Dalla Siria a Brescia fuggendo da un passato di ombre: “Il male che fa bene” è il nuovo avvincente noir di Italo Bonera

Immagine di Italo Bonera. La strada cittadina mostrata è via Giovita Scalvini a Brescia.

Recensione di Francesca Scotti per Brescia si legge

Ammiravo la schiena dritta di chi era capace di opporre una solida resistenza materiale, piuttosto che l’adattarsi vigliacco e senza midollo della mia resilienza inconsapevole.

Sono un sopravvissuto. Una salamandra che non si rende conto di aver attraversato indenne le fiamme di mille incendi, senza merito alcuno.

Invulnerabile. Oppure, fortunato.

Italo Bonera, “Il male che fa bene”, p. 275

Deserto siriano, 2017. L’ultracinquantenne Frank Domasio è un mercenario moderno che svolge azioni armate clandestine, perlopiù al soldo di apparati governativi. Quando una missione volta a distruggere un laboratorio segreto per la raffinazione dell’eroina sfocia in un bagno di sangue in cui resta ucciso anche il suo socio in affari, decide di farla finita con una simile occupazione e di iniziare una nuova vita altrove. Al proprio fianco si ritrova ad avere Layla, una giovane beduina che sottrae a un truce futuro da schiava sessuale. La meta di Frank è chiara: Brescia, dove ha un prezioso contatto e che, in quanto piccola città, può offrirgli maggior riparo rispetto a una metropoli. Se il tragitto per raggiungerla non si rivela esente da pericoli e da situazioni rocambolesche, è proprio a Brescia che Frank va incontro al suo vero destino, a rivelazioni e a sconvolgimenti che gli presentano il conto di un’esistenza trascorsa fuggendo da un passato segnato da un’oscura, irrimediabile colpa.

“Il male che fa bene”, edito da Calibano (2023 – acquista qui), è il nuovo atteso romanzo noir del bresciano Italo Bonera, già autore di diverse opere che spaziano dall’ucronia alla fantascienza, dalla distopia al thriller in salsa pulp. Vincitore di riconoscimenti letterari e finalista al prestigioso premio Urania indetto da Mondadori, Bonera torna nelle librerie con un libro cupo e incalzante che, fra un colpo di scena e l’altro, non manca di lanciare ai lettori interessanti spunti di riflessione. Seguendo la vicenda di un protagonista atipico, autentico antieroe, i lettori compiono un viaggio che dalle terre insanguinate dall’Isis li porta ad attraversare frontiere difficili e violente, per poi farli giungere a Istanbul, Brescia (presente fin dalla copertina), Milano e altre città ancora, raccontando un mondo in cui illegalità e violenza sono parte integrante di una società in cui bene e male si attorcigliano senza sosta.

Brescia e il “porto” del Carmine sullo sfondo di un noir coinvolgente

Spaesato.

Non mi era mai capitato di usare questa parola prima d’ora. Oggi, mentre perlustro insieme a una Layla incurante le vie del Carmine, mi viene fuori, in mezzo a pensieri che non trovano corrispondenza tra le memorie e il presente.

Il Carmine quartiere malfamato di Brescia, non esiste più.

Tutto è diverso.

Italo Bonera, “Il male che fa bene”, p. 157

In questo “road-movie” letterario a tinte scure, è a tutti gli effetti la Brescia contemporanea a ritagliarsi un ruolo di spicco, come se fosse lei stessa a intessere i fili a cui è appesa la vita del protagonista, a manovrarli e a districarli sino all’ultimo atto.

La Brescia del 2017 non è quella che Frank ha conosciuto quando vi si è trasferito, per un certo tempo, nel 1979. Per le strade, stralci di dialetto locale si intrecciano a parlate asiatiche e a note africane, nel tessuto di una società fattasi culturalmente variegata. Al Carmine non si incontrano più le tante prostitute che vi esercitavano la professione e l’aria, che negli anni settanta pesava come piombo, è ora più distesa e frizzante, densa di opportunità. Sopravvivono alcune osterie alla bresciana, mentre altre hanno chiuso in favore dei più gettonati sushi bar o di altri locali alla moda.

Eppure, osserva Frank, nonostante i densi cambiamenti intercorsi, Brescia riesce a mantenere un’anima tutta sua grazie al suo piccolo centro storico straripante di storia e di arte. Cuore delle passeggiate di Frank e di Layla, dei loro incontri e dei colpi di scena che movimentano il romanzo sono per l’appunto le vie del centro di Brescia, in grado di offrire, fra le tante altre cose, anche scorci inattesi e affascinanti.

È uno scorcio fantastico.

Sul fondo di una piccola rientranza, si eleva insospettabile una costruzione antica in pietra bianca di medolo con una grande finestra al centro. È il lato della chiesa di San Faustino in Riposo, mi rendo conto. Ma ciò che sorprende è la copertura.

Un tetto troncoconico in cotto, a spiovente ripido, sormontato da quella che parrebbe una cella campanaria cilindrica con bifore, chiusa a sua volta da un tetto la cui forma riprende il cono sottostante. Una scenografia magica che si staglia contro il tumulto del cielo in tempesta. Che spettacolo! Sto cercando di ricordare se esistono altre costruzioni simili, in Italia. Non me ne vengono in mente. È qualcosa che rimanda alle fiabe, a certi edifici del Nord Europa.

