Travagli privati e speranze collettive nella Brescia del secondo Novecento, nell’intenso romanzo autobiografico di Carlo Simoni edito da Castelvecchi

Vilhelm Hammershøi, "Ida in an Interior", 1897 (particolare)

Recensione di Francesca Scotti per Brescia si legge

E tutti fanno il possibile, nella loro vita. Fanno quello che possono fare.
Tutti. I felici e gli infelici, quelli che non trovano il loro posto e quelli che invece – come diceva la mamma, con l’aria di smascherarli – sono capaci di stare al mondo.

Carlo Simoni, “Se viene qualcuno”, p. 326

La radiografia precisa e fulminante di una famiglia bresciana alle prese con le proprie sfaccettate tribolazioni. Ma soprattutto un ricco romanzo autobiografico e al contempo una sorta di “saggio” degli affetti e delle relazioni in cui l’autore e protagonista osserva la vita al microscopio e la racconta in tutte le sue filigrane e scorticature. Ecco cos‘è “Se viene qualcuno”, il nuovo, intenso e importante romanzo di Carlo Simoni edito da Castelvecchi (2021 – acquista qui).

Assumendo il nome letterario di Renzino Savona e cambiando altresì i nomi di tutte le persone della sua vita, lo scrittore classe 1949 ripercorre in prima persona la sua storia, concentrandosi su quella dimensione mitica e remota che è l’infanzia e sviscerando la natura e l’evoluzione dei suoi rapporti con i familiari. Il suo è il racconto di formazione di un uomo che ha trovato una patria nei libri e nella scrittura, mai dimentico di esser stato un bambino sensibile cresciuto tra le ombre proiettate dallo sfortunato matrimonio dei genitori.

Dopo “Il tempo del lago”, Simoni torna a regalarci un libro introspettivo, denso e toccante, capace di far vibrare dolorose corde dell’animo umano col plettro di una scrittura onesta, che dà il giusto peso e rispetto alle parole, ai fatti, alle tortuosità dell’esistenza. Frutto di un ampio lavoro iniziato a quarant’anni poco dopo la morte del padre, “Se viene qualcuno” è certamente l’opera più intima e personale di Simoni, un vero memoriale romanzato, ma anche una narrazione che si fa universale per abbracciare i dolori della moltitudine. Ed è la dimostrazione che la scrittura è in grado di fermare la vita nel suo immane scorrere e di portarla agli altri, rivelandoci ciò che non sapevamo di sapere, ciò che, senza l’intervento della parola che si interroga, che fruga e che riporta alla luce, non avremmo potuto esprimere.

Quotidianità familiare e fotogrammi di vita bresciana

Mi sembrava di non riuscire a respirare. Quei due vecchi chiusi in quella casa, ad aspettare di morire. Ma non insieme. Non ad aspettare insieme. Ad aspettare in stanze diverse della stessa casa.

Carlo Simoni, “Se viene qualcuno”, p. 313

Gli anni di bambino tra Brescia e la sua provincia sullo sfondo del boom economico, in un’altalena di traslochi, prime amicizie, cotte per stelle del cinema, gite al mare e infatuazioni estive. Gli insegnamenti del padre, ex maresciallo dei carabinieri epurato in seguito alla caduta del fascismo, perlopiù lontano da casa per via del lavoro da commerciante di mobili. Le depressioni e gli sbalzi di umore della madre, nella cornice dei suoi litigi, o meglio del suo «quotidiano sbranarsi», con il marito. Gli anni settanta e il servizio militare, poi, gli studi e il matrimonio, le malattie che a turno affliggono i genitori. Questo e molto altro costituisce il cuore di “Se viene qualcuno”. Cuore che non perde un battito, nel suo tessuto nervino che incrocia quotidianità familiare e fotogrammi di vita bresciana, turbolenze private e speranze collettive, digressioni a sfondo riflessivo e accadimenti, tenerezza e crudeltà della vita.

