Un fantasy distopico in cui prevale la speranza: intervista alla bresciana Sara Di Terlizzi

Intervista a cura di Chiara Massini per Brescia si legge

Anche se sembra non esserci la luce in fondo al tunnel un gruppo di giovani, diventati amici quasi per caso, decide di affrontare il male perché quella è l’unica strada per raggiungere la felicità. Dalla loro parte un pizzico di magia, ma soprattutto coraggio, desiderio di rivalsa e la forza del gruppo.

Brescia si legge ha intervistato Sara Di Terlizzi, giovane autrice bresciana, in libreria con il suo secondo libro dal curioso titolo “4986” (Albatros 2020 – acquista qui). Un romanzo fantasy ambientato in un contesto post-apocalittico, una lotta tra bene e male in un mondo crudele e (quasi) senza speranza, dove persino il cielo ha assunto il colore della cenere.

Sara, quando hai iniziato a scrivere questo libro e che percorso hai seguito per giungere poi alla pubblicazione?

L’ho iniziato parecchi anni fa, almeno cinque, scrivendo solo il primo capitolo, per poi interrompermi. Ogni tanto lo rileggevo e aggiungevo qualcosa, ma non sono mai andata avanti, fino al periodo del lockdown di marzo 2020. Avendo molto tempo libero, ogni giorno scrivevo un capitolo fino a concluderlo ad aprile. L’ho mandato a varie case editrici per poi scegliere Albatros che puntavo da tempo. Ho firmato il contratto a luglio e poi il libro è uscito in libreria a novembre.

Essendo la storia ambientata in un futuro dove il mondo non è più come quello che conosciamo noi oggi, pensavo che centrasse qualcosa la situazione che stiamo vivendo da un anno a questa parte. Ma se mi dici che hai iniziato a scriverlo nel 2019, la situazione attuale non ha influito sulla trama.

No, la situazione non ha influito. Io volevo scrivere un fantasy perché mi piace il genere e ho puntato sul futuro, ma non c’entra niente con quello che è successo recentemente.

Quindi hai scelto questo genere perché leggi libri fantasy?

Si, è il mio genere preferito e ho sempre avuto la curiosità di provare a scriverne uno mio. Non sapevo se ci sarei riuscita ma sono contenta del risultato.

Quindi lo definiresti più fantasy che distopico…

È un distopico sicuro, essendo ambientato in un futuro in cui il mondo non è più come quello in cui viviamo oggi, ma è anche fantasy perché c’è l’elemento magico.

Hai tratto ispirazione da qualcosa in particolare, come un libro che hai letto o un film che hai visto?

Mentre scrivevo non me ne sono resa conto ma chi l’ha letto mi ha fatto notare che ci sono somiglianze con diversi libri e saghe. Perché, probabilmente senza rendermene conto, ho messo nel libro quello che avevo assimilato con le mie letture passate, vedi “Harry Potter”, “Il signore degli anelli”, “Percy Jackson”. Diciamo che una cosa che mi sono prefissata mentre lo scrivevo è che volevo determinati elementi come i tre protagonisti, che si ritrovano spesso nei libri fantasy, e il vecchio saggio. Me ne sono comunque resa conto dopo. Mi hanno proprio detto “si vede che ti piace questa tipologia di libri”.

Avendo letto anche il tuo romanzo precedente (“Oceano nello smeraldo” edito da Youcanprint), salta subito all’occhio il fatto che il genere sia completamente diverso. In quel caso si parla di un romanzo rosa ambientato a Verona, ora di un fantasy distopico. Perché hai optato per un cambio radicale e secondo te ci sono somiglianze? Prima fra tutte la copertina che in entrambi i casi riporta due occhi…

Quando ho scritto il primo libro avevo 17 anni, quindi ero piccolina, e oggi quasi mi imbarazza perché c’era ancora molta ingenuità in quella storia. Similitudini tra i due libri solo gli occhi, come dici tu. Non so perché ho questa passione per gli occhi: nel primo era una questione di sguardi (due giovani che si notano su un autobus), qui invece è proprio il tratto caratteristico del protagonista, ciò che lo distingue dagli altri personaggi. C’è qualcosa di diverso in lui che è appunto il colore degli occhi, marroni in un mondo fatto di grigi. È stata la seconda cosa che ho pensato quando mi è venuta in mente la storia. Anche il modo di scrivere è molto diverso. Quando rileggo il primo penso “ma l’ho scritto io??”.

Questa copertina l’ho disegnata io, anche se all’inizio non ero così sicura di voler fare ancora gli occhi, anzi avevo pensato a due mani che reggono il mondo, ma poi mi sono detta che era una cosa troppo distintiva nella storia per non metterla in copertina. Inoltre se ci fai caso dentro agli occhi ci sono due elementi nascosti…

E questo titolo curioso?

Mi è venuto completamente a caso. Ho pensato tra me e me “un anno nel futuro” ed è uscito 4986. Ero in dubbio se mettere un sottotitolo per spiegare, invece alla fine ho voluto lasciare un alone di mistero.

Parlando dei personaggi, ce n’è uno che preferisci e uno eventualmente in cui ti rispecchi?

Il personaggio che preferisco è Naila, perché mi ricorda una persona reale. Mi piace il fatto che sia così pura e semplice ma anche coraggiosa, con quella forza che vorremmo avere tutti. Non mi rispecchio totalmente in nessun personaggio, forse nel fratello di Naila per il fatto che pur essendo un po’ imbranato alla fine se la cava sempre. In realtà i personaggi sono basati su persone che conosco.

