“Föra come ‘n balcù”: bresciani eccentrici, folli e visionari raccontati nel libro di Costanzo Gatta edito da GAM

Castello di Brescia, primi del Novecento

Recensione di Francesca Scotti per Brescia si legge

Una copertina nera che evoca il profumo dell’inchiostro e su cui è stampato, dentro un piccolo rettangolo somigliante a un’etichetta, il curioso disegno di un uomo che indossa più cappelli contemporaneamente. Così si presenta “Föra come ‘n balcù” di Costanzo Gatta (GAM, 2019), un sottile e intrigante libro in cui il giornalista, scrittore e drammaturgo racconta, con grande umanità ed empatia, un’ampia carrellata di bresciani e di bresciane eccentrici, stravaganti e, per l’appunto e come si suol dire, “fuori come balconi”.

Intellettuali, donne coraggiose, figure passate alla storia e mezzi sconosciuti, musicisti, scienziati veri e falsi, nobili, militari, prostitute, geni dimenticati, poeti e aspiranti tali, artisti, sportivi, sacerdoti e religiose, sgrammaticati, commercianti e molti altri ancora: ecco i protagonisti e le protagoniste del libro di Gatta. Ad accomunarli tutti, una vena di sana follia o, più semplicemente, un genuino coraggio e un gran cuore da cui sono derivate azioni insolite e ardite. Uomini e donne di Brescia e provincia che, fra Otto e Novecento, hanno affrontato il mondo armati di fantasia, ispirazione, inventiva, furbizia, gentilezza e amor di patria. Nel suo libro interessante e piacevole, Gatta li fa rivivere a ogni riga, ritraendoli con parole precise e giuste. Senza emettere alcun giudizio, restituisce a ciascuno il meritato posto nella memoria di Brescia e del Bresciano, una terra dalle tante difficoltà e dalle tante bellezze, per la quale è valsa la pena vivere, sperare, combattere e osare.

Eccentricità e coraggio targati Brescia

Mi sono chiesto se, a tanti anni di distanza, possa interessare conoscere la storia di questi […] uomini simpatici nati, cresciuti e morti sotto il cielo di Brescia. Amici mi hanno stimolando giurando che non avrei fatto fiasco. Ho creduto loro. E mi sono messo a raccontare di questi signori fuori dal comune. Non voglio giudicarli. Non farò suddivisioni – anche se potrei – perché nel gruppo ci sono i mistici, i profeti ed i poeti, gli scienziati ed i dissennati, i farneticanti, i politici, eccetera. Voglio vederli solo con grande simpatia per essere stati degli estroversi, per non aver avuto esitazione a mettersi in gioco, palesando le proprie idee e le proprie manie.

Detto questo […] ho riconsiderato gli autentici scienziati, eroi, soldati che hanno reso bella e grande questa nostra cara Brescia. E mi sono accorto che, spesso, anche le loro azioni stupefacenti erano tipiche di gente “föra come ‘n balcù.

Costanzo Gatta, “Föra come ‘n balcù”, pp. 5-6 (premessa dell’autore)

Ma chi sono i bresciani e le bresciane föra come ‘n balcu di cui parla Gatta? Il fruttivendolo-gelataio di Rudiano Giovanni Paneroni, ad esempio, sedicente astronomo e convinto terrapiattista arrivato a sfidare scienziati veri in confronti tanto agguerriti quanto impari. Maddalena Polini di Chiari, poi, che si credeva addirittura l’incarnazione dello Spirito Santo. Ma anche il materassaio e musicista Giovanni Vasini, che era solito indossare due o tre giacche contemporaneamente, così come lo spiritoso fruttivendolo Anselmo, in attività a Capriano del Colle intorno al 1950. E come dimenticare don Pietro Boifava, curato di Serle e sacerdote guerriero delle Dieci Giornate, che non ha temuto di imbracciare il fucile contro gli austriaci? Impossibile quindi non menzionare Costantino Seggioli (Nino) da Agnosine, marciatore stakanovista vissuto dal 1902 al 1970 e che ha portato a termine la sua personale Mille Miglia a piedi, lunga due mesi. E non mancano astuti, burloni e dilettanti, ma pure scienziati, artisti e studiosi autentici, come il professor Gorini di Palazzolo, il quale, dopo aver studiato il modo con cui pietrificare i cadaveri, si è cimentato nella realizzazione del primo forno crematorio d’Italia. Non finisce qui, naturalmente, poiché il campionario proposto da Gatta è ampio e variegato.