Non siamo in realtà di fronte a un unico libro, bensì a un intarsio di racconti indissolubilmente annodati fra loro, che si chiarificano a vicenda in un solido dialogo. Alternando passato e presente mentre pesca dal pozzo dei ricordi con metodo non strettamente cronologico, ma procedendo per tematiche e sentimenti, Simoni ci guida per le circonvallazioni, le chine e le dune del suo vissuto, dall’infanzia fino alla piena maturità e agli anni di scrittore. Cambiare i nomi delle persone della sua vita, così come il suo, è l’espediente con cui riesce ad assumere la giusta distanza dai fatti narrati, che lo riguardano di persona. Distanza che non è mai freddezza, tuttavia, e che si traduce in un racconto che non è mai rigida cronaca, ma sempre calda narrazione.

E mentre leggiamo la storia dell’autore diventa anche la nostra, perché ogni gioia e dramma, anche i più sconosciuti, sono gioia e dramma della collettività. Nel dolore e nella speranza, la letteratura svela la vicinanza del singolo al resto dell’umanità, oltre ogni solitudine e incomprensione, e Simoni ce lo rammenta con la sua penna ammantata di grazia.

«Se viene qualcuno»: la litania di un’attesa impossibile

Quand’è che quella speranza ha preso il colore di una minaccia sempre incombente? Quand’è che quel desiderio di vedere ed essere vista, di sapere di altri e che altri sapessero di lei, è stinto nella paura che venisse qualcuno ad aprire le porte della prigione in cui aveva voluto rinchiudersi, nella paura di tornare a sapere che c’era, il mondo, al di là dei muri della sua solitudine?

Carlo Simoni, “Se viene qualcuno”, p. 77

In tutto il romanzo, una nota di dolore particolarmente acuto è incarnata dalla madre di Simoni, qui chiamata Gina. Intrappolata in quella che sembra un’eterna insoddisfazione, si preoccupa continuamente di tener da parte le migliori stoviglie, le migliori tovaglie e anche la parte migliore di sé per qualcuno che dovrebbe arrivare, ma che si ostina a non arrivare in quanto mai realmente invitato o nemmeno incontrato. I suoi «se viene qualcuno», litania di un’attesa impossibile, si incatenato gli uni agli altri sotto i soffitti di ogni casa che abita con la famiglia; si solidificano in un carcere interiore, nell’illusione di un niente e di un nessuno che secondo lei potrebbero salvarla e di cui, in realtà, teme l’avverarsi sopra ogni cosa. Tali siamo a volte noi esseri umani, quando lasciamo che sofferenze, cadute e aspirazioni tradite ci tolgano le parole con cui richiamare a noi la vita.

Tali siamo noi quando non viene nessuno e il nostro passivo attendere genera un’immobilità interiore che ci risucchia pezzo a pezzo, oscuro pozzo di sabbie mobili che ci inchioda impedendoci di mantenere un contatto con il nucleo essenziale della vita e quindi di trovare un centro, qualunque esso sia, facendoci al contrario «mancare la vita».

“Se viene qualcuno” è un romanzo dell’interiorità che parla molto anche del dolore degli altri, laddove per altri si intendono le persone a noi più vicine, i nostri familiari, che spesso si rivelano per molti aspetti degli estranei, verso i quali noi stessi possiamo arrivare a comportarci come estranei. Un libro sul dolore puro e nudo, spogliato di fronzoli, e un libro sulle nostre storture, che di queste storture mai e poi mai si fa giudice. Un romanzo che mette l’essere umano di fronte sé e che scava dentro, come una zappa nella terra. Ad animarlo è una scrittura di grande respiro, che richiede concentrazione e che in cambio illumina, che rompe le nostre zolle per far sì che nascano fiori.


Titolo: Se viene qualcuno
Autore: Carlo Simoni
Editore: Castelvecchi, 2021

Genere: Romanzo autobiografico
Pagine: 394
Isbn: 9788832905014

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Francesca Scotti

Classe 1991. Cresciuta in Franciacorta, vive a Brescia, sua città natale. Ha studiato letteratura inglese e tedesca, laureandosi con una tesi sui rapporti fra la cultura tedesca e il nazionalsocialismo. Legge e scrive per vivere. È autrice della silloge di racconti “La memoria della cenere” (Morellini, 2016) e dei romanzi “Figli della Lupa” (Edikit, 2018), “Vento porpora” (Edikit, 2020) e "La fedeltà dell'edera" (Edikit, 2022). Anima rock alla perenne ricerca di storie della resistenza bresciana, si trova maggiormente a suo agio tra le parole dei libri e sui sentieri di montagna.

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