, romanzo di Renzo Bresciani ambientato negli anni cinquanta, pubblicato per la prima volta nel 1989 dalla casa editrice locale La Quadra e ristampato, l’anno successivo, nella collana Oscar Mondadori. Uno dei “classici” della letteratura del bresciana del Novecento, scritto da uno dei protagonisti della vita culturale della seconda metà del secolo scorso, capace di far rivivere per il tempo di un romanzo breve quell’aria di periferia cittadina che si respirava all’epoca a Brescia così come in molte altre città industriali.

Una città nella città

Il personaggio principale di “Chiari di luna” è un ragazzino 13enne dalla strana, quanto normale, famiglia: il padre, impiegato in un fabbrica di via Milano, amante della lettura e dei pensieri filosofici; la madre, casalinga, impegnata a far quadrare i conti ed arrivare dignitosamente a fine mese; i nonni materni, lei sartina a casa in zona della Pallata e lui custode di un deposito di biciclette, con la mente un po’ persa a causa della guerra; gli amici, quelli coetanei e quelli più grandi, che lo aiuteranno a vivere avventure magiche.

Il contorno, l’ambientazione, i personaggi secondari e il dialetto utilizzato in alcuni dei dialoghi tra i ragazzi sono, però, i veri protagonisti di questo romanzo. È grazie alla descrizione delle abitazioni – grandi appartamenti per gli impiegati, ma con il bagno in comune nel vano scale, o piccolissimi sottotetti senza nemmeno il riscaldamento per le famiglie operaie -, delle attività commerciali – il panettiere, il lattaio che segnava sul libretto grigio la spesa da saldare a fine mese, il macellaio che in alcuni giorni della settimana vendeva a poco prezzo gli scarti dei tagli delle bestie -, dei giochi tra i ragazzi – la pista delle biglie in mezzo al prato, la corsa intorno all’albero, nascondino – che il lettore si trova catapultato in quel periodo, tra i nostri nonni, i nostri zii, i nostri genitori in versione bambina.

In questi giorni ho imparato anche a farmi il caffè con la caffettiera di lamiera che tiene due litri. Lo faccio e lo metto nel fiasco per farlo durare sei o sette giorni. Almeno quello mi resta, ma è una delle poche cose su cui possa contare: quello, la pasta che siamo andati a comperare allo spaccio delle Ferrovie, lo zucchero e la conserva che sta già facendo la muffa nel barattolo. Ma tra due giorni dovremo tornare alla Provvida se non vogliamo morire di fame.

“Chiari di luna” di Renzo Bresciani

Una postfazione degna di nota

Al termine di questo lungo racconto epocale, la postfazione, firmata da Aldo Busi e Carmen Covito, punta l’attenzione su quanto questo libricino sia stato, in qualche modo, boicottato sin dalla sua prima pubblicazione.

Racconto nato dalla penna di Renzo Bresciani, vicedirettore della Biblioteca Queriniana negli anni cinquanta e direttore della stessa dal 1970 al 1973 nonché collaboratore di Bresciaoggi e Il Giornale di Brescia, “Chiari di luna” era destinato a restare sepolto nella collana di scritture bresciane della casa editrice locale La Quadra, che al tempo pubblicava racconti nella rivista “Città e dintorni”. Il romanzetto passava ai più inosservato, vuoi perché alla fine degli anni ottanta non era cosa comune scrivere e ambientare trame nell’Italia degli anni cinquanta, vuoi perché l’allora sessantenne Bresciani era impegnato anche in opere teatrali di maggior rilievo.

La salvezza di questo libro è stata la storia stessa che, come fa notare Aldo Busi, ricorda un po’ lo stile di Alessandro Manzoni e i suoi “Promessi Sposi”: una storia vera, reale, raccontata senza troppi fronzoli, senza invenzioni, ma presentata e servita su un piatto d’argento, per permettere a tutti i lettori, giovani e vecchi, di immedesimarsi, di lasciarsi trasportare in un breve sogno. Un sogno che giace oggi più o meno dimenticato negli scaffali di qualche biblioteca o nelle bancarelle di libri usati alla ricerca di lettrici e lettori disposti a riportarlo per qualche istante in vita.


Titolo: Chiari di luna
Autore: Renzo Bresciani
Editore: Mondadori, 1990 (prima edizione: La Quadra, 1989)

Genere: Romanzo
Pagine: 133
ISBN: 9788804340386

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Katiu Rigogliosi

Diplomata alla scuola d'Arte al corso di operatrice d'arredamento, nella vita si occupa di progettazione di interni, realizzando meravigliose SPA in giro per il mondo. Nata a Milano, cresciuta tra Piacenza e Bergamo, maturata sotto la mole di Torino, risiede oggi nella provincia al di là del fiume Oglio. Legge da quando ha memoria e non disdegna nessun genere, anche se le si illuminano gli occhi quando si tratta di sparatorie, uccisioni ed indagini. Gestisce un gruppo di Staffette Letterarie su Facebook, perché crede che la lettura condivisa in ogni parte d'Italia sia la cosa migliore che possa esistere.

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