“Una breve estate lontano dalla polvere”: il commissario Settembrini in Val Camonica tra trame oscure e pitòti

Recensione di Katiu Rigogliosi per Brescia si legge

Siete mai stato in Romagna: Rimini, Cervia, Cesenatico? Oppure in Toscana, a Firenze, a Lucca, a Pisa. O a Venezia. E Roma? Avete mai visto Roma commissario? […] Allora mi capite. Sono quelli i posti che piacciono alla gente. Ci sarà mai nei prossimi secoli qualcuno che dirà: basta Giotto, macchè Raffaello, sono stufo di Michelangelo, voglio andare in Valcamonica per ammirare gli scarabocchi fatti quattromila anni fa sulle pietre da un troglodita appena uscito dalla caverna? Ditemi, a parte qualche intellettuale fuori di testa come la Nella, chi potrà mai essere interessato ai pitòti?

“Una breve estate lontano dalla polvere”, di Tita Prestini

I pitòti, “i pupazzi”, le incisioni rupestri antropomorfe diffuse nella Val Camonica, sono oggi un patrimonio dell’umanità riconosciuto e invidiato da molti. Nel 1942, anno in cui è ambientato il nuovo attesissimo capitolo della serie che ha per protagonista il Commissario Settembrini, questi antichi graffiti incisi nella roccia riscoperti da Gualtiero Laeng nel 1909 erano tuttavia ancora praticamente sconosciuti all’opinione pubblica. Anche i locali che avevano avuto modo di vedere i graffiti su qualche roccia o su qualche masso, li reputavano solo antiche incisioni senza nessuna importanza.

E’ in questo contesto che si dipana la storia al centro del romanzo “Una breve estate lontana dalla polvere”, edito da Barta (2022), terzo capitolo dell’apprezzata saga di gialli storici nata dalla penna e dal genio del giornalista e scrittore bresciano Tita Prestini. Una nuova avventura, che precede cronologicamente quelle già pubblicate ed ambientate a Iseo e poi a Milano, durante la quale Settembrini opererà in trasferta in Valle Camonica dove sarà chiamato a svolgere un’indagine contornato da quegli strani disegni, insieme a carabinieri, soldati e comuni cittadini ancora scettici riguardo alla loro importanza storica e culturale.

Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

Un passaporto nello stomaco dell’orso

Non aveva un nome, nessuno di loro aveva un nome. Che bisogno c’era di un nome quando bastava usare l’olfatto per sapere con esattezza chi si aveva di fronte, di chi fosse figlio e fratello?

“Una breve estate lontano dalla polvere”, di Tita Prestini

È agosto, un caldo intenso attanaglia la valle bresciana. Un orso, grande, enorme, di quelli che da parecchio tempo non si vedevano in quelle zone, viene ritrovato morto in un bosco. Sarebbe da considerare una morte naturale se non fosse che, all’interno del suo stomaco, viene ritrovato un passaporto. Come ci è finito lì quel documento? Dov’è la proprietaria?

Il commissario Fabio Settembrini viene così spedito da Verona alla provincia bresciana per risolvere un mistero: la scomparsa di Annabella, detta Nella, una giovane insegnante moglie di un ricco cittadino veronese. Ma cosa ci faceva Nella in quella valle sperduta? Non avrebbe potuto rimanere a insegnare in città, come avrebbe preferito il marito?

In realtà Annabella aveva un motivo particolare per trovarsi proprio lì: si narrava che, in alcune caverne, in alcuni anfratti, fossero stati ritrovati dei disegni, dei graffiti, delle incisioni misteriosi risalenti addirittura a prima del mondo, ed oggi messe a repentaglio dalla presenza sul territorio dei tedeschi.

Un giallo avvincente per raccontare un patrimonio dell’Umanità

Oggi attirano decine di migliaia di visitatori ogni anno e si sa molto delle incisioni rupestri della Valcamonica, in provincia di Brescia, i cui segni più antichi vengono fatti risalire al cosiddetto Epipaleolitico, almeno 8.000 anni prima di Cristo, 10.000 dai nostri giorni.

In “Una breve estate lontano dalla polvere”, come nei suoi romanzi precedenti, la mano esperta di Tita Prestini non si limita a raccontare una storia poliziesca avvincente. Prestini riesce infatti, in poco più di 200 pagine, a appassionare e a far trasparire l’importanza di una scoperta – quella delle incisioni rupestri bresciane – il cui valore è ancor oggi riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale. 

Era il 1909 quando Walter Laeng, alpinista e studioso bresciano di origini svizzere, segnalò per primo al “Comitato nazionale per la protezione dei monumenti” la presenza di due enormi massi con delle incisioni al pian delle Greppe, vicino a Cemmo. Cinque anni più tardi, lo stesso Gualtiero Laeng cominciò a parlare delle incisioni sulla guida del Touring Club Italiano, adoperandosi senza sosta per portare questi ritrovamenti all’attenzione della comunità scientifica da un lato, e della nascente comunità turistica ed escursionistica dall’altro.

Da allora sino ad oggi non si è mai smesso di studiare quell’area, di trovare nuove incisioni, di salvaguardare quelle già note e di creare percorsi che permettessero a tutti di visitarle, di vederle, di ammirarle e di interrogarsi sui loro significati reconditi e sulle somiglianze che le accomunano alle incisioni presenti in altri siti diffusi su tutto il mondo.

Ad oggi, l’arte rupestre in Val Camonica è segnalata su circa 2 000 rocce in oltre 180 località comprese in 24 comuni, con una particolare concentrazione nelle municipalità di Capo di Ponte, Nadro, Cimbergo e Paspardo, Sonico, Sellero, Darfo Boario e Ossimo. Un Patrimonio dell’umanità, riconosciuto dall’UNESCO nel 1979 (primo sito italiano), costituito da oltre 200.000 figure rituali realizzate lungo un arco di 8.000 anni con scopo celebrativo, commemorativo, iniziatico o propiziatorio.

Un Patrimonio che rende questo romanzo non solo un ottimo giallo, ma anche un modo per conoscere ed apprezzare un patrimonio dell’umanità che si trova nella nostra provincia nonché il lungo, faticoso e competente lavoro di riscoperta e di valorizzazione dello stesso.


Titolo: Una breve estate lontano dalla polvere
Autore: Tita Prestini
Editore: Barta, 2022

Genere: Giallo storico
Pagine: 208
EAN: 9788898462483

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Katiu Rigogliosi

Diplomata alla scuola d'Arte al corso di operatrice d'arredamento, nella vita si occupa di progettazione di interni, realizzando meravigliose SPA in giro per il mondo. Nata a Milano, cresciuta tra Piacenza e Bergamo, maturata sotto la mole di Torino, risiede oggi nella provincia al di là del fiume Oglio. Legge da quando ha memoria e non disdegna nessun genere, anche se le si illuminano gli occhi quando si tratta di sparatorie, uccisioni ed indagini. Gestisce un gruppo di Staffette Letterarie su Facebook, perché crede che la lettura condivisa in ogni parte d'Italia sia la cosa migliore che possa esistere.

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