“Föra come ‘n balcù” è un variopinto carnevale di brevi biografie che ispirano simpatia, giocondità, ammirazione e talvolta anche tristezza, ma comunque e sempre un’irriducibile umanità. Quelle presentate sono personalità bizzarre, carismatiche o semplicemente gentili che hanno saputo reinventarsi e difendere le proprie idee, che non si sono mai adagiate in facili vittimismi e che sempre, in ogni circostanza, si sono rialzate e sono andate avanti. Sono figure storiche che stupiscono, che suscitano emozioni contrastanti, che lasciano interdetti. Dall’inizio alla fine, uomini e donne sinceri, senza veli, integri e puri.

Pace, guerra e quotidianità di una Brescia del passato

Ciò che si legge in controluce alle storie raccontate è il quadro cangiante di Brescia e della sua provincia fra Otto e Novecento, in un marasma di importanti avvenimenti storici, stravolgimenti, guerre e battaglie, armistizi, drammi e progresso. E gli uomini e le donne ritratti da Gatta ci accompagnano per mano nei vicoli cittadini, nelle campagne, a teatro e nei salotti di intellettuali, nelle sale di palazzi e fra gli stretti vicoletti del quartiere delle Pescherie, su strade ancora solcate da carrozze e sulle corsie calcate dalle prime automobili. Dettagli, aneddoti, fotografie d’archivio, termini nel limpido e sincero dialetto bresciano, nomi di vie da tempo desueti: tutto concorre a raccontare una fetta di passato del Bresciano, a trasmetterne costumi, mentalità, drammi privati e collettivi.

E se volessimo scegliere all’interno del libro di Gatta una figura che incarna il carattere rivoluzionario degli anni coinvolti e che dimostra una natura “föra come ‘n balcù”? Angela Contini, senza ombra di dubbio. Nel marzo 1849, la ventiseienne bresciana figlia dell’avvocato Giuseppe e di Marianna Cantoni ha preso parte alle Dieci Giornate prestando aiuto e soccorso ai combattenti, ma anche montando lei stessa sulle barricate. Una ribelle, una coraggiosa, un’idealista che avrebbe potuto starsene al sicuro, in un tempo in cui alle donne era concesso ben poco. Una che, al contrario, ha seguito con ardore e purezza la propria natura, scrivendo una delle pagine più importanti del Risorgimento bresciano. Oggi, nel quartiere di Fiumicello, una via la ricorda. Un tempo, in memoria del luogo in cui ella ha abitato, portava il suo nome anche l’attuale contrada sant’Urbano, la via del centro cittadino che da piazzetta Tito Speri conduce in castello. Sperando che una strada di Brescia torni in futuro ad assumere il suo nome, ammiriamo il modo in cui Gatta dipinge e fa risaltare nel proprio libro questa splendida, ma purtroppo oggi davvero poco conosciuta, bresciana del passato.


Titolo: Föra come ‘n balcù
Autore: Costanzo Gatta
Editore: GAM, 2019

Genere: Raccolta di biografie
Pagine: 141
ISBN: 9788898288977

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Francesca Scotti

Classe 1991. Cresciuta in Franciacorta, vive a Brescia, sua città natale. Ha studiato letteratura inglese e tedesca, laureandosi con una tesi sui rapporti fra la cultura tedesca e il nazionalsocialismo. Legge e scrive per vivere. È autrice della silloge di racconti “La memoria della cenere” (Morellini, 2016) e dei romanzi “Figli della Lupa” (Edikit, 2018), “Vento porpora” (Edikit, 2020) e "La fedeltà dell'edera" (Edikit, 2022). Anima rock alla perenne ricerca di storie della resistenza bresciana, si trova maggiormente a suo agio tra le parole dei libri e sui sentieri di montagna.

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