Quindi hai in mente una persona quando pensi ad ogni personaggio…

Si, in ognuno c’è qualcosa che mi ricorda una persona vera.

Cosa c’è di Sara in questo libro?

C’è la voglia di avventura. Scrivendo un libro fantasy si ha comunque la voglia di vivere in un mondo diverso e a me piacerebbe tanto. Pur essendo un mondo brutto con alti e bassi c’è comunque quella magia, quel coraggio, quell’avventura che purtroppo spesso nella vita reale manca.

Tornando ai personaggi, nella storia i due nomi più curiosi risultano essere Matteo e Giovanni. Perché due nomi biblici?

Matteo è il nome di mio fratello perché gliel’avevo promesso, avendo messo i nomi degli altri fratelli nel libro precedente. L’elemento biblico è legato al fatto che volevo ci fosse una leggenda di base, ed essendo la storia ambientata 4986 anni dopo Cristo, la bibbia è diventata una sorta di leggenda.

Ho notato che pur essendo il libro scritto in terza persona, usi spesso l’espressione “il nostro mondo” …

Non ho mai provato a scrivere in prima persona e forse dovrei provare. Ma la terra del libro è sempre quella in cui viviamo noi ora, pur con tutti gli stravolgimenti del caso. Mi immedesimo talmente tanto in questa storia che vorrei vivere in quel mondo, quindi parlo di “nostro mondo”. Mi ci sento parte. È la storia di tutti. Grazie per la domanda, perché non ci avevo fatto caso!

Proverò a scrivere in prima persona, mi hai fatto venire la curiosità…

Un altro tema molto forte e che affronti spesso nel libro è la speranza. È il motore che fa andare avanti tutto. Anche se si percepisce questo mondo maligno, c’è sempre una speranza di fondo.

All’inizio il libro è molto negativo, ci mostra un mondo distrutto che poi non è tanto lontano dalla realtà. Secondo me ci vuole sempre la speranza, soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo. Io l’ho scritto durante un lockdown in cui la speranza era veramente ai limiti del possibile. Però ci vuole quel barlume di speranza alla fine del tunnel, ci vuole per tutti. Io penso che nonostante le cose negative che ci succedono c’è sempre quella luce che spesso è difficile da ricordare. Bisogna andare avanti, alzarsi. Quindi era un elemento importante per andare avanti nella storia. I personaggi non hanno niente per cui sperare eppure continuano a farlo fino alla fine. Tante volte nei libri e nei film vediamo cose troppo negative, ma io dico “non è sempre così, a volte c’è un po’ di felicità”. Volevo quindi che ci fosse un elemento così forte.

Il re Rimorto invece incarna il Male. Cosa rappresenta questo male?

Tutto quello che c’è di malvagio nel mondo. Se da una parte c’è la speranza dall’altra c’è il suo opposto, la morte, la crudeltà, quella crudeltà senza alcun fine, gratuita. Volevo che si percepisse che a volte l’uomo è cattivo solo per il gusto di esserlo perché per quanto ci sia bontà al mondo c’è anche questo lato oscuro. Si uccide per il gusto di uccidere, senza alcun motivo. E purtroppo c’è anche qui, in questo mondo…

Se dovessi trovare un difetto?

Ti faccio una lista! (ride) A parte gli scherzi, avrei voluto farlo più lungo, dividendolo in tre parti come è tipico delle saghe fantasy. Purtroppo ho una vena riassuntiva incredibile (ride) che se da una parte è utile quando fai un esame universitario, quando scrivi un libro è una cosa terribile. Poi rileggendolo tante volte, ogni volta vorresti cambiare qualcosa, soprattutto nello stile. Sono comunque soddisfatta, se lo metto a paragone con il primo ti dico WOW! Ovviamente si può sempre fare meglio, ma penso di aver avuto molta fantasia, cosa che non tutti hanno.

Per quale fascia di età è pensato?

Dai 14 anni in su. Penso sia un libro che possa piacere a tanti.

Quindi dove lo possiamo trovare? Hai in programma presentazioni?

In tutte le librerie e negli store digitali, dove è possibile acquistare anche l’ebook. Mi piacerebbe fare presentazioni in librerie e biblioteche, a cominciare dal mio paese, Verolanuova. Sono in attesa che la situazione generale migliori.

Per concludere, che opinione hai del clima culturale che si respira a Brescia?

Avendo vissuto in provincia e poi tra Verona e Roma, Brescia la conosco poco e l’ho sempre frequentata poco. In generale penso che dovrebbero esserci più eventi per i giovani e gli adolescenti. Per questo apprezzo chi cerca di fare qualcosa per questa fascia d’età.


Titolo: 4986
Autore: Sara Di Terlizzi
Editore: Albatros, 2020

Genere: Fantasy / Distopico
Pagine: 192
Isbn: 9788830625846

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Chiara Massini

Laureata in "Scienze della comunicazione" e in "Editoria e giornalismo" a Verona, è appassionata da sempre di lettura e scrittura. Nel 2019 ha pubblicato la sua tesi di laurea dal titolo “La fanfiction” e successivamente alcuni racconti in antologie. Ha lavorato in biblioteca, si occupa di organizzare eventi e presentazioni di libri, gestisce un gruppo di scrittura online. Sul suo comodino non possono mai mancare almeno 3 libri (di cui uno urban fantasy) e un bicchiere di succo ace.

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