Brescia 1991-1994: alle radici della svolta riformista in Loggia tra Prima e Seconda Repubblica

Letto e recensito da Roberto Bonzi per Brescia si legge
Il 1991 fu un’accelerata marcia di avvicinamento all’esplosione politica e giudiziaria dell’anno successivo. Bisognava essere ciechi e sordi per non cogliere i mutamenti profondi dell’opinione pubblica.
Pierangelo Ferrari, Brescia 1991-1994. Quando tutto finì e tutto cominciò, pag. 17
Nei primi Novanta del secolo scorso, l’Italia vive una fase di forte instabilità politica. Il Paese è scosso dalle inchieste di Tangentopoli e da una crisi economica che culmina nel 1992 con l’uscita della lira dal Sistema Monetario Europeo. Le tensioni che attraversano il sistema dei partiti si riflettono anche su Brescia. In Loggia si alternano sindaci e giunte spesso fragili, condizionate dagli scontri interni alla Democrazia Cristiana ma anche dall’ascesa della Lega Lombarda e dalle trasformazioni in atto nelle forze eredi del Partito Comunista Italiano. Il vecchio mondo, quello della prima Repubblica, sta morendo, ma uno nuovo tarda a comparire. È in questa fase di transizione che nasce la prima giunta guidata da Paolo Corsini e si gettano le basi per l’elezione diretta a sindaco di Mino Martinazzoli del 1994. Brescia sperimenta così un nuovo “riformismo progressista”, anticipando di fatto la formula dell’Ulivo di Romano Prodi e i governi nazionali di centro sinistra.
A quegli anni “brevi ma politicamente tumultuosi” è dedicato “Brescia 1991-1994. Quando tutto finì e tutto cominciò” (Grafo, 2024) di Pierangelo Ferrari, all’epoca segretario provinciale del Partito Democratico della Sinistra. Partendo dagli articoli della stampa locale, l’autore riannoda i fili di una fase della politica bresciana in cui alcune forze immaginarono un cambio di paradigma. Allo sguardo dell’ex dirigente che rievoca con dovizia di particolari snodi complessi e a tratti drammatici, si aggiunge quello dello studioso che, a distanza di qualche decennio, ragiona sull’eredità di quel progetto politico. Il volume è, quindi, una lettura preziosa per chi ama la storia recente della nostra città, con un’analisi puntuale e ragionata di una stagione politica di forti contraddizioni, molte delle quali ancora aperte. Per ultimo, ma non in ordine di importanza, il libro di Ferrari racconta di una generazione innamorata della politica che, riflettendo su pregi e limiti delle proprie lotte ideali, passa il testimone a quelle di oggi.
Una stagione politica che segna la storia di Brescia
La principale ragione che mi ha spinto a impegnarmi in una ricerca e a scrivere sulle vicende di quelli anni è fondata sulla convinzione che quella storia non meritava di andare dispersa. Che bisognasse rendere conto del fatto che la generazione politica degli anni Settanta, quella dei giovani approdati al partito di Enrico Berlinguer, aveva saputo contribuire alla difesa delle istituzioni democratiche dal declino incombente.
Pierangelo Ferrari, Brescia 1991-1994. Quando tutto finì e tutto cominciò, pag. 210
Eletto alla Camera dei Deputati per due legislature con il Partito Democratico, Pierangelo Ferrari è stato consigliere regionale della Lombardia e consigliere provinciale in Broletto. Dal 1990 al 2005, da segretario regionale e provinciale, ha attraversato gli anni intensi della svolta della Bolognina con lo scioglimento del PCI e l’ingresso del PDS nell’area di governo. Il suo è lo sguardo di un protagonista che ha vissuto passaggi chiave della storia recente di Brescia e del Paese.
Il volume ripercorre la resa dei conti all’interno della Democrazia Cristiana, con la competizione serrata tra le correnti che fanno capo a Mino Martinazzoli e Giovanni Prandini, ma anche la crisi del Partito Socialista Italiano, tra le forze più colpite dalle inchieste di Tangentopoli, e la debolezza del Partito Democratico della Sinistra, sempre in bilico tra l’opzione riformista e quella più radicale.
La genesi e le alterne fortune delle giunte guidate da Gianni Boninsegna, Gianni Panella e Paolo Corsini e la vittoria elettorale di Mino Martinazzoli del 1994, la prima ottenuta con la nuova legge sull’elezione diretta dei sindaci, sono ricostruite attraverso stralci tratti da “Giornale di Brescia”, “Bresciaoggi” e “Gazzetta di Brescia”, il terzo giornale della città, in edicola dal 1990 al 1992. All’epoca, infatti, la negoziazione politica cominciava proprio dalle prime pagine dei quotidiani, spesso tra le righe di un editoriale o in un virgolettato, per poi trasferirsi nelle “segrete stanze”. Al di là delle schermaglie dialettiche, non sempre in punta di fioretto, i giornali erano, con pregi e difetti, una sorta di agorà politica, con una rilevanza nel dibattito pubblico che oggi pare irrimediabilmente perduta.
L’amore per la politica e l’arte della mediazione
Senza la messa a punto su visione de mondo, scenari di futuro, modelli di città e di integrazione sociale, il campo delle scelte si riduce a tecnicalità, equilibri finanziari, esigenze di comunicazione e immagine. E chi ha la responsabilità di governo è lasciato solo, in compagnia dei propri problemi e delle proprie aspettative. Tornare a quella intensità è impossibile, ma è almeno necessario recuperare una dimensione comunitaria e ideale, senza la quale una forza politica diventa un’associazione occasionale che persegue fini provvisori.
Pierangelo Ferrari, Brescia 1991-1994. Quando tutto finì e tutto cominciò
L’idea di politica come esercizio della mediazione è lontanissima dalla sensibilità di oggi. L’identità che la politica invoca ogni giorno è costruita soprattutto per negazione: ogni scelta che accolga anche solo in parte le ragioni dell’altro viene declinata come segno di debolezza, di cedimento e di sconfitta. “Brescia 1991-1994. Quando tutto finì e tutto cominciò”, invece, descrive un periodo storico in cui le contrapposizioni erano aspre ma lasciavano spazio al confronto. Solo dal paziente esercizio della mediazione, nacque un nuovo equilibrio nella politica bresciana, basato sulla sintesi tra il centro cattolico e la sinistra post comunista.
Pierangelo Ferrari ne ricostruisce la genesi con passione e senso della misura, senza “concessioni all’emozione del momento”, com’era d’obbligo tra chi la politica la praticava per professione e non per interesse. Perché, come scrive nelle pagine conclusive del volume, “quella storia non meritava di andare dispersa”. Ragionando su pregi e limiti di quell’esperienza, l’autore sembra rivolgersi alle giovani generazioni di oggi: se è vero che i partiti nella forma di allora non esistono più, resta il bisogno di misurarsi con la realtà e provare a cambiarla. In sintesi, di fare politica.

Titolo: Brescia 1991-1994. Quando tutto finì e tutto cominciò
Autore: Pierangelo Ferrari
Editore: Grafo
Anno: 2024
Genere: saggio
Pagine: 224 pp.
ISBN: 9788854931022
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