“La luce naturale”: scene di una famiglia perduta nel nuovo sincero e spietato romanzo di Marco Archetti

Mamma.
Flavio non sa cosa dire, ma se lo chiede: perché non vuole vederla?
Elvira, secoli fa, l’ha messo al mondo.
Adesso li divide un corridoio: perché non sente il bisogno di salutarla prima che muoia del tutto?

La luce naturale, Marco Archetti

Quando viene colpita da un ictus che la costringe in stato vegetativo, Elvira si trova a Eraclea, località balneare sul golfo di Venezia, nell’hotel dove ogni agosto trascorre le vacanze in compagnia della figlia Tiziana. È quest’ultima a decidere di non portare la madre in ospedale ma di assisterla lì, in una stanza d’albergo, mentre i fratelli Flavio e Gabriele, informati dell’accaduto, si apprestano a raggiungerla. Inizia così il confronto a più voci al centro de “La luce naturale” (Mondadori, 2023 – acquista qui), il nuovo romanzo di Marco Archetti, autore bresciano tra i più prolifici e originali, docente alla Scuola Holden di Torino e consulente artistico del Centro Teatrale Bresciano.

Tiziana, Flavio e Gabriele sono tre figure agli antipodi. L’incontro a Eraclea in un momento così drammatico porta a galla il malessere che cova da tempo in ciascuno di loro. Come per la madre morente, anche le loro esistenze sembrano sul punto di precipitare nel nulla. Il presagio del lutto non li avvicina ma, al contrario, alimenta egoismi, rivalità e piccole miserie, in un crescendo di tensione scandito da un macabro e inconfessabile conto alla rovescia.

Con uno stile preciso e tagliente, Archetti scava a fondo nella psicologia dei personaggi, cogliendoli nei loro picchi di egocentrismo, dolore e meschinità. I punti di vista si avvicendano tra monologhi interiori e dialoghi serrati che avvicinano il romanzo a una pièce teatrale. L’autore modula con sapienza i registri, alternando l’ironia al grottesco, i toni dolenti a quelli più caustici. Il risultato è un’opera che getta uno sguardo sincero e quindi spietato sulle relazioni umane e su quell’abisso che a volte chiamiamo famiglia.

La verità è che Tiziana invidia Flavio dal profondo: i teatri, i palcoscenici, il su e giù per l’Italia… La mondanità ha scavato una voragine tra di loro ed è sempre stata dura accettarlo, perché anche lei avrebbe voluto la mondanità e invece ha avuto solo le pareti di casa, un marito-tappezzeria, un lavello di tristezza. Ma che c’era di male? Era un sogno ridicolo, il successo? Era così patetico voler essere ricca, riconosciuta e ammirata ovunque? E dove stava scritto che si dovesse sempre salvare l’Amazzonia, imboccare gli orfanelli e fare stage-diving umanitario sui canotti dei migranti? Anche lei voleva applausi, hotel di lusso, folle adoranti.
E uomini.
E soldi.
E una grande felicità immeritata.

La luce naturale, Marco Archetti

Flavio, di professione attore, è un uomo di mezza età “che il destino ha sorpreso contromano”. Quando apprende del malore della madre, si trova su un treno diretto a Torino che non prevede fermate intermedie. Per raggiungere Eraclea, deve scendere al capolinea e ripercorrere a ritroso l’intera pianura padana. L’imprevisto lo costringe a rimandare l’appuntamento con Sebastian Schneider, direttore del Teatro Stabile. Con lui avrebbe parlato di “Achille, un’Iliade”, il monologo teatrale destinato a risollevare la sua carriera. Flavio ne ha bisogno “come di un polmone”, ma purtroppo non gli resta che attendere. Tutta colpa della sorella e del suo “tempismo distruttivo”.

Tiziana attende i due fratelli al capezzale della madre. La decisione di non portarla in ospedale, in apparenza così strana, a lei sembra giustificata da molte ragioni. La più importante ha un nome e cognome: Giani Albiero, gestore dell’albergo, l’unico che abbia mai capito la sua insoddisfazione, i “cento mucchi di solitudine accumulati ai quattro angoli dell’anima”. Per lui Tiziana sogna di lasciare il marito Dario, “essere ibrido, metà animale domestico e metà carta da parati” e di iniziare una nuova vita e godersi finalmente la sua “grande felicità immeritata”. Tutto passa, però, dall’eredità di sua madre.

