“Il tempo non si è fermato”: la storia dei cantieri edili in Valle Camonica

Recensione di Francesca Cocchi per Brescia si legge

Nel corso del Novecento, la storia del mondo del lavoro in Valle Camonica è stata caratterizzata dai grandi cantieri edili che hanno portato alla costruzione di fondamentali strade e infrastrutture, di imponenti dighe e di impianti idroelettrici all’avanguardia.

“Il tempo non si è fermato”, pubblicazione realizzata dal Circolo Culturale Ghislandi di Breno in collaborazione con Cisl Brescia-Vallecamonica e Cgil Vallecamonica-Sebino, costituisce una precisa analisi del ruolo giocato dal settore edile nella trasformazione economica e industriale del territorio della Valle Camonica durante il Novecento. Gli autori Tullio Clementi e Luigi Mastaglia, forti di una conoscenza del mondo del lavoro camuno maturata grazie a una pluridecennale esperienza all’interno dei sindacati, hanno realizzato una sistematica opera di assemblaggio di documenti preesistenti e di nuove testimonianze relativi ai cantieri idroelettrici e alle storie degli operai che hanno lavorato al loro interno. 

Il risultato è un corposo volume capace di offrire una panoramica completa sull’evoluzione del lavoro edile dal secolo scorso fino ai giorni nostri, mettendo in risalto lo stretto rapporto con le trasformazioni politiche e sociali del territorio camuno. “Il tempo non si è fermato” non si limita infatti a raccontare il passato, ma apre spunti di riflessione utili per comprendere le prospettive presenti e future dello sviluppo economico della Valle Camonica. 

L’oro bianco e i grandi cantieri in alta Valle Camonica

Lo sviluppo industriale della Valle Camonica si lega fin dalle sue origini allo sfruttamento di quello che gli autori chiamano “carbone bianco”, ovvero allo sfruttamento delle risorse idriche che costellano l’intera Valle e che da ricchezze naturali hanno iniziato a essere viste come ricchezze economiche.

Nel contesto della ricostruzione post-bellica,  l’avvio dei lavori per la realizzazione delle centrali idroelettriche di Edolo e di San Fiorano appariva infatti finalizzato non solo alla produzione di energia elettrica indispensabile per le nuove industrie, ma anche alla (parziale) risoluzione della piaga della disoccupazione che affliggeva un territorio duramente colpito dalla guerra. Clementi e Mastaglia mostrano però che, se da un lato l’apertura dei cantieri in Valsaviore e in Val d’Avio ha creato nuovi posti di lavoro, dall’altro manovali e operai edili sono stati sottoposti a condizioni di vita estreme che oggi, dopo anni di lotte sindacali, appaiono completamente disumane. 

Gli autori, servendosi di testimonianze dirette e di studi precedenti, ricostruiscono i duri turni di lavoro, che spesso raggiungevano le dodici ore, in contesti climatici ostili come quelli offerti dalla montagna in alta quota, i mesi lontani dalle famiglie, le piccole baracche come alloggio e le mense che di certo non ripagavano la fatica di lunghe giornate lavorative. 

In “Il tempo non si è fermato”, Clementi e Mastaglia danno inoltre grande importanza al dibattito sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, un tema che purtroppo era ancora troppo marginale al tempo della costruzione di dighe e centrali idroelettriche. La mancanza di una vera e propria cultura della sicurezza da parte di imprese e operai si tradusse così in numerosi incidenti mortali e nella crudele piaga della silicosi che causerà molti morti anche anni dopo la chiusura dei cantieri. 

Voci e testimonianze dai cantieri edili

I capitoli centrali di “Il tempo non si è fermato” si presentano come i più ricchi e interessanti di tutta l’opera in quanto lasciano spazio alle parole dei protagonisti dei cantieri edili del Novecento camuno. In queste pagine, infatti, si susseguono dettagliate interviste raccolte nel corso di circa trent’anni da parte dei due autori in collaborazione con Giancarlo Maculotti, membro del Circolo Culturale Ghislandi. 

Le voci di operai, tecnici di cantiere, muratori ed elettricisti offrono una testimonianza diretta della vita errante del lavoratore edile camuno, costretto a scegliere tra il seguire l’impresa nei suoi vari cantieri sparsi per l’Italia e per il mondo e l’emigrare nella vicina Engadina o nelle lontane miniere del Belgio con la prospettiva, a volte illusoria, di un guadagno maggiore. Emerge così una lucida analisi, frutto di anni di esperienza diretta, della vita sui cantieri, dei rischi legati al lavoro, della complicità e dell’ostilità tra colleghi, delle lotte sindacali per conquistare e difendere i propri diritti, dell’ambivalente rapporto con i “padroni”, del virtuosismo di alcune imprese e dello sfruttamento di altre. 

Le interviste sottolineano anche l’orgoglio di una categoria di lavoratori, fieri di aver imparato un’arte che combina l’abilità tecnica e quella pratica nella realizzazione di un prodotto concreto e duraturo nel tempo, e lasciano alcuni interrogativi sulle prospettive future del settore edile. Negli anni, infatti, grazie all’impegno sindacale e ai progressi della tecnologia il lavoro sui cantieri è diventato meno pericoloso e meno faticoso rispetto al passato, ma di contro ha perso il prestigio legato all’esercizio della professione edile, vista sempre più spesso come un ripiego nell’attesa di altre e migliori opportunità.

Il tempo del lavoro edile non si è fermato

La ricerca condotta in “Il tempo non si è fermato” prende avvio dai cantieri per la costruzione delle centrali idroelettriche e arriva a offrire una panoramica ben più vasta sulla storia del lavoro in Valle Camonica, sfiorando anche temi, come il crollo della diga del Gleno e il rapporto con i luoghi della resistenza, che rappresentano dei passaggi obbligati per conoscere a fondo il territorio camuno.

Il pregio dell’opera risiede nella capacità di coniugare la ricerca storica relativa alla vita degli operai edili nel corso del Novecento con spunti di riflessione sulle prospettive future di questo settore lavorativo. Nel film “Il tempo si è fermato”, cui si riferisce il titolo dell’opera, Ermanno Olmi ha voluto catturare un’istantanea indelebile del lavoro edile presso la grande diga del Pantano, in Val d’Avio. Clementi e Mastaglia ci ricordano però che il tempo, in realtà non si è mai fermato: le centrali idroelettriche sono state portate a compimento, i cantieri sono stati chiusi e la storia industriale camuna è continuata ed è tuttora in evoluzione


Titolo: Il tempo non si è fermato
Autori: Tullio Clementi e Luigi Mastaglia
Editore: Circolo culturale Ghislandi, 2021

Genere: Saggio
Pagine: 363

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Francesca Cocchi

Nata nel 1996, è cresciuta in Valle Camonica e ha studiato tra Padova e il Belgio. Dopo la laurea magistrale in lettere classiche, si stabilisce a Brescia dove lavora come copywriter per il marketing. Filologa di formazione, predilige da sempre i grandi classici, ma non si lascia intimorire dagli autori contemporanei. Di carattere introverso, si trova a suo agio in viaggio, tra i libri e al tavolo di un buon ristorante.

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