Italo Bonera, “Il male che fa bene”, pp. 192-193

In un romanzo che si muove tra il medio oriente e l’Europa, si aggiudica una menzione particolare il Carmine, quartiere improntato alla multiculturalità. Quel Carmine che Frank, sebbene Brescia non abbia uno sbocco sul mare, identifica come un “porto”, in quanto centro inesauribile di scambi, immigrazioni e fusioni. Un porto che si apre nel cuore della città e che ha il suo prolungamento ideale nel mercato del sabato mattina, un’inconfondibile, caratteristica sinfonia di voci, odori e colori.

Mi piace il centro antico di questa città al sabato mattina. La gente che incontri per le strade non è quella del sabato pomeriggio, non è il “volgo disperso” venuto dalla provincia per un rito senza significati. La gente del sabato mattina è gente che questa città la vive. Sono gli abitanti, rudi e sinceri come il dialetto locale fatto di ö e di ü, che si mescola, nel mercato del sabato, alle vocali aperte delle lingue africane e ai suoni gutturali del Magreb.

Mi piace.

Tòne e Batista, i due automi dell’orologio di piazza della Loggia, hanno battuto il mezzogiorno da un pezzo, il mercato inizia a svuotare, alcuni ambulanti abbassano i prezzi, altri già sbaraccano, i clienti approfittano delle ultime occasioni.

Italo Bonera, “Il male che fa bene”, p. 189

L’eterno scontro fra bene e male, colpa e desiderio di redenzione

[…] Lo so: vivere significa saper decidere. Significa scegliere. Decisione giusta o decisione sbagliata, ma comunque decisione tua. Se non decidi, sbagli sempre: continui ad aspettare Godot e alla fine muori.


Italo Bonera, “Il male che fa bene”, p. 72

La più recente opera di Bonera è un libro in cui al male compiuto non segue sempre il senso di colpa, né tantomeno il castigo, e in cui alla propensione per il bene non si lega necessariamente un cammino nella luce; in cui, spesso, il male assume forme impensate, tante quante le facce sfoderate ogni istante dagli esseri umani. Anche quella di un male mascherato da bene, opportunamente manipolato da menti che si muovono nell’ombra con il presupposto di concorrere a un bene collettivo e superiore, a un «male che fa bene».

È un romanzo ruvido e suggestivo, questo, che mescola fughe, sparatorie e momenti di suspense a rapidi ma efficaci quadri di alcuni spaccati della società contemporanea. È un noir in cui l’autore gioca con le regole del genere, plasmando una storia basata sull’odissea di un singolo individuo che si muove fra vite vissute nel segno dell’illegalità, crocchie di spacciatori, associazioni segrete e luoghi prediletti dal crimine, ma anche in posti comuni in cui si fanno cose altrettanto comuni, alla luce del sole.

Anelito di giustizia e umane nefandezze sono presentate come serpenti che continuamente si annodano fra loro, in un viluppo in cui è arduo scorgere capo e coda. L’ordinarietà e la violenza che vi si insinua di colpo, o che vi sguazza silente, la calma superficie e i demoni che si agitano al di sotto, la volontà di cambiare e l’incapacità di scegliere per davvero: è intorno a queste polarità, riunite a forgiare un’irrisolvibile tensione, che si snoda il romanzo.

Lo stesso protagonista è un concentrato inestricabile di buchi neri e di lampi di luce. Dedito a una vita di scelte estreme e violente, a partire dall’incontro con Layla nel deserto siriano riesce a ogni modo a provare empatia e a dimostrarsi umano. Proprio l’interazione con la beduina dal tragico vissuto e dallo sguardo sfuggente inizierà a incrinare la corazza di Frank, aprendo una breccia nel suo marcato egocentrismo, ponendolo di fronte a sé stesso e al risultato delle sue azioni. Ma sarà davvero possibile una redenzione, per lui? Anche dopo anni passati a svincolarsi da qualsiasi responsabilità verso gli altri?

Non resta che metterci in viaggio a nostra volta insieme ai personaggi del romanzo, lasciando che la scrittura avvolgente di Bonera intessa per noi scenari elettrizzanti e nere zone sommerse dell’anima, facendo emergere velo a velo, al momento giusto, l’ustionante verità che si cela sotto ogni lembo di innocua apparenza.


Titolo: Il male che fa bene
Autore: Italo Bonera
Editore: Calibano, 2023

Genere: Romanzo noir
Pagine: 282
ISBN: 9791281112322

Se vuoi acquistare questo libro online, fallo attraverso questo link: sosterrai il progetto Brescia si legge.

Incontrarci non è stato facile, ora non perdiamoci di vista! Iscriviti alla nostra newsletter per essere aggiornato su ciò che accade sulla “scena letteraria bresciana”

Francesca Scotti

Classe 1991. Cresciuta in Franciacorta, vive a Brescia, sua città natale. Ha studiato letteratura inglese e tedesca, laureandosi con una tesi sui rapporti fra la cultura tedesca e il nazionalsocialismo. Legge e scrive per vivere. È autrice della silloge di racconti “La memoria della cenere” (Morellini, 2016) e dei romanzi “Figli della Lupa” (Edikit, 2018), “Vento porpora” (Edikit, 2020) e "La fedeltà dell'edera" (Edikit, 2022). Anima rock alla perenne ricerca di storie della resistenza bresciana, si trova maggiormente a suo agio tra le parole dei libri e sui sentieri di montagna.

Potrebbero interessarti anche...

Abilita notifiche OK No grazie