“La sottovita”: il diario intimo di Francesco Savio alla ricerca dell’innesco perduto

Recensione di Roberto Bonzi per BresciaSiLegge.it

Fuggire sarebbe stato possibile? Forse sì, ma in che direzione, e in quale tempo utile dopo aver reagito alla sorpresa? Perché l’animale, sebbene fastidiosamente spione, era pur sempre intelligente e mansueto, chi se lo poteva aspettare di essere aggredito? Il fattore sorpresa, che la vacca superasse la recinzione elettrificata a due fili gialli e arancio nella circostanza troppo morbidi, proiettandosi all’esterno e non venendo respinta con tensione all’interno, come da regolamento, dentro con le sue bovine amiche. Fuggire, o gridare qualcosa, magari: «Emerich!”

“La sottovita”, Francesco Savio

Nella copertina de “La sottovita”, romanzo dello scrittore bresciano Francesco Savio pubblicato da Mondadori (2019), campeggia una vacca delle Highlands. È un esemplare di questa razza scozzese ormai importata anche in Italia a travolgere l’ignaro protagonista del primo capitolo, durante una passeggiata in una valle dell’Alto Adige.

La vicenda che apre il racconto è solo uno dei piani narrativi del romanzo. Il protagonista è un aspirante scrittore, alla ricerca di un innesco che non sembra arrivare mai. Prima “cerca di vendere elettrodomestici”, poi inizia ad occuparsi di libri e trova lavoro a Milano in una libreria Feltrinelli. Nel frattempo nutre il sogno di scrivere, accumulando esperienze che spera di trasferire in un romanzo fiume ispirato allo scrittore norvegese Karl Ove Knausgård, mentre la famiglia, i figli e il lavoro reclamano buona parte delle sue energie.

A volte l’amore è questione di prosa: preparare la cena, lavare i piatti o cambiare un pannolino.

Tenere vivi i propri sogni senza soccombere alla realtà

Cos’è che ci fa sentire davvero vivi? Cosa ci rende liberi? Qual è il prezzo da pagare? “La sottovita” accumula domande, aneddoti e dettagli come in una sorta di diario a posteriori.

Il protagonista racconta con ironia i tentativi quotidiani di essere all’altezza dei ruoli che s’è dato: marito, padre, libraio, scrittore. Lo fa nella consapevolezza che non ridursi a semplici spettatori di un presente indigesto è un esercizio complicato. Eppure tenere vivi i propri sogni e non soccombere alla realtà non è un’impresa impossibile.

Il romanzo è una riflessione su quanto sia complesso essere genitori in una società che non tollera troppi compromessi. Descrive inoltre, in modo efficace e fuori dagli schemi, cosa significhi scrivere i libri ma anche e soprattutto venderli. In un Paese così ricco di scrittori, i bravi editori e librai sono una merce sempre più rara e, per molti di noi, i meccanismi dell’industria culturale restano un mistero.

Brescia sfondo ai passaggi che rievocano l’infanzia

Francesco Savio è nato a Brescia nel 1974 ed ha vissuto per diciassette anni a Milano prima di tornare, nel 2018, nella città di origine.

In “La sottovita”, la città d’origine fa tuttavia la sua comparsa compare soprattutto facendo da sfondo ai passaggi che rievocano l’infanzia: i ricordi della Mille Miglia, il cimitero di San Bartolomeo dove viene seppellito il padre e lo stadio Rigamonti dove Leone, macellaio e vicino di casa, lo accompagna a veder giocare le rondinelle.

Sono quegli gli anni in cui Francesco assorbe “la cultura del lavoro che dominava la mentalità bresciana”. Poi è tempo di trasferirsi a Milano. La maturità incombe e la città di provincia diviene polarità (negativa o positiva?) contrapposta alla metropoli.

Nei ricordi dell’autore, Brescia resta quindi la città delle passeggiate fino al Castello, delle fantasiose ipotesi sul patriota Camillo Biseo e, ovviamente, della statua del Bigio.

I cittadini si radunavano e discutevano: qualcuno voleva ricollocare l’ingombrante scultura, altri no, altri ancora proponevano di sostituire il Bigio con la statua di un grande bresciano della storia. Io andavo allora con il pensiero allo scrittore Aldo Busi. Far costruire una statua di Aldo Busi, di 751 centimetri di altezza, e metterla al posto del Bigio, ma sentivo che la mia candidatura era destinata a non essere nemmeno presa in considerazione.

“La sottovita”, Francesco Savio.

La sottovita, ovvero l’esistenza che scorre sotto traccia

Un tempo la sottovita era un indumento femminile munito di spalline che si portava sopra il busto a coprire per l’appunto la vita. Nel romanzo di Francesco Savio è l’esistenza che scorre sotto traccia, una specie di seconda pelle che, nella maggior parte dei casi, è invisibile agli occhi.

La voglia di prendere in mano la propria esistenza e plasmarla in qualcosa di nuovo non è necessariamente un’impresa epica e altisonante: nella maggior parte dei casi ha inizio dalle piccole cose. Dalla routine di tutti i giorni e dalle mille azioni quotidiane che quasi ci vergogniamo ad annotare, come vendere un elettrodomestico o cambiare un pannolino.

Eppure l’innesco è lì, nascosto tra le pieghe di una giornata qualunque.

La vita è questione di sottovita. E di come sappiamo indossarla.


Titolo: La sottovita
Autore: Francesco Savio
EditoreMondadori, 2019

Genere: Romanzo
Pagine: 105
Isbn: 9788804708087

Roberto Bonzi

Nasce nel 1978 a Nuvolento. Fin da piccolo, ama la scuola alla follia: trascorre metà della giornata a leggere e scrivere, l'altra a convincere i compagni di non essere un secchione. Dopo la laurea in "Discipline economiche e sociali" all'Università Bocconi, inizia ad occuparsi di comunicazione, di fiere e di congressi. Nel frattempo, dopo una parentesi come vicesindaco e assessore all’istruzione e cultura del suo paese natale, continua a leggere e scrivere (Come lontano da Irene, 2010; Remigio ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la matematica, 2015; Centro Fiera del Garda. Nascita e sviluppo di un polo fieristico per la Lombardia orientale, 2017) e a spiegare in giro cosa non è.

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