Caino, Abele e un san Faustino senza volto nel nuovo capitolo della saga del giudice Albertano da Brescia

Recensione di Federico Migliorati per Brescia si legge

Cosa unisce un san Faustino senza volto, gli antichi versi di Valafrido Strabone o di Ubaldo di Saint-Amand, la storia di Caino e Abele, l’elogio alla calvizie di Sinesio di Cirene con la Brescia del XIII secolo? Apparentemente poco o nulla, eppure la penna di Enrico Giustacchini è riuscita anche stavolta a costruire un’efficace architettura narrativa, palcoscenico ideale sul quale far esibire il giudice Albertano.

Personaggio realmente vissuto nel Duecento dove si contraddistinse per sermoni e trattati, uomo di grande rigore morale e professionale, coltissimo e raffinato e per alcuni perfino capace di influenzare Dante, Albertano acquisisce con lo scrittore e giornalista gavardese il ruolo di investigatore di tutto punto in grado di venire a capo di intricate matasse di efferati delitti e avvenimenti drammatici per i quali è sempre più spesso richiesta la sua perizia.

Nell’episodio che dà il titolo al nono volume della serie, “Il giudice Albertano e il caso del santo senza volto”, si torna in territorio bresciano dopo l’esperienza genovese del libro precedente (nella Repubblica marinara, lo ricordiamo, il giudice fu assessor sotto la guida del podestà bresciano Emanuele Maggi, padre del vescovo Berardo): è Zenato, l’antica Zanano frazione di Sarezzo, lo sfondo di una catena di fatti tragici tutti occorsi nello stesso ambiente familiare che in un primo tempo sembrano concatenati fra loro in maniera piuttosto immediata e semplice.

Attenzione, questa recensione contiene lievi spoiler

Un giallo deduttivo in cui nulla va dato per scontato

Nelle avventure di Giustacchini, cultore del giallo classico deduttivo capace di crearsi un pubblico di fedelissimi, nulla è tuttavia scontato: niente è così diretto come appare, nessuno può ritenersi escluso a priori dalle ‘indagini’ sul campo.

Nel piccolo borgo si assiste così a una riedizione in chiave medievale dell’omicidio di Abele da parte del fratello, osservato a distanza da un porcaro della zona, unico testimone oculare la cui versione è la prima tessera per ricomporre il mosaico. Da qui si dipana un plot narrativo che denota l’analisi storico-filologica dello scrittore il quale, come accade già da qualche romanzo a questa parte, semina la trama del suo certosino lavoro di ricercatore non limitandosi a dar forma a una vicenda elaborata e pertinente a un giallo come si deve, ma aggettando su di essa un florilegio di citazioni, leggende, scorci di antica sapienza che nascono da un’impegnativa opera di documentazione e traduzione di testi.

Albertano, che riprende i contatti con il fido amico, il medico Berengario, fondamentale pedina sulla scacchiera del romanzo, resta in cabina di regia a gestire le mosse sia partecipando in prima persona sia ascoltando testimoni, visionando con acribia il luogo del crimine, lavorando di psicologia (e ne ha ben donde stavolta avendo a che fare tra l’altro con un personaggio di difficile decifrazione come Rufino) e senza tralasciare alcun dettaglio.

Tra indizi e scorci di antica sapienza

Si diceva di Dante: è proprio il Sommo Vate tra quelli che ripescano una vecchia leggenda sulle macchie lunari che corrisponderebbero al volto di Caino, immagine che Berengario estrae dal proprio cappello a cilindro durante una discussione tra amici. L’autore non rinuncia a scendere ancora più nell’antichità riportando alla luce una credenza ebraica con il personaggio di Lamech, ma anche creando la figura del mercante Elisha e con ciò richiamando la Brescia del Medioevo in cui agì una piccola, ma florida comunità israelita, destinata a crescere di numero e di importanza durante il dominio della Serenissima, prima delle persecuzioni che ne avrebbero drasticamente ridotto il numero.

A decidere le sorti delle indagini sono elementi apparentemente secondari, ma che la fervida, vivacissima mente di Albertano riesce a “catturare” per elaborare la soluzione, come un curioso ritratto di san Faustino privo del volto.

In appendice il lettore è accompagnato nella conoscenza della realtà di luoghi, personaggi, contesti che trovano linfa nel romanzo per meglio decifrare l’intero assetto letterario in un percorso che conduce dall’immaginazione e dall’invenzione all’approfondimento, per l’ennesimo, godibilissimo giallo a forti tinte storiche. Come in precedenza anche quest’ultimo libro è impreziosito dalle splendide illustrazioni di Andrea Giustacchini che si incastonano con felice esito tra le parti dell’opera.


Titolo: Il giudice Albertano e il caso del santo senza volto
AutoreEnrico Giustacchini
EditoreLiberEdizioni, 2022

Genere: Giallo, romanzo storico
Pagine: 160
Isbn: 9791280148698 

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