Anche per Gabriele, “trentotto anni e nemmeno un giorno senza le mani sudate”, i soldi sono da sempre un assillo. Sebbene lavori come rappresentante di scaldabagni e dorma in un sacco a pelo in un appartamento per ragazze madri, tiene un file word sempre a portata di mano in cui si appunta nuovi “progetti” da sogno e una raccolta di jingle pubblicitari che un giorno spera di vendere. Nel frattempo, complice l’amico Ubaldo, investe in progetti “discutibili”, l’ultimo dei quali ha a che fare con il rapimento di un calciatore. Il viaggio a Eraclea lo costringe a rimandare ogni decisione, ma la realtà in cui vive, fatta di debiti, fallimenti e insoddisfazione, non si cancella.

Il confronto fra i tre è uno sfibrante esercizio di cinismo. Distinguere la sofferenza dai tentativi di manipolazione è quasi impossibile. Intanto, con il passare dei giorni, nella stanza 236 non accade nulla e proprio questo nulla scompagina tutto.

Cos’altro c’è da sapere di questi tre fratelli davanti alla soglia fatale?
Flavio ha un occhio nero. Tiziana non riesce a fare un respiro lungo. Gabriele sembra uno studente che, interrogato, sa di non aver aperto libro.
Tutti e tre portano scritta in faccia la stessa storia, che dice: la vita non ha pietà.
La catastrofe è imminente e loro non lo sanno, ognuno assorto nei propri sospesi con la vita, ognuno convinto di essere dalla parte giusta.
Ma non ci sono parti giuste. Ci sono solo tre fratelli fermi davanti alla porta della 236.
E piccoli uomini, e donne infelici, e le stupide ragioni degli altri.

La luce naturale, Marco Archetti

Una località balneare richiama il sole, l’estate e il relax. Nelle pagine del romanzo, la luce di Eraclea contrasta con i toni plumbei della storia, sospesa com’è tra il dramma e il grottesco. L’ambientazione padana è completata da una parentesi “nella Bassa bresciana” tra Montichiari e Ghedi, descritta come un altro luogo di solitudini. Al centro del palcoscenico, infatti, restano sempre i personaggi e le loro trame interiori.

Con le sue 168 pagine, “La luce naturale” è un romanzo agile ma densissimo di sfumature. Attingendo alla sua passione per il teatro, l’autore delinea caratteri complessi e sfaccettati, riuscendo a farci appassionare anche a ciò che li rende così respingenti. Tiziana, Flavio e Gabriele sono figli che, nemmeno a cospetto della madre morente, sanno essere adulti. La scrittura di Marco Archetti, senza mai giudicarli, ne smaschera l’autoinganno e, a fine lettura, resta uno specchio in cui osservare i nostri limiti sotto una luce diversa. Una luce meno artefatta e più naturale.


Titolo: La luce naturale
Autore: Marco Archetti
Editore: Mondadori
Anno: 2023

Genere: romanzo
Pagine: 168
ISBN: 9788804761426

Se vuoi acquistare questo libro online, fallo attraverso questo link: sosterrai il progetto Brescia si legge.

Roberto Bonzi

Nasce nel 1978 a Nuvolento. Fin da piccolo, ama la scuola alla follia: trascorre metà della giornata a leggere e scrivere, l'altra a convincere i compagni di non essere un secchione. Dopo la laurea in "Discipline economiche e sociali" all'Università Bocconi, inizia ad occuparsi di comunicazione, di fiere e di congressi. Nel frattempo, dopo una parentesi come vicesindaco e assessore all’istruzione e cultura del suo paese natale, continua a leggere e scrivere (Come lontano da Irene, 2010; Remigio ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la matematica, 2015; Centro Fiera del Garda. Nascita e sviluppo di un polo fieristico per la Lombardia orientale, 2017) e a spiegare in giro cosa non è.

Potrebbero interessarti anche...

Abilita notifiche OK No grazie